Dietro il successo nell’ultimo Mondiale under 20 e il quarto posto nel Mondiale dei “grandi”, a Qatar 2022, c’è un lunghissimo e abilissimo lavoro di programmazione da parte della Federcalcio marocchina. Nel Paese della stella verde avevano un grande problema da risolvere: la diaspora della maggior parte dei giocatori di seconda o terza generazione, figli di genitori e nonni marocchini che però decidevano di giocare per un’altra Nazionalem quella del Paese in cui erano nati e cresciuti. La Federazione ha quindi investito in campi da gioco, edifici e professionisti (allenatori, medici, fisioterapisti, preparatori atletici) arrivati dall’estero che hanno aiutato i locals a crescere. E per attirare quelli che risiedono fuori i confini nazionali. Dopo aver creato una struttura solida, infatti, tutti quei ragazzi di talento “in bilico” nella scelta del Paese da rappresentare sono stati contattati dai dirigenti di Rabat. Che, di fatto, hanno cercato di infondergli uno spirito nazionalistico che li portasse a scegliere la squadra rossoverde. Operazione durata qualche anno ma riuscitissima, dato che molti di quei giovani hanno rappresentato il nucleo della splendida avventura dell’ultimo mondiale. I risultati, poi, hanno fatto il resto e ora il Marocco è una nazionale ambita, tanto che ha deciso di lavorare sulla crescita dei dirigenti, “rubandoli” addirittura al Real Madrid.
Come sottolineato dal giornale olandese NOS, oggi come oggi sono sempre di più i calciatori che potrebbero rappresentare i Paesi Bassi e invece optano per il Marocco. Dries Boussatta, nel 1998, era stato il primo giocatore olandese di origine marocchina a rispondere alla chiamata dell’Olanda. Lo hanno seguito gente come Boulahrouz, Afellay, Bakkal, Maher ed El Ghazi – l’ultimo, nel 2015. Da dieci anni il trend si è invertito: Ziyech, Amrabat e Mazraoui hanno scelto il Marocco, tracciando una strada diversa. Lo stesso percorso intrapreso recentemente da Anass Salah-Eddine: il terzino sinistro del PSV (autore di una grande prestazione contro il Napoli in Champions League) aveva fatto la trafila nelle selezioni giovanili olandesi, ma ha ottenuto la cittadinanza marocchina e adesso spera di continuare la sua carriera in Nazionale.
È una scelta che i giocatori con doppia cittadinanza possono e hanno il diritto di fare. Ma perché negli ultimi dieci anni nessun olandese di origine marocchina ha più giocato nella nazionale oranje? C’è chi ha provato a trovare delle spiegazioni in campo politico e sociale, legandole alla crescita dell’estrema destra che vede nella minoranza araba un insieme indistinto di clandestini da espellere. Altri ne fanno un discorso di spazio e di opportunità, altri semplicemente fanno risalire la tendenza alla crescita del Marocco, sia in campo che a livello di Ranking. Essendosi colmato il gap tecnico con l’Olanda, i “Leoni dell’Atlante” sono diventati appetibili.
Basta guardare la classifica FIFA: oggi l’Olanda è sesta, il Marocco è dodicesimo. I risultati parlano chiaro: nel 2022 i giocatori marocchini hanno raggiunto le semifinali dei Mondiali, nel 2024 sono arrivati terzi alle Olimpiadi di Parigi, quest’anno hanno vinto la Coppa d’Africa Under 17 e sono i nuovi campioni del mondo Under 20. «Il successo non arriva da solo», ha spiegato a NOS l’ex portiere marocchino del PSV Sinouh. «Le strutture sono eccezionali, tra le migliori al mondo: campi perfetti, hotel a cinque stelle, tutto di altissimo livello. E la formazione è top: Said Ouaali, ex responsabile del settore giovanile dell’Ajax, dirige l’Academy». Sinouh ha paragonato le condizioni attuali a quelle della sua epoca, quando vent’anni fa giocava con la Nazionale marocchina: «Noi viaggiavamo su aerei militari per le trasferte africane. Oggi si vola in jet privato. Tutto è diventato molto più professionale».
Il campionato ha aumentato il proprio livello, e anche se l’avventura del Wydad Casablanca al Mondiale per Club è stata da dimenticare, l’essersi potuti confrontare con le big del calcio europeo e sudamericano ha rappresentato un ulteriore elemento di sviluppo. Il ritorno di alcune vecchie glorie come Ziyech, trasferitosi in queste ore proprio al Wydad, costituisce un altro piccolo mattoncino di crescita. Anche perché proprio l’ex Chelsea e Galatasaray era stato uno dei primi a fare una scelta di cuore, nel 2015, quando ha voluto il Marocco. Una decisione che lo ha fatto diventare un simbolo nazionale, gli ha dato orgoglio ed entusiasmo. Il mix perfetto, insieme con la programmazione, per ottenere grandi risultati.