Bochum 08-06-04

L'Under 21 guidata da Gentile batte con pazienza e cinismo la Serbia, per conquistare il quinto titolo europeo in sette edizioni.

C’è un’immagine di Alberto Gilardino che bacia il trofeo appena vinto, al suo fianco Giandomenico Mesto ha la pokerface di un gambler in erba. Guardando una foto che ha tredici anni pensiamo a quanto realmente “gli eroi son tutti giovani e belli”. L’Italia di Gentile arriva in Germania dominando il proprio girone ma soffrendo agli spareggi. Passiamo alle fasi finali grazie a una rete che non è nostra, la realizza il portiere Andersen gettandosi in porta il pallone su un cross di Gasbarroni. Un errore che arriva dopo 675′ di imbattibilità ma che per noi vale come un barile pieno d’oro. Il primo passo nel torneo è falso, sconfitti dalla Biellorussia di un adamantino talento come quello di Aleksandr Hleb.

Dopo la prima gara della fase finale Gentile è categorico: «Con la sconfitta contro la Bielorussia mi sono detto: o arriviamo fino in fondo o ce ne torniamo subito a casa. Non molti credevano in noi dopo la Bielorussia, ma questa squadra non si arrende mai e lo ha dimostrato. Abbiamo tenuto duro e ne è valsa la pena». Sembra una frase fatta ma nasconde tutta la garra di “Gheddafi”: come si può non credere in una squadra che ha stravinto il proprio girone con 21 punti, subendo una sola sconfitta in casa della Serbia? Impossibile. A Bochum siamo arrivati grazie alla forza del gruppo e a un ragazzino di ventuno anni dal volto ancora bonario: Daniele De Rossi.  Dopo aver rialzato la testa battendo la Serbia per 2 a 1, con due reti di Sculli, è stato il romanista a regalarci la qualificazione con un gol contro la Croazia. L’Italia messa insieme da Gentile è un gruppo compatto, con ottime individualità e grande spirito di sacrificio. Lo dimostrano le difficoltà attraverso cui raggiungiamo la finale, un terreno fatto di cadute e ritorni, delusioni e rivincite. Una sola gara vinta facilmente: il 3 a 0 contro il Portogallo di Bruno Alves, Bosingwa e Danny.

BOCHUM, GERMANY: Italy's Alberto Gilardino is seen during the Under 21 European championship final football match against Serbia-Montenegro, 08 June 2004 in Bochum. AFP PHOTO DDP/TORSTEN SILZ GERMANY OUT (Photo credit should read TORSTEN SILZ/AFP/Getty Images)

Al Ruhrstadion giochiamo una finale praticamente in casa, abbiamo vinto 4 dei precedenti 6 tornei e italiani provenienti da tutta la Germania sono seduti sugli spalti dell’impianto. Con i tedeschi fuori dal torneo la Ruhr è tutta azzurra, tanto che la partita comincia con un quarto d’ora di ritardo, permettendo a tutti di poter entrare all’interno dello stadio prima che la gara sia cominciata. Nel computo delle ultime sfide con la Serbia siamo 1 a 1: loro hanno vinto nel girone di qualificazione, noi nel gironcino della fase finale. C’è un giovane Branislav Ivanovic in difesa insieme a Milan Bisevac, mentre Danko Lazovic è il capitano e uomo da tenere d’occhio. Nell’Italia, Gentile schiera un Mesto scatenato al posto dello squalificato Pinzi. Sculli agisce da quinto centrocampista sulla sinistra quando gli azzurri si difendono e da attaccante aggiunto in fase offensiva. Sul fronte opposto, la Serbia è costretta a mandare in campo una squadra rimaneggiata.

A riguardare le immagini vediamo i volti puliti di alcuni dei nostri, gli stessi volti che una volta cresciuti e cesellati dal tempo alzeranno a Berlino la Coppa del Mondo di qualche anno dopo. Ci sono Gilardino e Barzagli, Amelia e Zaccardo, c’è soprattutto Daniele De Rossi. Dopo 9 minuti è la Serbia a farsi pericolosa: Maric tira dalla distanza, ma è un tiro fiacco che Amelia para con naturalezza. Nelle prime frazioni di gara l’Italia è compassata, quello che sembra a tutti gli effetti un 4-5-1 costruito per non prenderle lascia alla Serbia il possesso, noi riusciamo solo sporadicamente a rompere il flusso di gioco serbo.

L’Italia di Gentile capisce che può rendersi pericolosa con ripartenze rapide, mettendo in affanno la difesa avversaria. Al 21’ Gilardino, che punta a essere il miglior marcatore del torneo, stoppa la palla e tira di destro con il portiere Milojevic che riesce a deviare in angolo di piede. L’Italia comincia finalmente a spingere con l’impeto che si portano dietro i vent’anni: al 30’ è ancora Gilardino a liberarsi in area, anticipato al momento di calciare riesce comunque a guadagnare un angolo che sarà fondamentale. Dalla bandierina va Marco Donadel, 21 anni, un inizio nelle giovanili del Milan e una carriera che sembra essere già al suo apice: il suo destro arcuato si ferma giusto al centro dell’area piccola, De Rossi stacca e gira di testa nell’angolo destro: 1 a 0.

BOCHUM, GERMANY - JUNE 5: Alberto Gilardino of Italy (C) celebrates with teamates after scoring the third goal during The UEFA Under 21's European Championships match between Italy and Portugal on June 5, 2004 at The Ruhr Stadium in Bochum, Germany. (Photo by Stuart Franklin/Getty Images)

Gentile sembra aver insegnato ai suoi la tattica dell’attesa, il piacere e il gusto di avere pazienza; trascorrono sessanta secondi e la Serbia è in dieci. Mijailovic, già ammonito dall’arbitro spagnolo Cantalejo, entra ruvido su Mesto, secondo giallo e siamo 1 a 0 con l’uomo in più. Siamo una squadra fatta di giovani promesse, campioni in divenire, prodromi di calciatori fatti e finiti, forse anche per questo non riusciamo immediatamente a chiudere la gara. Gilardino ha due grosse occasioni tra il 35’ e il 42’, la sua versione più matura e saggia non le sbaglierebbe, ma sta ancora imparando a diventare cinico. A inizio ripresa l’Italia non riesce a rendersi pericolosa, un uomo in più, un gol di vantaggio ma è troppo contratta. Dopo qualche occasione per i Serbi, la partita dell’Italia cambia con l’ingresso di Simone Del Nero, il meno giovane tra i “giovani” di Gentile. Prima gli viene annullato un gol, poi entra nell’azione del 2 a 0 di Bovo, che segna con un tap-in dopo l’errore del portiere serbo Milojevic.

Al 40’ Gilardino viene servito in contropiede da Del Nero, un bel pallone tagliato con cui Gila può saltare il portiere in uscita, realizzare il 3 a 0 e chiudere la gara. Il ragazzo nato nel giorno in cui Paolo Rossi segnava tre volte al Brasile viene votato come Golden Player del torneo, L’Italia vince il suo quinto titolo europeo in sette edizioni: è un record. Gentile succede a Maldini e Tardelli nella storia dell’Under azzurra. Tutto il Ruhrstadion grida «campioni, campioni», in un pezzo di Germania che dista solo 20 km da Dortmund, luogo di un’altra gara impossibile da dimenticare. La giovinezza è un sogno lucido di cui i ragazzi di Gentile ci hanno reso partecipi. Alcuni di loro inseguiranno una gioia ancora più grande, una volta divenuti adulti.