La retrocessione in Serie C della Sampdoria, sancita con un tristissimo pareggio (0-0) in casa della Juve Stabia, è una notizia enorme. Perché, molto banalmente, il club blucerchiato non era mai sceso sotto la Serie B. E perché non è così frequente che una squadra vincitrice di un grande campionato europeo, e/o di trofei internazionali, finisca in terza divisione. Guardando al nostro Paese e al campionato a girone unico, è successo soltanto a Fiorentina, Napoli e Parma, ma tutti e tre i club dovettero far fronte a un fallimento e alla conseguente ripartenza forzata dalle categorie inferiori. Allargando il cono alle squadre scudettate, anche Bologna, Cagliari e Verona hanno conosciuto l’onta della retrocessione in Serie C – tutte sul campo, proprio come avvenuto ora alla Samp. Guardando agli altri campionati europei, invece, il caso più eclatante è sicuramente quello del Nottingham Forest, vincitore di due edizioni della Coppa dei Campioni (1979, 1980) e poi finito in League One, la terza divisione della piramide britannica. Stesso discordo per il Leeds United, che ha vinto una Coppa delle Fiere ed è stato finalista di Coppa dei Campioni, ma poi è caduto in terza divisione negli anni Zero. Per il resto, poi, non esistono precedenti così eclatanti.
Tornando alla Samp, la portata storica di questa retrocessione sta nel fatto che ne hanno parlato tantissimi giornali stranieri. Ecco un veloce excursus, ovviamente sommario e quindi inevitabilmente incompleto: Diário As, Marca, Espn, L’Équipe, la BBC. Proprio la rete pubblica britannica, qualche settimana fa, aveva già dedicato un ampio reportage alla crisi epocale della squadra blucerchiata, alla caduta rovinosa delle ultime stagioni dopo l’era d’oro a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, alle scelte contraddittorie – per non dire assurde – fatte a partire dall’estate 2023, dopo la retrocessione dalla Serie A.
A corollario di tutto questo clamore, anche la Sampdoria Primavera e la Sampdoria Women sono retrocesse al termine del loro campionato. Come dire: se un fallimento – per quanto clamoroso – può essere imputato anche a episodi avversi, tre cominciano a essere tanti, troppi. È chiaro che ci troviamo di fronte a un disastro sportivo con pochi precedenti, quindi a un progetto messo su male se non addirittura inesistente. In questo senso, l’idea di salvare la Samp affidandola a un gruppo di “sampdoriani storici” – Alberico Evani in panchina, Roberto Mancini come consulente, Attilio Lombardo e Giovanni Invernizzi come collaboratori tecnici – ma senza grande esperienza, come dire, è sembrata una mossa davvero disperata. E che, come succede spesso in certi casi, non ha dato i suoi frutti.
Leggi anche
- La Sampdoria ai sampdoriani è un tentativo affascinante e disperato
- Massimo Ferrero, l’ultimo degli improbabili