Pare impossibile, ma pare che il Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita star esaurendo la liquidità per nuovi progetti sportivi. Nonostante possieda quasi un trilione di dollari in asset e abbia sfruttato l’enorme ricchezza petrolifera per diventare un colosso degli investimenti in squadre, leghe e industrie dello sport, il PIF potrebbe uscire dalla scena del calcio mondiale. Oppure, per dirla meglio, potrebbe smettere di spendere con lo stesso ritmo serrato degli ultimi anni. La notizia è del New York Times, e ovviamente lascia intendere che il fondo non sia in realtà una fonte illimitata di ricchezza. Secondo il giornale americano, infatti, i rappresentanti del PIF stanno comunicando agli investitori internazionali che «nel prossimo futuro» si esporranno solo in settori sicuri. Di conseguenza, il fondo sta subendo una ristrutturazione e sta pianificando un cambio di rotta drastico. Il consiglio di amministrazione intende abbandonare gli investimenti ad alto rischio, come lo sport, per concentrarsi su aree più convenzionali e stabili, come azioni e obbligazioni quotate in borsa.
L’uomo principale dietro al PIF è il Principe ereditario Mohammed bin Salman, la vera mente che orchestra il piano. Lo abbiamo visto recentemente anche in occasione dell’incontro tra Cristiano Ronaldo e Trump alla Casa Bianca. La sua strategia, nota come “Vision 2030”, mira a slegare l’Arabia Saudita dalla dipendenza dal petrolio, utilizzando i mega-investimenti fatti nel mondo occidentale — in particolare nello sport — per avvicinare il regno al panorama globale. Eppure, a dispetto di queste ambizioni, sembra che il PIF abbia investito buona parte del suo capitale in progetti che non stanno rendendo ancora secondo le aspettative: in questo senso, il caso più significativo è quello della faraonica mega-smart city Neom, che ha subito ritardi su ritardi e include persino una nuova squadra di calcio – che però ha già iniziato le sue attività. A questa si aggiungono aziende nei settori più disparati, dal caffè alle crociere, passando per i veicoli elettrici. E a rendere la situazione meno trasparente è il fatto che la maggior parte degli asset in cui ha investito sono descritti come «difficili da vendere» e privi di quotazioni pubbliche.
Questa è una notizia che va ben oltre il campionato saudita. L’influenza del PIF tocca ogni settore di rilievo internazionale, specialmente negli sport. Il fondo, per esempio, ha comprato il gigante dei videogiochi Electronic Arts (EA), valutandolo 55 miliardi di dollari americani. Questi impegni, sommati alle ambizioni di ospitare eventi globali come i Mondiali di calcio nel 2034, hanno mostrato i muscoli, intesi come altissima ambizione, del progetto saudita. Magari questo stop sarà