La notte del Bernabéu

I temi chiave della partita tra Real Madrid e Napoli: stati di forma, punti di forza e punti deboli delle due squadre, pronostici.

Mancano poche ore a Real Madrid-Napoli. Uno dei confronti più suggestivi, attesi e belli da immaginare di questi ottavi di Champions League. Per presentare la partita, e le due squadre, ci siamo affidati a tre firme del Napolista (il direttore Massimiliano Gallo più Gianni Montieri e Alfonso Fasano, che potete leggere spesso anche su Undici) e al corrispondente dall’Italia per As, Mirko Calemme. Tutti e quattro napoletani, i primi tre sono tifosi dichiarati degli azzurri.

Bologna FC v SSC Napoli - Serie A

Cominciamo dalla fine, per una volta: un pronostico oggettivo, spogliato dalla condizione di tifosi e napoletani, sulla partita del Bernabéu.

Massimiliano Gallo (MG): Quando la vittoria di una squadra sarebbe un risultato storico da raccontare ai nipotini mentre il successo dell’altra una pura formalità, il pronostico è già scritto. È vero, il Real Madrid quest’anno si è spesso distratto, ha persino perduto in casa in Copa del Rey contro il Celta Vigo, ma gli appuntamenti importanti non li ha mai falliti. E se non ci sarà sottovalutazione, è difficile ipotizzare un risultato diverso dalla vittoria del Real. Magari al termine di una partita attenta, non spettacolare, come quelle sconfitte ai punti che ti lasciano l’amaro in bocca per non aver osato di più.

Gianni Montieri (GM): Il Napoli dovrà avere, insieme, testa sgombra e testa piena. Testa sgombra sta per non abbiamo niente da perdere, e allora se vinciamo, sul serio, potremo raccontarlo ai nipotini, e forse pure a quelli dopo di loro; testa sgombra, però, vuol dire anche dall’altra parte ci sono i più forti, potrebbe voler dire “andiamo mosci, andiamo deboli, che essere qui è già tanto”. Vero. E allora ci vuole un po’ di testa piena, così credo che il Napoli entrerà in campo, e piena vuol dire consapevolezza sia delle proprie forze sia di quelle dell’avversario. Il Real Madrid vincerà? Mi pare sia l’ipotesi più probabile, ma a me, come a Massimiliano, non piace l’amaro in bocca: osiamo e se poi perderemo, come da pronostico, vorrà dire che doveva andare così.

Mirko Calemme (MC): A dispetto di quanto dice Massimiliano, secondo me ci divertiremo. I gol non dovrebbero mancare, in teoria. Il Real ne ha subiti 10 nella fase a gironi, segnandone 16. I numeri dell’attacco azzurro (e della sua difesa) li conosciamo. Saranno due fattori, per me, a fare la differenza: il primo è il miedo escenico che potrebbero soffrire i ragazzi di Sarri. Il Napoli è una squadra a volte umorale, e se è vero che una sfida del genere, di solito, ti esalta a prescindere, lo è altrettanto il fatto che giocare nel feudo blanco può farti tremare le gambe almeno nel primo quarto d’ora. Poi, sono curioso di capire fino a che punto Zidane sia furbo: se lascerà il pallone al Napoli cercando di approfittare i suoi errori in fase d’impostazione per devastarlo in contropiede, il Madrid sarà ulteriormente favorito. Ma il Bernabéu, se non arrivasse un risultato estremamente favorevole, non gli perdonerebbe giocare all’italiana contro una squadra… italiana.

Alfonso Fasano (AF): Nessuno di voi ha voluto sbilanciarsi, magari con un pronostico secco. Ci provo io, allora. Sommando, alle cose giuste che avete detto, altri facts che sono sentimenti: il pessimismo, ovvero l’oggettiva superiorità della squadra di Zidane, e l’ottimismo, cioè il racconto dei precedenti. In questa stagione, il Real ha vinto tutti i trofei brevi a cui ha preso parte (gli “appuntamenti importanti” di Massimiliano), ma con le big non ha mai offerto la miglior versione di se. Due pareggi col Borussia Dortmund (le partite più belle dei gironi Champions, per distacco), un 1-1 fortunoso a Barcellona nel Clásico di dicembre, una sconfitta con il Siviglia di Sampaoli. Ha vinto solo contro l’Atlético Madrid, che è quanto di più lontano possa esistere, per filosofia, dal Napoli – e da queste altre squadre puramente offensive. Tutto dipenderà da come e quanto la squadra di Sarri riuscirà ad essere grande, nel senso di personalità e adattamento del proprio stile alla partita, al contesto, alla condizione di partenza (la forza spaventosa dell’avversario). Il miglior Napoli potrebbe venir fuori dal Bernabéu con un risultato non del tutto chiuso, almeno nell’ottica del doppio confronto. Tipo un 3-1 per il Madrid, con gol fortunoso di Milik che entra dalla panchina negli ultimi 10′. Questo però è un discorso epico-romantico, da innamorato in preda ai fumi di San Valentino, e sono certo che Gianni può capirmi.

