Un’azienda cilena ha accusato la UEFA di averle rubato il format della Champions League, e così ha chiesto un risarcimento di 20 milioni di euro

Il copyright per questa variante di torneo alla svizzera sarebbe stato depositato addirittura nel lontano 2006. E gli ideatori l'avevano proposto più volte alla UEFA, senza successo: ora ci si sposta in tribunale.
di Redazione Undici 01 Novembre 2025 alle 06:35

La UEFA andrà di nuovo a processo. Stavolta però non c’entra la Superlega. Né la sentenza Diarra, o qualunque altro intrigo legale ben noto alle cronache. Perché a portare la Federcalcio europea in tribunale è…una società cilena di consulenza sportiva. Che ora chiede alla UEFA la bellezza di 20 milioni di euro. A prima vista sembra l’azione di un mitomane, di qualcuno in cerca di pubblicità. Eppure dietro la pretesa di questo risarcimento monstre, si celano ragioni piuttosto strutturate e fondate — o quanto meno da lasciar la parola ai giudici.

Tutto risale alla nuova Champions League, che oggi sembra dare nuova linfa e input d’intrattenimento al massimo torneo continentale per club. Secondo l’azienda MatchVision, che si prepara all’udienza preliminare, il format adottato a partire dalla stagione 2024/25 sarebbe in realtà stato plagiato da un modello che gli stessi cileni avevano congegnato e messo a punto. Anzi: i consulenti avevano presentato l’idea alla UEFA già nel 2013, e in seguito anche in occasione di altre conferenze sportive. Ma all’epoca non riscossero l’interesse sperato. Possiamo immaginare allora la rabbia dopo la rivoluzione continentale annunciata da Ceferin. E a vantaggio di MatchVision, in sede legale, sembrano esserci almeno due fattori piuttosto importanti: il deposito di un autentico marchio registrato nel 2006 e il suo riconoscimento da parte della FIFA in termini di proprietà intellettuale.

A prima vista potrebbe sorprendere che una competizione dai contorni sì inesplorati nel mondo del calcio, ma assai frequenti nel resto degli sport, sia addirittura protetta da copyright. Perché il formato a 36 squadre, raggruppate in base al ranking per otto partite in totale nella fase a gironi, annovera un precedente assai popolare: il sistema svizzero. Un criterio competitivo ampiamente utilizzato in quei contesti con una folta schiera di partecipanti, dagli scacchi al bridge passando per i giochi di carte collezionabili (Pokémon o Magic: The Gathering, per esempio). Ed è stato inventato appunto a Zurigo nel lontano 1889. La differenza fondamentale è che però nei tornei alla svizzera soltanto il primo turno viene determinato in modo predefinito, seguendo una certa graduatoria preliminare, mentre dal successivo in poi i vincenti vengono accoppiati ai vincenti, fino ad assottigliare la piramide e garantendo così grande equilibrio ai vertici. Per esigenze logistiche e televisive, nel caso della UEFA si procede invece con un sorteggio casuale di tutti gli otto turni alla vigilia della competizione — una scelta senz’altro più agile, ma che comporta inevitabilmente meno big match e più mismatch, con goleade frequenti e partite ad ampio scarto.

Questa piccola, ma significativa intuizione sarebbe da attribuirsi ai cervelli di MatchVision, che si definiscono “creatori di algoritmi matematici applicati in vari settori, soprattutto nello sport”. Anche negli ultimi anni, dal Cile hanno provato a contattare Nyon più volte ma senza successo. Così non è restata che la denuncia per appropriazione indebita di proprietà intellettuale. In un comunicato di queste ore, MatchVision sostiene di avere “studi tecnici, registrazioni, testimoni e prove documentali” a supporto dell’accusa. La UEFA per il momento non ha risposto ma avrà venti giorni lavorativi per farlo. Dopodiché ci si sposterà in tribunale. Rispetto ai miliardi in ballo per la Superlega, è presumibile che per i dirigenti europei questo caso non sia particolare fonte di preoccupazione finanziaria. Ma per i cileni è questione di principio. E di denaro: presumendo che la Federcalcio di Nyon non soddisfi le loro richieste, si sono tutelati chiedendo contestualmente gli interessi su quei 20 milioni. La cifra totale dunque potrebbe salire ancora. A meno che Ceferin non decida di optare per la risoluzione amichevole. Pagando con gli introiti della Champions League, si capisce.

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