Le prime immagini della Bbc, Barzagli-Bonucci-Chiellini, sono un equivoco storico. Perché sono lontanissime dalla leggenda che il tempo scolpirà nell’immaginario collettivo, da quello che uno si aspetterebbe avendo vissuto tutto quello che è successo dopo. Sono le istantanee di due assist, cross decisivi per altrettanti gol, palloni laterali scodellati in area. Uno dalla sinistra, di Chiellini, concretizzato da Matri con una gran conclusione al volo; l’altro arriva dalla destra, è di Barzagli, e Luca Toni lo indirizza verso la porta di Agazzi con un bellissimo colpo di testa, la palla è angolatissima, tocca il palo prima di finire in rete. È Cagliari-Juventus 1-3, 5 febbraio 2011. La prima partita che Barzagli, Bonucci e Chiellini giocano insieme. Con i tre punti conquistati in Sardegna, i bianconeri di Gigi Delneri scavano un solco tra sé stessi e la nona posizione in classifica, occupata proprio dal Cagliari, 38 punti contro 32. Il quarto uomo della linea difensiva titolare, quella sera al Sant’Elia, è Frederik Sørensen.
Estate 2016. Cinque anni e mezzo dopo Cagliari-Juventus 1-3, la forza narrativa del trio difensivo della Juventus e della Nazionale è diventata talmente elevata da rovesciare i postulati del football postmoderno, che rivolge la maggioranza dei suoi racconti ai record e alle evoluzioni dei grandi talenti offensivi. Dopo Italia-Belgio 2-0, primo match degli azzurri agli Europei, Euan McTear scrive così su Squawka: «Gli aspiranti calciatori stanno crescendo in un’epoca in cui la retorica Nike o Adidas suggerisce che è molto più divertente essere Eden Hazard, Kevin De Bruyne o Yannick Carrasco. Eppure, tutti hanno visto che Bonucci, Barzagli e Chiellini sono stati i giocatori che si sono divertiti di più durante la partita di Saint-Denis. Potranno anche collezionare meno trionfi dell’omonima Bbc del Real Madrid, ma sono importanti per Antonio Conte esattamente quanto Cristiano Ronaldo & co. lo sono per Zinedine Zidane».
La Bbc è un romanzo verità, la trama si regge sull’eloquenza dei numeri e dei risultati: sulle 106 partite che la Juventus, nelle ultime sei stagioni, ha iniziato con Barzagli, Bonucci e Chiellini nell’undici titolare, 56 sono terminate con zero reti al passivo; lo score totale è di 69 gol subiti (media di 0,6 a partita); la percentuale di vittorie è del 66,9%, con 71 successi complessivi; gli ultimi cinque scudetti, le due affermazioni consecutive in Coppa Italia e un quarto di finale, una semifinale (in itinere) e una finale di Champions raggiunti sono la prova tangibile di una superiorità assoluta in Italia e di una nuova nobiltà europea che si originano dalla forza mostruosa della difesa.
L’ultima impresa è il doppio clean sheet contro il Barcellona. È vero che Andrea Barzagli ha giocato solo 16′ tra il match di andata dello Stadium e il ritorno al Camp Nou, ma questa Juventus è anche sua. Perché è una squadra costruita negli anni sul suo blocco arretrato, in campo e dal punto di vista emotivo. È il risultato di un progetto, di un’evoluzione tecnica e tattica, di un percorso partito dalla posa delle fondamenta. Le due partite da zero gol subiti contro Messi, Suárez e Neymar sono l’ultima pagina, probabilmente la più epica, suggestiva e identificativa, di uno screenplay della solidità iniziato a Cagliari, in una notte di equivoci. Barzagli, Bonucci e Chiellini, con Buffon. Il punto di partenza, i punti fermi. Loro, prima di tutti. Dopo di loro, tutto il resto.
Il titolo del video è suggestivo, e azzeccatissimo: “BBC – Art Of Defending”
La costruzione tattica della Bbc come trio difensivo puro comincia a Napoli, il 29 novembre del 2011. La prima Juventus di Conte ha due caratteristiche fondamentali: pratica un calcio ad altissima intensità e propone principi di gioco predefiniti, fissi, riconoscibili. Non c’è un modulo di riferimento, la disposizione in campo subisce continui ritocchi in base alle caratteristiche degli uomini disponibili, alle condizioni fisiche della rosa e all’avversario di turno. Al San Paolo, Conte schiera per la prima volta tre difensori centrali. La Bbc, appunto, con Lichtsteiner ed Estigarribia esterni di fascia. La scelta viene spiegata così da Francesco Paolo Giordano in una cronistoria di Juve-Napoli pubblicata su Undici: «Gli azzurri, allora allenati da Mazzarri, andavano in campo con un sistema di gioco pressoché simile, al punto che l’allenatore napoletano diede a intendere come il collega avesse copiato da lui. In realtà, la mossa di Conte, più che irrobustire il sistema difensivo, aveva lo scopo di costruire un centrocampo dinamico, capace di occupare tutti gli spazi e in cui Pirlo poteva prendersi qualche libertà tattica in più».