Milik è uno da gol fortunosi

Come arriva il Napoli a questa partita?

MG: Nel miglior modo possibile. Perché ha una striscia di diciotto risultati utili consecutivi. Perché sembra aver cambiato la preparazione fisica rispetto allo scorso anno e i carichi di lavori sopportati durante la sosta natalizia stanno cominciando a dare i loro frutti. Perché, da un paio di mesi, Sarri ha cambiato registro e ha cominciato a battere sul tasto della mentalità. Il Napoli, anche se viene sempre etichettato come la squadra che fa divertire, ha cominciato a vincere anche senza indulgere in esercizi di estetica. Come contro la Sampdoria e anche contro il Milan dopo un inizio folgorante. Ha dimostrato di saper accelerare solo quando serve, come contro il Genoa.

GM: Il Napoli arriva a Madrid come volevo ci arrivasse. Non perde da 18 partite, e non è affatto poco. Gioca sempre in maniera molto divertente, ma il cambio di mentalità cui fa riferimento Massimiliano mi pare del tutto evidente, e io credo sia fondamentale. Del gioco di Sarri siamo tutti innamorati, ma siamo innamorati anche del Sarri che vuole vincere le partite, anche quelle dove non siamo spettacolari, le famose partite sporche. Abbiamo sempre sostenuto che giocare sempre a mille e alla perfezione non si può, il Napoli questo lo ha imparato e perciò calerà dentro il Santiago Bernabéu nel miglior modo possibile.

Napoli-Sampdoria 2-1: la definizione di “partita sporca”

MC: Ho la sensazione che al Bernabéu si presenterà il miglior Napoli dell’era De Laurentiis. Oltre alle splendide trame di gioco, gli azzurri paiono aver acquisito (finalmente!) la consapevolezza di essere una grandissima squadra, e il carattere per credere mazzarrianamente alla vittoria fino all’ultimo minuto. Col Genoa mi ha impressionato la pazienza di questa squadra: ha lasciato sfogare il pressing dei rossoblù, per poi colpirli a inizio ripresa, in modo da concedersi pure una ventina di minuti di relax prima del fischio finale. Fisicamente, la squadra pare abbia svolto un lavoro curato in ogni dettaglio per arrivare al top per il 15 febbraio. Poi, mi esalta il clima di serenità che si respira nello spogliatoio: quando ho intervistato Callejon per As, ho trovato un ragazzo estremamente rilassato, che scherzava con i compagni che transitavano per la sala stampa. Sembra un gruppo di amici, più che una squadra. Sono proprio belli.

AF: Comincio a rispondere a questa domanda che la conferenza stampa di Maurizio Sarri è finita da poco. Secondo me, l’atteggiamento e le dichiarazioni del mister sono un po’ il termometro di questa squadra, e non da ora. Mi è parso sereno, rilassato, tranquillo. Consapevole. Questa è la parola giusta, l’ha usata Mirko ma in realtà l’hanno sottintesa pure Massimiliano e Gianni.  Il Napoli arriva a Madrid con la consapevolezza della propria identità, delle proprie possibilità, della propria forza. Che è inferiore a quella dell’avversario, ci mancherebbe, ma è ben radicata perché è frutto del lavoro sul campo. Tanto da far dire, a Sarri, che «il Napoli deve avere la faccia tosta di essere offensivo». Queste parole sono state dette nel ventre del Bernabéu, a casa del Real Madrid. Tanti auguri. Poi però, mentre scrivo, praticamente live, Di María ha messo dentro il terzo gol del Paris contro il Barça. Pure Emery, sono andato a cercare la sua conferenza dell’altro ieri, mi sembrava abbastanza consapevole. È un modo un po’ contorto per sentirmi fiducioso.

Come ci arriva, invece, il Real Madrid: la squadra di Zidane ha un punto debole?

