La nuova, fortissima Spagna di De la Fuente è una Nazionale costruita in un modo mai visto prima, con oltre 70 giocatori

Il ct della Roja ha ampliato tantissimo il bacino da cui pescare giocatori, e in questo modo riesce a sopperire ad assenze pesanti.
di Redazione Undici 13 Ottobre 2025 alle 01:46

Una delle espressioni più abusate nel calcio, una di quelle frasi fatte che purtroppo si sentono e si leggono ancora spesso è la «partita che serve a fare degli esperimenti». Un modo di dire che, nel contesto delle Nazionali, si applica alle amichevoli o alle sfide di qualificazioni delle big che hanno già staccato il pass per Europei o Mondiali. Eppure, c’è chi ha deciso di prendere alla lettera quei propositi, di creare un sistema di rotazioni che formasse la squadra perfetta, capace di vincere un Europeo quasi dominandolo. Un successo di democratizzazione che Luis de la Fuente, il ct della Spagna, ha implementato sin dal suo arrivo, alla fine del 2022. Da allora, infatti, l’allenatore della Roja ha chiamato 72 calciatori. Di questi, 65 sono scesi in campo per almeno minuto. In 34 partite de La Fuente ha fatto debuttare 25 giocatori. Dal primo, Joselu, fino a Jorge de Frutos, in una lista in cui compaiono nomi come Lamine Yamal, Robin Le Normand o Dean Huijsen.

In questo modo, De la Fuente ha saputo affrontare ogni emergenza. Come quella vissuta in quest’ultime tornata di partite, in cui ha dovuto rinunciare a giocatori centrali come Gavi, Lamin Yamal, Nico Williams. Eppure la Spagna non ne ha risentito. Insomma, la Sopagna è una squadra che funziona, indipendentemente da chi scende in campo. Un esempio? Il primo gol del 2-0 alla Georgia di sabato lo ha realizzato Yeremy Pino, uno che in teoria dovrebbe fare il sostituto di Yamal. Sarà per la fiducia nel gruppo o per il fatto che tutti si sentono coinvolti, ma in qualche modo tutti rendono al meglio. E riescono a non far rimpiangere i titolari.

Questa democratizzazione del gruppo ha segnato anche una cesura storica nella storia della Spagna, portato a ridimensionare l’importanza di Real Madrid e Barcellona nella costruzione della squadra. Nell’undici di sabato non c’era nessun giocatore dei blancos e solo tre del Barça (Cubarsí, Pedri e Ferran), un fatto a dir poco insolito. Oltre al Barça, contro la Georgia erano rappresentate altre 12 squadre: Arsenal (con Merino, Zubimendi e Raya), Athletic Bilbao (Unai Simón e Vivian) Real Sociedad (con Oyarzabal e il portiere Remiro), Tottenham (con Pedro Porro), Chelsea (con Cuccurella), Bayer Leverkusen (con Aleix Garcia), Atlético Madrid (con Barrios e Llorente), Celta Vigo (con Borja Iglesias), Rayo Vallecano (con Jorge de Frutos), Como (con Jesus Rodriguez), Crystal Palace (con Yeremy Pino) e Porto (con Samu).

«Ho la fortuna di poter scegliere tra 40 o 50 giocatori che per me sono i migliori del mondo», ripete spesso De la Fuente. E non ha poi così torto. Nella rosa della Roja ci sono Lamine Yamal, Nico Williams, Pedri, Zubimendi, Cucurella, giusto per citare i nomi più celebri. Per mantenere una striscia di 28 partite senza sconfitte, non basta avere solo la gli undici, ma serve allargare i cambi, per portare tutti allo stesso livello. Un aspetto complicato per una Nazionale che non lavora insieme nel quotidiano ma si ritrova, se va bene, una volta al mese. Eppure, la Spagna ci è riuscita: ha vinto il titolo europeo e potrebbe staccare già il biglietto per i Mondiali battendo la Bulgaria.

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