La vittoria di Jannik Sinner dell’Atp 500 di Vienna è l’ennesima dimostrazione di quanto questo ragazzo di 24 anni sia praticamente indistruttibile. Più forte di un avversario super in finale, di un Alexander Zverev che al momento è il tennista numero tre al mondo e che per diversi momenti della partita ha colmato quel buco tecnico che sembra esserci tra Alcaraz, lo stesso Sinner e tutti gli altri. E invece alla fine ha vinto Jannik, più forte del fastidio al flessore della gamba sinistra con cui ha dovuto combattere dal secondo set, più forte di una settimana in cui gli hanno detto di tutto: che non era italiano, che portava i soldi all’estero (solo perché ha la residenza a Monte Carlo, come la maggior parte dei tennisti) e che non ci tenesse alla maglia azzurra. Giusto perché aveva osato dire di no alla Coppa Davis, dopo due partecipazioni di fila e due vittorie di fila. Solo il pensiero che non ci potesse essere, abbassando inevitabilmente le chance di tripletta per la Nazionale azzurra, lo ha fatto diventare il bersaglio preferito dei social, rispolverando lo sport preferito di questi tempi in Italia: lo scontro a colpi di post.
Lui si è rinchiuso nella bolla di Vienna. Città tranquilla, regale, distaccata, ideale se ti vuoi isolare. La famiglia e la fidanzata lo hanno seguito e sostenuto per tutto il torneo. Un cammino abbastanza sicuro e regolare fino alla finale, senza concedere neanche un set. All’ultimo atto, però, Sinner si è trovato di fronte uno Zverev con lo smoking. «Sono molto contento di non aver mollato, di aver fatto le scelte giuste nei momenti giusti, servendo bene per risparmiare energie», ha detto il tennista italiano dopo la gara. Idee chiare e lucidità: questi sono i concetti chiave sviluppati da Jannik nell’intervista postpartita con l’ATP, e spiegano bene l’importanza che ha assunto questa partita nella testa del numero due del ranking.
Altra immagine simbolo è stata il sospirone di sollievo a fine partita. Il secondo titolo di fila a Vienna, 22esimo della sua carriera, non è arrivato al termine di ua paseggiata. Zverev ha giocato un gran tennis, trovando 66 punti su 102 al servizio e scendendo a rete poche volte, ma in modo sempre efficace. In un match equilibrato era fondamentale strappare il break. Chi lo ha fatto prima si è preso il set. Il tedesco ci è riuscito nel primo, rimontando nel quarto game da 0-40 grazie a delle risposte aggressive sulla seconda di servizio di Sinner, per poi chiudere agilmente con il punteggio di 6-3. Quando Sinner ha migliorato le sue percentuali in battuta, ha messo la freccia. A partire dal secondo game del secondo set. Jannik non ha corso rischi nello scambio e si è affidato alla palla corta. Dopo aver sprecato la prima chance di 2-0, ai vantaggi è arrivato un doppio fallo di Zverev. Occasione troppo ghiotta per Sinner, che ha allungato con un passante di rovescio straordinario. Da lì ordinaria amministrazione: Sinner ha riequilibrato la sfida con un netto 6-3.
Molto meno chiaro invece il trend dell’ultimo set, decisosi quando il tabellone del punteggio diceva 5-5. In uno degli scambi più lunghi di tutta la partita, Jannik ha concluso il punto con uno spettacolare rovescio lungolinea, togliendo così la battuta a Zverev. La forza mentale dimostrata per tutto l’incontro lo ha sorretto anche nell’ultimo game, quando ha messo il lucchetto chiudendo a zero. 3-6, 6-3, 7-5 dopo due ore e 28 minuti di gioco: veder vincere Sinner in un match così combattuto è la miglior notizia possibile in vista del Masters 1000 di Parigi e delle Finals di Torino.