MG: Il Real arriva a questa partita da Real. Da squadra campione in carica nonché del mondo. Da squadra prima in classifica con due punti di vantaggio sul Barcellona e con due partite in meno – ma che ha anche preso tre gol dal Legia Varsavia. Quella di Zidane, nonostante i risultati, non ha mai dato l’impressione di essere un’armata invincibile, anzi. È una squadra che sembra disarmonica, a tratti scollata, con una difesa che solo otto volte nella stagione non ha subito gol. Cristiano Ronaldo in fondo ha segnato appena un gol in più di Mertens; Benzema sembra un pesce fuor d’acqua, gioca lontanissimo dal suo partner d’attacco. Tatticamente, soprattutto in avanti, il Napoli è la squadra ideale per mettere in difficoltà il Real, con la sua manovra geometrica e veloce, intrisa di passaggi di prima e movimenti senza palla. Basta guardare i gol subiti da Keylor Navas, per rendersi conto che il Napoli ha la possibilità di lasciare il segno. Il loro punto debole coincide col punto forte del Napoli, per dirla in breve. D’altra parte, però, Albiol e compagni dovranno stare attento ai calci da fermo, alle palle alte. Qui Sergio Ramos e Cristiano Ronaldo possono farci male.

In effetti, l’ultimo gol subito dal Real (dall’Osasuna) non è proprio un inno all’ermetismo difensivo

GM: Il punto debole del Real Madrid a me pare la difesa, non mi sembrano più granitici come un tempo, anche se parliamo di difensori fortissimi. Non gioca benissimo, ma quel poco basta e avanza; non perde quasi mai e sa di poter vincere fino all’ultimo minuto di recupero della partita di ritorno, questo vuol dire non avere paura e sapere di essere i più forti. A me pare una squadra che si possa battere, poi riuscirci è un altro paio di maniche. A che serve l’organizzazione perfetta quando hai Modrić che ti recupera un pallone, lo passa a Ronaldo che ne dribbla due e la insacca sotto la traversa?

MC: Il Real non sta benissimo. L’eliminazione col Celta è stata una mazzata pesante, il rinvio della sfida di Liga coi galiziani, più che aiutare, ha creato ulteriori tensioni, e le ultime tre vittorie sono arrivate in maniera che definire poco esaltante è un eufemismo. Quasi tutti gli infortunati sono tornati a disposizione, ma in condizioni fisiche ancora precarie e si vive anche un momento d’ambiguità tattica. Con l’Osasuna, Zidane è tornato ad optare per la difesa a tre: si trattava, in teoria, di un 5-3-2, ma Danilo e Marcelo erano proiettati molto di più alla fase offensiva. Utilizzare questo schema contro il Napoli, secondo me, sarebbe un pazzesco harakiri. Concluso quest’elenco pregno d’ottimismo per i partenopei, inviterei a non perdere di vista che:
a) Il fatto che il Madrid di Zidane ‘no juega a nada’, in Spagna, è cosa conclamata da tempo. Questo, però, non gli ha impedito di vincere una Champions e battere la storica striscia d’imbattibilità del Barcellona. E quando le cose gli vanno male, interviene spesso la sua ‘flor’, la fortuna che gli hanno rinfacciato a più riprese i suoi detrattori;
b) Il Real Madrid, in Champions, si trasforma. È casa sua. Nei match dell’Orejona, i blancos trovano risorse che non sapevano nemmeno di possedere, a volte se le inventano dal nulla. Quindi, guai a mettere in dubbio anche per un secondo che gli strafavoriti siano ancora loro.

AF: Ho seguito la marcia di avvicinamento del Real a questo doppio confronto. Molto spesso, i giornali spagnoli hanno ricordato la parabola della stagione 2014/2015, quella post-Décima. Ovvero, un rendimento eccezionale fino a dicembre e poi il buio. Hanno paura possa ripetersi, magari anche e proprio in quella Champions che Mirko definisce giustamente come una sorta di Casa Real. In effetti, da gennaio a oggi, il Real ha visto crollare molte certezze, i risultati e il gioco hanno perso brillantezza in parallelo. E l’ambiente caldo e sempre pronto alla polemica, vedasi le critiche a Benzema, non aiuta. La Champions potrebbe essere la sveglia di questa squadra, e a quel punto sarebbero dolori per il Napoli. Anche perché esperienza e qualità assoluta sono tutte dalla parte di Zidane. Sarà lo stesso Real a determinare se stesso e la partita, domani sera. Come al solito, con isterismo e senza mezze misure. Due chance: il Real Madrid apre gli occhi, si accorge di essere ancora il Real Madrid e ritorna a essere una squadra in grado di vincere facile contro chiunque. Oppure finisce che prenda esempio da me, che allungo la mano, cerco di staccare la mia canzone-buongiorno, finisco per riuscirci. E continuo a dormire, che non è mai una buona idea.

