Tutti i motivi per cui l’Inter ha scelto Christian Chivu

Il club nerazzurro si è fatto trovare spiazzato dall'addio di Simone Inzaghi, aveva in mente Fàbregas ma poi ha preso un tecnico che può lavorare su ciò che resterà dell'ultimo ciclo. Ma che non ha paura di cambiare, e che lavora da sempre con i giovani.

Cristian Chivu avrebbe allenato l’Inter nel 2026. Il suo destino era segnato, sarebbe stato sulla panchina dell’Under 23, alla prima storica partecipazione della seconda squadra nerazzurra alla Serie C. E invece oggi torna ad Appiano Gentile da tecnico della prima squadra, dopo qualche mese al Parma con cui ha centrato una salvezza che, a inizio primavera, sembrava essere diventata difficile. Il presidente Marotta ha puntato su un tecnico con un importante vissuto da calciatore, su un uomo che sa cosa vuol dire essere interista, un eroe del Triplete 2010 che conosce perfettamente la gestione di stagioni lunghe e logoranti come quelle vissute dall’Inter negli ultimi anni.

Si sa, Chivu non è stata la prima scelta. Ma forse è quella più logica, considerate le circostanze. Constatata l’impossibilità di arrivare a Fàbregas, non liberato dal Como, Allegri già sotto contratto con il Milan e Vieira poco propenso a lasciare il Genoa, ecco che l’opzione dell’allenatore rumeno si è fatta solida. Prima di tutto per l’entusiasmo mostrato dall’ex difensore, poi per le tempistiche, rapide, che l’impegno nel Mondiale per Club negli Stati Uniti richiedeva. Chivu, poi, era reduce anche da una bellissima esperienza sulla panchina della Primavera, con cui nel 2022 ha vinto lo scudetto della stella. Perché allora, devono aver pensato i dirigenti nerazzurri, non affidare proprio a lui la ricostruzione del post-Inzaghi?

Guardando le altre opzioni, prendere un allenatore proveniente dall’estero non convinceva il management per due motivi: i tempi di adattamento lunghi e complessi, alla fine e pure all’inizio di un’annata che di fatto non si ferma mai, e poi anche il fattore economico. Per filosofia, infatti, l’Inter preferisce non pagare le clausole di tecnici sotto contratto. Se Inzaghi avesse comunicato la decisione di lasciare prima della finale di Monaco, Marotta avrebbe preallertato un profilo diverso, con più esperienza, ma era normale che ogni discorso sul futuro fosse da rimandare a dopo il match, anche per capire il mood in base al risultato. Uno choc come il 5-0 in una partita del genere ha fatto in modo che Inzaghi propendesse per l’addio, conscio che un ciclo si fosse effettivamente chiuso.

E allora Chivu: con lui l’Inter si assicura un allenatore giovane, sì, ma con idee e personalità. Una delle motivazioni dietro al suo ingaggio, fino al 2027, è la continuità con il sistema di gioco. La difesa tre, il lavoro per catene, le sponde degli attaccanti, le connessioni tra mezzali e una fase difensiva fatta alternativamente di blocco basso e pressione sono elementi che resteranno. Il tecnico rumeno potrebbe portare qualche novità in fase offensiva, lasciando maggiore libertà di dribbling e invenzioni a Barella e Mkhitaryan. In quest’ottica un talento come Sucic potrebbe davvero esaltarsi: di solito alla Dinamo Zagabria insegnano bene a giocare a pallone, magari tralasciando un po’ l’aspetto tattico. Se incastrato in una squadra che gira, con delle funzioni adatte, il croato potrebbe essere davvero un crack della stagione.

Chivu è uno che non ha paura di cambiare. Lo ha dimostrato in questi mesi passati in Emilia. Lo ha fatto a partita in corso: se lo ricorda bene proprio l’Inter, che al Tardini ha perso due punti fondamentali in chiave-scudetto, e anche tra una partita e l’altra. L’intento è semplice: tenere tutti sullo stesso livello senza creare gerarchie ben definite. Chi sta meglio gioca, si dice spesso ma di rado si mette in pratica. Non è decisamente il caso di Chivu. Un esempio è il super rendimento di Ondrejka, divenuto l’uomo salvezza del Parma nonostante fosse stato preso dall’Anversa solo negli ultimi giorni di gennaio. Anche Inzaghi ricorreva tanto al turnover, ma il ranking dei titolari era chiaro. Dopo anni di struttura fissa, averne una più mutevole potrebbe stuzzicare una squadra con il morale a terra.

La gestione del gruppo sarà un fattore decisivo per comprendere la prossima stagione nerazzurra. Chivu è consapevole che lo spogliatoio dell’Inter ha diversi giocatori di carattere. Sarà complesso recuperarli tutti a livello psicologico dopo la batosta dell’Allianz Arena. Quello che conta per il tecnico, però, è che riescano a convincerci con il passare delle partite. Per questo saranno fondamentali le prime giornate. Partite forte dà fiducia e abitua meglio a esplorare confini nuovi. Come svelato dal Corriere della Sera, Chivu raccontava continuamente ai ragazzi della Primavera gli aneddoti dell’anno del Triplete, sottolineando come la rosa fosse divisa in gruppetti ma una volta che si scendeva in campo tutti si compattavano in una sola struttura. “Vecchi” e soprattutto giovani, come quelli con cui Chivu ha sempre lavorato. Nel progetto di rinnovamento voluto da Marotta e dal fondo Oaktree, un manager che sa come inserire dei ventenni in un organismo rodato rappresenta un valore aggiunto, specie se l’ex Parma dovesse tirar fuori le migliori skills di giocatori come Salvatore Esposito, Sucic o Luis Henrique. Chivu giunge in un contesto con meno certezze rispetto al passato, ma la gioia con cui ha accettato la chiamata non deve far pensare a un incosciente. Da persona intelligente, è perfettamente in grado di comprendere la situazione in cui si sta calando.

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