Le storie di rinascita sono parte fondamentale nella narrazione dello sport. le vicende di atleti e atlete che, nelle difficoltà, hanno saputo rialzarsi e uscirne più forti, sono capaci di emozionare e dare importanti lezioni di vita, anche fuori delle competizioni. Lisa Vittozzi, in 30 anni e circa 13 di carriera ad alti livelli, ed è stata protagoniste di due resurrezioni vere e proprie. Ha attraversato momenti di buio, è tornata sul tetto del mondo, è caduta nuovamente. E 14 dicembre 2025, a 638 giorni – 21 mesi – dall’ultima volta, è tornata a imporsi in una gara della Coppa del Mondo di biathlon, vincendo l’inseguimento di Hochfilzen.
Come ha fatto? Per capire la grandezza del risultato, va spiegato rapidamente come funziona il format dell’inseguimento. Si tratta di una gara dove i biatleti partono dal cancelletto nell’ordine in cui è finita la gara precedente, con intervalli di tempo che rispecchiano fedelmente i risultati della prova in questione. Vittozzi aveva chiuso al quattordicesimo posto, e ha cominciato la sua gara un minuto dopo la francese Jeanmonnot, vincitrice della sprint due giorni prima. Per scavalcare le tredici avversarie davanti a lei, Lisa ha dovuto mettere il turbo sugli sci ma, soprattutto, ha dovuto centrare tutti i 20 bersagli al poligono, sparando a una velocità impressionante.
Non ci sono solo la prestazione e il risultato. Le lacrime di Vittozzi nell’intervista postgara sono quelle di una persona che, negli ultimi anni, ne ha passate tante. Dopo essere salita ai vertici delle classifiche alla fine dello scorso decennio, a 24 anni e nel mezzo di una carriera già lanciata, qualcosa si è rotto nella biatleta friulana. Lo ha spiegato lei stessa più volte, descrivendo le sensazioni provate nei periodi più difficili: «Ho vissuto un periodo negativo, non stavo bene: ho avuto parecchi attacchi di ansia e non è bello fare sport ad alto livello in quella situazione», ha detto nel 2024 in un’intervista al Corriere della Sera. «Mi sentivo in vortice, il cervello non reagiva. Ero spaesata: arrivavo al poligono e non mi pareva di essere lì, quindi non riuscivo a gestire nulla». Così, nel 2021 ha chiuso la stagione al 16esimo posto, e un anno dopo addirittura fuori dalle prime 30-
Un lungo lavoro in pista, al poligono, ma soprattutto dentro la propria testa con l’ausilio di un mental coach, hanno riportato Lisa ai vertici. Prima il podio nella classifica generale del 2023, poi il trionfo in Coppa del Mondo e la conquista della sfera di cristallo, a dimostrazione che quelle sono le posizioni dove Vittozzi merita di stare. Nell’autunno del 2024, un nuovo stop inatteso e lungo quanto tutto l’inverno, a causa di un problema alla schiena. A gennaio di quest’anno, dopo aver rimandato il suo ritorno in pista di tappa in tappa, l’italiana ha fatto sapere che non sarebbe più scesa in pista fino al novembre successivo. Eppure, nonostante tutto, sono bastate due tappe per vederla tornare davanti a tutte, nella stagione più importante di tutte per un atleta azzurro. La nuova primavera di Lisa, infatti, arriva in tempo per i Giochi Olimpici di Milano Cortina 2026, dove si candida a essere tra le protagoniste assolute della sua disciplina.
Ma nella rosa italiana del biathlon, in vista della rassegna a cinque cerchi, non c’è soltanto Vittozzi. Le prime settimane di gare hanno mostrato come la squadra di casa possa ambire a più medaglie e su diversi format di gara. La prima a rompere il ghiaccio è stata Dorothea Wierer, vincitrice dell’individuale a Oestersund (Svezia). A Hochfilzen è stata la volta prima di Tommaso Giacomel, biatleta trentino in costante crescita da mesi, e tra i nomi in lizza per la prossima Coppa del Mondo maschile, che ha centrato il successo nella sprint e si è classificato secondo nel successivo inseguimento. Quella di Vittozzi, però, è la vittoria che lancia il messaggio più chiaro alle altre corazzate del biathlon, per esempio Francia e Norvegia: l’Italia c’è, e non solo quando le sue stelle gareggiano da sole.