Real Madrid-Granada 5-0. Il sottotitolo di questo video potrebbe essere “Quando si sveglia il Madrid che dorme”

Alfonso ha utilizzato il termine “esperienza”, bene o male tutti l’avete sottinteso. Quanto conta l’esperienza in certe sfide sui 180 minuti? E cos’altro può incidere sul pronostico dei due match?

MG: Il Napoli gioca per la seconda volta un ottavo di finale di Champions. Il Real Madrid è la squadra che più volte – venti – si è qualificata alla fase finale della Champions a eliminazione diretta. Per essere sadici, il Real in Champions di partite così ne ha giocate quaranta, il Napoli le due contro il Chelsea. La maggiore esperienza porta con se l’abitudine mentale a giocare partite del genere, lunghe 180 minuti, e la consapevolezza che non tutto è perduto al primo errore. Ma nel calcio non può esistere solo l’esperienza. Per il Napoli questa partita deve essere vissuta come un riconoscimento per i passi da gigante compiuti negli ultimi anni, un’opportunità conquistata sul campo. Come fu Rocky contro Apollo Creed. E, proprio come il primo Balboa, al Napoli non deve mancare la sfrontatezza. Fin qui, però, il Napoli non è mai stato all’altezza del suo potenziale nelle partite che contano. E partite così importanti ne ha giocate pochissime. Anche a Lisbona, contro il Benfica, il secondo tempo si disputò a qualificazione acquisita. Sarebbe importante riuscire a entrare in campo pensando di non aver nulla da perdere, che poi è la verità.

GM: L’abitudine di giocare certe partite conta, occorre pensare su 180 minuti, e non buttare via i primi 90′. Non vedo altra via che provare a giocare come sappiamo, per il Real giocare un ottavo è come bere un caffè. Per noi, come ha detto Massimiliano, non è la stessa cosa. Col Chelsea uscimmo quando pensammo di passare, ma il Chelsea sapeva quanto sarebbe durata la partita, sapeva ogni cosa e vinse. Forse oggi il Napoli sa qualcosa di più, ed è quello che spero. Quel qualcosa di più c’entra tanto col gioco del pallone, io penso che il pubblico del Bernabéu meriti di vedere quel gioco che la squadra di Sarri sa fare, io penso che meritino un po’ di paura. Anche perché il gioco del Napoli fa paura a tutti, e non vedo perché non dovrebbe creare problemi al Real. La velocità di pensiero e di manovra, gli inserimenti da dietro, i tagli; queste cose, così come il Napoli le fa, potrebbero essere devastanti Molto della partita si gioca su questi aspetti. D’altro canto il Real non mi emoziona ma è pieno di fuoriclasse, calciatori incredibili, a loro servirà una palla soltanto, a noi potrebbero occorrerne tante. Poi si gioca al Santiago Bernabéu che non è esattamente il Sant’Elia.

MC: Il punto sta nell’impatto: se il Napoli resiste all’approccio col palcoscenico più importante del mondo, e limita le palle perse in fase d’impostazione (che fanno la fortuna di questo Madrid), può davvero giocarsela fino in fondo. È una questione di campo: il gioco costruito da Sarri sembra un’evoluzione del tiqui-taca spagnolo. Un possesso palla insistito, ma volto alla verticalità, alla velocità, agli scambi di posizione e ai triangoli. Chi ama il calcio, lo adora. La rosa a disposizione vanta una qualità ovviamente inferiore rispetto agli avversari, ma è comunque di enorme livello. E Zieliński può essere l’uomo in più: non è ancora certa la sua presenza da titolare, ma quando lo vedevo devastare il Bologna appena gli lasciavano tre metri, pensavo alle praterie incantate che spesso ti concede questo Real Madrid. Sarebbero il suo giardino. E poi c’è Mertens, che è improvvisamente diventato un piccolo Messi per qualità e numero di reti, la voglia di rivincita di Calleti, la qualità di Lorenzo, il miglior Hamsik di sempre, l’esplosività di Koulibaly. Sognare l’impresa, con questo Napoli, è quasi necessario.

