Più che vederlo mettere all’incrocio lo splendido destro con cui ha chiuso la partita contro il Cagliari, per comprendere quanto Mattia Zaccagni sia ormai un sola cosa con la Lazio, ci sarebbe da ascoltarlo nell’intervista post match: «Non abbiamo subito gol e questo è fondamentale per noi». ha confessato a Dazn. Dieci parole che raccolgono la consapevolezza della condizione della sua squadra. Lui, il capitano, il numero dieci che solo tre anni fa ha avuto la stagione più prolifica della carriera, sempre con Maurizio Sarri in panchina, che parla di fase difensiva, di cleen sheat, dell’importanza di non subire gol. Fa strano. Eppure, in qualche modo, ha perfettamente senso, perché racchiude questo strano inizio di campionato della Lazio, molto meno spavalda e più equilibrata, meno stilosa e decisamente più pratica. Una squadra che, per usare una frase preconfezionata, ha dovuto fare e sta facendo di necessità virtù.
In un’estate di incertezze, tra il blocco del mercato e un gruppo psicologicamente da rimettere insieme dopo il brutto finale della scorsa annata, Zaccagni è stato il simbolo, l’uomo a cui attaccarsi. Quello che c’è sempre, almeno da quattro anni e qualche mese a questa parte. Quello che, pensate un po’, non era neanche convintissimo della Lazio, però lo era di Sarri, il tecnico con cui ha iniziato l’avventura in biancoceleste. E che, come in un’ideale chiusura di questa tempolinea circolare, è tornato sulla panchina che aveva lasciato un anno e mezzo fa. Il nuovo corso è ripartito proprio da Sarri e Zaccagni: Maurizio ha scelto Mattia, dopo che Mattia aveva scelto Maurizio.
Nell’idee tattiche dell’allenatore della Lazio, l’ex Verona è il regista offensivo che parte dall’esterno. Deve venire dentro al campo, saltare l’uomo, appoggiarsi alla punta, allargare il campo e calciare in porta. Tutte indicazioni che ormai conosce a memoria, in una versione meno tecnica ma più dinamica dell’Insigne che visto a Napoli nel triennio 2015 –> 2018. Con Insigne, Zaccagni condivide anche una certa percezione di sottovalutazione: Zaccagni raramente viene citato nella shortlist dei migliori giocatori del campionato, ma le sue cifre, ovvero le cose che restano, dicono che Zaccagni è un giocatore decisivo. In poco più di tre giri di calendario, ha messo insieme 35 gol e 28 assist. Numeri che sarebbero discreti per un centravanti, ma che sono sciccosi per un esterno offensivo.
Mattia Zaccagni comes inches away from giving Lazio the lead over Cagliari 🥲#LazioCagliari pic.twitter.com/LnSF9FB83b
— The Laziali (@The_Laziali) November 3, 2025
Uno dei suoi migliori pregi è la sua capacità di esserci, di capire i momenti e di starci dentro. La Lazio segna poco? Ok, allora si sacrifica per difendere quell’unico gol di vantaggio. Nella partita contro il Cagliari, lo abbiamo visto ripiegare continuamente sugli sganciamenti di Zappa, andare a contrasto e scippare il pallone a Prati e Adopo, ripulire il gioco in uscita per far respirare Guendouzi e Basic. E poi è uno che risponde sempre presente nei periodi più delicati. Prendiamo quest’anno: alla prima in casa, dopo il brutto ko di Como, ai biancocelesti serviva una partenza sprint per ritrovare la loro gente. Ha segnato lui con un controllo da urlo sull’assist di rabona di Castellanos, e la Lazio era avanti 2-0 dopo dieci minuti.
E ancora: dopo il derby perso, c’era bisogno di una grande prestazione a Genova per scrollarsi via un po’ di polvere. Anche allora, ha segnato lui. Ieri sulla Lazio aleggiava la pressione di sfruttare il traffico rallentato in zona Champions e un po’ di incertezza per aver realizzato un solo gol nelle precedenti tra gare. Dopo lo 0-0 del primo tempo, quella di Marassi pareva già una serata da rimpianti. Poi Zaccagni è salito di ritmo, ha cercato e trovato più spazi, si è preso quello che l’avversario gli ha concesso, le transizioni, e insieme a Isaksen ha guidato i compagni a tre punti fondamentali per rimanere in corsa per l’Europa. Ecco: Zaccagni, per la Lazio e per tutto l’Olimpico biancoceleste, è qualcuno su cui puoi sempre contare.