Con un calendario così fitto, con addirittura 24 gran premi, era inevitabile che prima o poi la Formula Uno e in particolare la holding che ne controlla la comunicazione, Liberty Media, guardassero all’Africa, l’unico grande territorio inesplorato. O meglio: in realtà l’Africa ha già avuto un ruolo importante nella storia della Formula Uno, il Gran Premio del Sudafrica si è svolto per 23 edizioni tra il 1962 e il 1993, quindi si tratterebbe di un ritorno. Un orizzonte che potrebbe essere vicino, dato che diversi Paesi africani stanno investendo grandi cifre nello sport. E lo stanno facendo anche con metodi e orizzonti tutto nuovi, mai visti prima. Come analizzato dalla rivista americana Forbes, infatti diversi Paesi africani stanno preparando le proprie candidature. A cominciare dal Sudafrica, che ha rilanciato la sua corsa per ricreare il Gp di Kyalami, circuito che ha già ricevuto l’approvazione della FIA – la federazione internazionale – per il suo piano di aggiornamento, costato tra i cinque e i dieci milioni di dollari per raggiungere gli standard di grado uno, il minimo richiesto per ospitare una gara di Formula 1.
Parallelamente alla ristrutturazione del circuito, il governo – attraverso il Dipartimento per lo Sport, le Arti e la Cultura, guidato dal ministro Gayton McKenzie – starebbe trattando con almeno sei aziende private per assicurarsi sovvenzioni per circa 100 milioni di dollari, in modo da finanziare l’organizzazione di una gara di Formula Uno nell’arco di tre anni. Questi fondi sarebbero fondamentali per convincere il Tesoro nazionale a sostenere la candidatura. I fondi coprirebbero principalmente le spese dovute alla Formula One Management (FOM) per i diritti di ospitalità, non solo gli interventi infrastrutturali. Questo mix tra di strutture pronte e soldi freschi sul tavolo pone il Sudafrica in vantaggio rispetto agli altri, ma i rischi restano: mancano ancora un accordo formale con la FOM, le garanzie governative e uno slot nel calendario.
Come anticipato, ci sono anche altri Paesi in corsa. Il Marocco ha in progetto di costruire un ambizioso complesso motoristico e turistico da 1,2 miliardi di dollari, a soli 20 chilometri a sud di Tangeri. L’impianto, presentato all’inizio dell’anno, comprende un circuito di Grado 1 abilitato per ospitare gare di Formula 1, MotoGP e WEC, oltre a un parco tematico, un hotel, un centro commerciale e un porto turistico. Un investimento che dovrebbe creare circa 10mila nuovi posti di lavoro. Finora sono già stati assicurati 800 milioni di dollari di budget da privati, mentre il resto dipende dall’approvazione finale del governo. A guidare il tutto è Eric Boullier, ex team principal di McLaren e Lotus e direttore del Gran Premio di Francia. Situata strategicamente vicino al porto industriale di Tanger Med, di fronte a quello spagnolo di Algeciras, Tangeri offrirebbe un grande vantaggio logistico: le squadre potrebbero trasportare l’equipaggiamento direttamente attraverso lo stretto di Gibilterra e operare da strutture permanenti anziché da allestimenti temporanei. L’unione di importanti capitali privati, vicinanza all’Europa e comprovata capacità organizzativa rende il Marocco un concorrente serio per il Sudafrica. Tuttavia, si attende l’approvazione del governo e la conferma di una data nel calendario.
Un’altra possibilità potrebbe essere quella del Rwanda. Nel dicembre 2024, il presidente Paul Kagame ha annunciato che presenterà la sua candidatura per ospitare un Gran Premio in un circuito permanente vicino all’aeroporto internazionale di Bugesera, a circa 40 km dalla capitale Kigali. Il Paese ha già ospitato eventi internazionali come la Basketball Africa League, la cerimonia dei premi FIA e recentemente i Campionati mondiali di ciclismo su strada UCI, puntando a consolidare la propria immagine di “destinazione sportiva”. Nel luglio 2024 è stato lanciato un mega progetto da 1,2 miliardi di dollari per la costruzione di un circuito di Formula 1 di ultima generazione, progettato da Test and Training International sotto la guida dell’ex pilota F1 Alexander Wurz, e conforme agli standard FIA Grade 1. Nonostante il forte sostegno del governo e la competenza privata, rimangono alcune sfide: lo sviluppo di infrastrutture di supporto come alberghi e trasporti e le tensioni politiche. Tuttavia, la combinazione di leadership, finanziamenti e riconoscimento FIA dà al Ruanda un forte slancio come candidato credibile per riportare la F1 in Africa.
Nella corsa alla Formula 1, infine, si è inserita pure la Nigeria, con una proposta da 500 milioni di dollari per costruire un circuito motoristico internazionale ad Abuja, la capitale. Il progetto, coordinato da Opus Race Promotions e guidato dall’ex calciatore Marvin Sordell, è sostenuto da importanti figure del settore sportivo e infrastrutturale nigeriano. Il piano include un circuito conforme agli standard FIA, una pista di karting per lo sviluppo giovanile, un hub per l’innovazione nel motorsport e infrastrutture di accoglienza come hotel, ristoranti e un museo dedicato. Nell’aprile 2025, Opus Race Promotions ha presentato il piano di fattibilità alla Commissione Sportiva Nazionale, ricevendo l’incarico di negoziare direttamente con la FOM e la FIA per conto del governo. La reputazione sportiva della Nigeria ha ricevuto una spinta notevole nel 2025 con il successo del Gran Premio E1 di Lagos, la prima gara di motonautica elettrica in Africa, che ha dimostrato la capacità del Paese di ospitare eventi internazionali.
Insomma, la Formula Uno è destinata a tornare in Africa. Resta da capire dove. La varietà di proposte potrebbe portare anche a un qualcosa di diverso, di più ambizioso: in futuro, il calendario di F1 potrebbe ruotare tra più destinazioni africane, distribuendo i benefici economici, dal turismo alla creazione di posti di lavoro, su tutto il continente, anziché concentrarli in un solo Paese. Questi progetti mostrano che l’approccio africano allo sport globale sta evolvendo: il continente non vuole più solo ospitare eventi, ma costruire le basi per sostenerli, dai circuiti agli aeroporti, fino all’educazione e all’innovazione. Inoltre, per la Formula 1, tornare in Africa non significherebbe solo colmare un vuoto geografico, ma aprire un nuovo capitolo commerciale.