Pep Guardiola lo ha mai nascosto, l’idea lo ha sempre stuzzicato, fin dai tempi di Barcellona: vorrebbe allenare una Nazionale in un grande torneo ed è tornato a ripeterlo. Pensa che il ruolo faccia per lui, che nonostante il suo calcio vada coltivato giorno per giorno possa comunque plasmare con il tempo una selezione che rispecchi la sua filosofia. Più va avanti la sua carriera, più questo desiderio cresce, complici anche la fatica, lo stress e la pressione del lavoro day by day in un club di alto livello. Attenzione: il manager catalano è ancora lontanissimo dal lasciare il Manchester City, con cui ha rinnovato il contratto da qualche mese, ma in una chiacchierata con l’agenzia Reuters è tornato a parlare di squadre rappresentative, di quanto gli piacerebbe guidarne una.
«Mi piacerebbe essere a un Mondiale, a un Europeo, a una Copa America» ha rivelato Pep, specificando come «ci abbia sempre pensato, ma dipende da tante, tante cose. Se succede va bene, se non succede va benissimo lo stesso». Dopo aver vinto due Champions League e 12 campionati tra Spagna, Germania e Inghilterra, Guardiola ha vissuto una stagione senza trofei con i Citizens, una novità per lui dopo anni di successi ininterrotti. Nonostante le pesanti critiche ricevute per l’annata fallimentare, lo spagnolo ha affermato di non essere motivato dalla volontà di «smentire i critici», quanto piuttosto di essere pronto a sfidare se stesso: «Voglio dimostrare a me che posso farcela, non voglio provare di nuovo quella sensazione che mi ha lasciato la scorsa stagione», ha spiegato Guardiola «Quando vinci, il vino ha un sapore migliore, dormi meglio. Non conosco un allenatore che perde partite e dorme come un bambino. Non succede, devi preoccuparti, fa parte della nostra vita».
In cima alla lista dei desideri di Guardiola, ancora prima di guidare una Nazionale, c’è vincere un’altra Champions League con il Manchester City. Nel provarci, almeno per un po’, non troverà più uno dei suoi più grandi rivali: Carlo Ancelotti, proprio quell’Ancelotti che ha deciso di mettersi alla guida di una rappresentativa nazionale – nel suo caso la più affascinante di tutte, il Brasile. Quando gli hanno chiesto di Carletto, Guardiola si è messo a sorridere. Come a dire, “aspettami che tra un po’ ci ritroviamo a un mondiale”. I due si sono affrontati cinque volte nelle fasi a eliminazione diretta della Champions League e l’italiano ha vinto tutte le sfide tranne una. L’ultima a febbraio di quest’anno, quando il Real Madrid ha battuto il City nei playoff di Champions League: «Sono molto felice per Ancelotti», ha detto Pep. Che poi ha aggiunto, scherzando: «Ma sono anche molto felice che non sia più al Real Madrid, perché mi batte sempre. Ora non devo più preoccuparmi di questo».
Lo spagnolo ha parlato della gestione dell’eredità sportiva, ammettendo come sia irrealistico aspettarsi di vincere sempre tutto e ricordando che anche gli atleti più vincenti hanno perso più di quanto abbiano vinto: «Ho conquistato 12 campionati in 16 anni. Non è male, direi, ma non si può sempre alzare trofei. Non posso vincere la Champions League ogni volta. Michael Jordan, il miglior atleta che abbia mai visto, ha vinto sei titoli NBA in 15 anni. Tiger Woods e Jack Nicklaus sono dei golfisti incredibili, non so quanti Slam abbiano conquistato. Ma hanno perso più Major di quanti ne abbiano vinti, succede».