 Piotr Zieliński modello Bologna

AF: Vi vedo tutti realisti con sbilanciamento verso l’ottimismo, e mi fa piacere. È il mio stato mentale solito, anche perché credo molto in questa squadra e nel fatto che possa farci divertire anche stasera, proprio come al solito. Eppure, a questa precisa domanda rispondo in maniera momentaneamente negativa. L’esperienza del Real, ovvero la sua forza storica, la sua narrativa e la qualità assoluta dei suoi calciatori, saranno le cose che determineranno questo doppio confronto. L’ho detto prima, lo ripeto. Deciderà tutto il Real, e a condizioni normali (del Real) non c’è storia. Come ho scritto, però, la risposta è momentaneamente negativa. Perché Real Madrid-Napoli è un’occasione per capire il reale peso dell’hype duale che circonda questo Napoli. L’hype del mercato, e qui mi ricollego allo Zieliński di Mirko, a Diawara, a Milik e Rog che non saranno della partita. E poi l’hype del gioco, quello che vi (ci) fa essere sorridenti e ottimisti anche se domani giochiamo contro il Real Madrid. Ecco, vediamo quanto siamo distanti da loro, che sono i migliori. Con il campo, con le nostre idee, con i nostri giovani. Questo potrebbe incidere, e ovviamente il sogno è che lo faccia già ora. In queste due partite, anche contro un grande Real. Il vero obiettivo, più vicino alla realtà, è capire come può incidere per un eventuale quarto di Champions del prossimo anno. Quando il sorteggio degli ottavi sarà meno suggestivo, ma pure meno beffardo. E il Napoli si presenta forte del figurone di quest’anno, dopo aver eliminato il Borussia Dortmund agli ottavi.

Abbiamo iniziato con un pronostico oggettivo, non viziato dalla condizione di tifosi o di napoletani. Chiudiamo con il sogno riferito a questa partita, quindi per forza legato alla fede o alle radici. E a quello che farete stasera, a quello che vorreste da questo doppio confronto.

MG: Da giorni, anzi da settimane, sono ossessionato dal ricordo della vigilia di quel Real Madrid-Roma vinto dai giallorossi. Era il 2008. Il sogno è ritrovare gli sguardi sgomenti dei giocatori del Real che si cercano tra di loro. Cristiano Ronaldo con la mano sul fianco mentre guarda nel vuoto. Con la Castiglia che scopre le note di ‘O surdato ‘nnammurato. Poi, però, suona la sveglia.

GM: Non ho ancora deciso se guardarla da solo, se andare in pub e sbronzarmi dalle sette, o se guardarla con i miei tre amici psicopatici come me. Sogno di vincere 2 a 0, sì, con il più classico dei risultati.

MC: Real-Napoli è la partita che ho sempre sognato. Vivo la Spagna ormai da un decennio, sono napoletano e amo Madrid alla follia, quello che sembrava un match utopico per me è diventato realtà, con un Napoli addirittura in grado di giocarsela. Il mio livello di commistione con la Spagna è rappresentabile dal fatto che, con un amico napoletano che vive qui da qualche anno, sto progettando il napoletañol. Funziona benissimo. Frasi del tipo “comm’ staje disfrutanno”, per noi, ormai sono diventate quotidiane. Per questo ed altri mille motivi la sfida di mercoledì, per me, sarà indimenticabile a prescindere dal risultato, che invece influirà sulla quantità di cene che dovrò pagare o farmi pagare dai colleghi di As. Loro sono passati da “finisce dopo mezz’ora” di dicembre al “siete favoriti” scaramanticamente ribaditomi varie volte in redazione (che se la mettono sul piano della scaramanzia, da buon napoletano, per loro finisce male). Mi auguro, soprattutto, di vivere un’atmosfera felice in città (dove, per rendere il tutto ancor più fantastico e surreale, ci sarà pure Maradona). I partenopei saranno oltre 10mila e vedere una Puerta del Sol azzurra, dopo averla bazzicata anche quando il Napoli era in C, sarà un ricordo che custodirò per sempre.

AF: In realtà, prima sono stato l’unico a fare davvero il pronostico. Quindi, mi prendo il diritto di trasformare proprio quel pronostico in un sogno in due puntate: all’andata, confermo il 3-1 del Real Madrid. Perché, se proprio il Napoli deve passare il turno contro Cristiano Ronaldo, voglio che avvenga dopo una grande prestazione al San Paolo. Un 2-0 bello, netto, meritato, senza discussioni, ovviamente con gol decisivo di Milik. Con la gente in delirio, che piange. Per chiudere i cerchi col destino, soprattutto. Poi, se magari stasera dovesse andar meglio, magari un pareggio con gol, non è che mi offenderei. Ci mancherebbe.