«Ho già iniziato a studiare come allenatore», ha detto Ilkay Gündogan

Il centrocampista del Galatasaray, uno dei pochi giocatori allenati da Klopp e Guardiola, ha già deciso cosa farà dopo il ritiro.
di Redazione Undici 17 Ottobre 2025 alle 16:18

È stato un allenatore in campo fin da ragazzo, al Borussia Dortmund. Espressione forse un po’ abusata, ma non in questo caso, se si parla di uno che ha fatto il leader tecnico in ogni squadra in cui ha giocato. In Germania come in Inghilterra, dove di fatto è stato il cuore del doppio ciclo di Guardiola al Manchester City, tanto che l’allenatore catalano lo ha rivoluto con sé nella scorsa stagione, dopo un anno a Barcellona. Ora che ha 34 anni e che il logoramento fisico si fanno sentire, İlkay Gündoğan ha deciso di trasferirsi in Turchia, al Galatasaray, abbracciando quelle che sono le sue radici.

L’obiettivo, forse, era anche di confrontarsi con un campionato dai ritmi più bassi rispetto a quello inglese, dove potesse respirare di più con il pallone tra i piedi e studiare meglio il gioco. Studio: ecco la parola chiave del suo futuro. Dopo anni a osservare le partite dal centro del campo, Gündoğan si sta preparando a guardarle dalla panchina. Nel suo destino, infatti, vede il ruolo di allenatore, come ha confessato a The Athletic: «Ci sto pensando davvero», ha detto Gündogan, «e ho già completato il corso per il primo patentino. Farò anche gli altri. Mi sto ancora godendo il campo, il gioco, ma so che prima o poi finirà. Mi sembra naturale passare a quel mondo, poi che abbia successo o meno è un’altra questione. Mi sento grato e fortunato di aver avuto allenatori straordinari nella mia carriera. Sento dentro di me una motivazione forte per andare avanti in quella direzione. Sarebbe un errore non provarci».

E allora, pensando già da coach, qual è la tendenza che ha notato essere cambiata nel calcio moderno? Una, dice, è che ormai tutte le squadre di Premier League hanno «il loro “Adama Traoré», ovvero l’uomo delle transizioni. Poi ci sono le marcature a uomo, preferite a quelle a zona.  «Forse è perché è un concetto semplice e chiaro: hai il tuo uomo, e se lo perdi è evidente. Ma non ne sono mai stato un grande fan. Cosa fai se l’uomo che marchi attraversa tutto il campo e un altro giocatore viene verso di te? Lo lasci o lo segui?», si chiede Gündogan.«Se penso al modo perfetto di giocare uomo su uomo, penso all’Atalanta di Gasperini. Mi piace ma mi lascia dei dubbi, c’è le possibilità che di crei caos, cosa che non amo».

Insieme a Götze, Shaqiri, Lewandowski e Thiago Alcántara, Gündoğan è uno dei soli cinque giocatori ad essere stato allenato sia da Klopp che da Guardiola. Questi due tecnici, i più rappresentativi dell’ultima generazione, hanno incarnato filosofie opposte che si sono scontrate in due grandi rivalità: Borussia Dortmund contro Bayern Monaco e Liverpool contro Manchester City. Gündoğan, però, ha qualcosa in più rispetto agli altri: è l’unico, tra i giocatori allenati da Klopp e da Guardiola, ad aver avuto un ruolo determinante nel dare forma alle visioni di entrambi. Eppure non ha dubbi, se gli viene chiesto quale filosofia apprezza di più. «Devo essere onesto e devo dire Pep, per ciò che abbiamo ottenuto insieme, per il dominio che abbiamo manifestato in campo. Abbiamo avuto un enorme successo anche al Dortmund e ho amato quel tipo di calcio.  Apprezzo moltissimo Jürgen, sia come tecnico che come persona. Ogni volta che ci vedevamo, anche quando era al Liverpool, ci abbracciavamo forte come un padre e un figlio. Entrambi hanno avuto un’enorme influenza su ciò che sono diventato, ma con Pep sento che la parte tattica, il gioco di possesso, mi sono un po’ più chiari rispetto al calcio di transizione». Una conoscenza del gioco fuori dal comune, un pensiero calcistico in rapidissima evoluzione, la voglia di imparare e il background di due tra gli allenatori più importanti nella storia del calcio. I presupposti per diventare un top in panchina ci sono tutti per Gündoğan, non resta che aspettare. Poco, considerando che ha già cominciato le lezioni.

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