Campetti posizionali di Napoli-Juventus 3-3, 29/11/2011. A sinistra gli azzurri di Mazzarri, a destra i bianconeri. È la prima partita giocata dalla Juventus di Conte con la difesa a tre. È la nascita della Bbc
L’aumento dell’efficacia del reparto centrale è solo il primo degli obiettivi tattici che Conte riesce a raggiungere col nuovo schema. C’è altro, tanto altro. Il 3-5-2 permette la presenza contemporanea dei sei giocatori più forti dell’organico, i tre difensori centrali e i tre centrocampisti (Pirlo, Marchisio e Vidal), e getta le basi per la creazione di un’idea nuova per il calcio italiano: il doppio playmaker, Pirlo a centrocampo, Bonucci in difesa. Grazie a questo sistema, entrambi i calciatori sono protetti da due compagni in grado di fornire le adeguate coperture preventive e di colmare il gap sul breve nelle fasi di recupero palla e contenimento. Ruud Gullit, nel suo libro How to Watch Soccer, spiega in maniera chiara questo concetto: «La Juventus e la nazionale italiana utilizzano lo stesso sistema per esaltare le qualità di Pirlo. Questa disposizione permette al regista di avere supporto quando la squadra perde il pallone e di essere protetto quando invece è proprio lui a impostare la manovra. Inoltre, permette a un altro calciatore di assumere il comando nella costruzione del gioco qualora gli avversari riuscissero a neutralizzare la fonte di gioco primaria, oppure cambiassero la disposizione in campo in modo da pareggiare il duello numerico a centrocampo».
L’altro calciatore che – accanto a Pirlo, dopo Pirlo – ha assunto il comando nella costruzione del gioco è proprio Leonardo Bonucci. Uno degli scouting report più recenti sul difensore centrale bianconero, attraverso la narrazione tattica e le statistiche avanzate, definisce la dimensione assoluta raggiunta dall’ex di Bari e Pisa al culmine del suo processo di maturazione: «Bonucci ha letteralmente trasformato il paradigma del regista arretrato, ha saputo cambiare, arretrandola, la posizione da cui può partire la costruzione dell’azione offensiva. Ha influenzato la tendenza globale del gioco, anche perché è riuscito ad accoppiare questa capacità distributiva a delle ottime doti di copertura, quelle classicamente riferite al ruolo. In questo modo, è arrivato al vertice mondiale, al livello di star assoluta che molti allenatori gli riconoscono. Se tutti i difensori possono vincere i duelli aerei contro gli avversari o marcarli da vicino, chiudere le linee di passaggio o magari segnare un gol decisivo, in pochi possono garantire 7,2 lanci lunghi precisi a partita, un’accuracy nei passaggi dell’89% su una media di 69 palloni giocati e circa 1,5 key passes per match» (Austin Nyquist, su Outsideofttheboot).
Il percorso di Bonucci, per ampiezza di significati tecnici ed emotivi, rappresenta al meglio la rinascita della Juventus, lo spirito della Bbc, la forte appartenenza che caratterizza questo ciclo vincente. La crescita del calciatore è esponenziale, soprattutto in relazione alle difficoltà della prima stagione. Dal punto di vista puramente difensivo, il primo Bonucci palesava limiti nella lettura dei movimenti in area degli attaccanti e negli uno contro uno frontali, soprattutto in velocità. Il continuo autoperfezionamento e un sistema di gioco più adatto alle sue caratteristiche hanno limato questi suoi difetti strutturali, e così Bonucci si è trasformato in un centrale efficace anche in fase di chiusura e contenimento. Questo upgrade diventa tangibile leggendo un dato particolare, quello degli intercetti: 1,6 per match nella prima stagione, 2,4 in quella in corso.
Il resto appartiene alla dimensione di assoluta modernità nell’interpretazione del ruolo: Bonucci è il primo calciatore a disposizione di Allegri per numero di palloni giocati in campionato (circa 69 per match) ed è quello che rischia di più in fase di costruzione (lunghezza media dei passaggi di 24 metri, nessun uomo di movimento come lui). Anche oggi, pure in un modulo a quattro che ha aumentato le attribuzioni difensive individuali per assecondare il talento degli uomini d’attacco, Bonucci è il calciatore che si assume le maggiori responsabilità in fase di possesso palla. La dinamica interna al gioco si riflette anche nella narrativa extracampo: Bonucci è il simbolo della juventinità contemporanea, identifica il gruppo, racconta la grinta e la voglia di vincere che caratterizzano la mitopoiesi della squadra bianconera. È un leader, semplicemente un leader. Per come gioca, per come esprime sé stesso e il suo legame con la Juventus.
Leonardo Bonucci, highlights individuali di Juventus-Barcellona: qualità difensive, personalità, costruzione delle ripartenze
Gli altri due lati del triangolo Bbc, Andrea Barzagli e Giorgio Chiellini, hanno una dimensione tattica più ordinaria ma al tempo stesso più liquida rispetto a Bonucci. Probabilmente comporrebbero la coppia centrale ideale per qualsiasi allenatore innamorato della linea a quattro: Barzagli è un difensore concettuale, che fa della lettura anticipata delle situazioni di gioco il suo punto di forza (2.2 intercetti per match nella scorsa stagione, un career high di 3 ogni 90′ nel 2012/2013); Chiellini rappresenta invece un’esplosione di irruenza e forza fisica, di straripante carica agonistica (71% di duelli aerei e 71% di take-on vinti nel campionato in corso). Una complementarietà perfetta, eppure non limitante. Barzagli e Chiellini, accanto a questa definizione convenzionale del proprio profilo tecnico, sono infatti gli uomini che hanno permesso alla Bbc di interpretare diversi sistemi di gioco lungo questi sei anni e mezzo di esperienza condivisa. Entrambi hanno saputo adattarsi a diversi set di movimenti, come difensori centrali puri, terzini di contenimento, esterni bassi in chiave moderna. Questa tendenza alla variabilità è stata accentuata dal lavoro di Allegri, che nelle sue tre stagioni a Torino ha saputo costruire una Juventus in grado di cambiare facilmente la disposizione in campo, di partita in partita come all’interno degli stessi 90′.
L’evoluzione più inaspettata e tatticamente interessante è stata quella di Andrea Barzagli. Che, soprattutto nell’ultimo segmento della sua avventura bianconera, è stato spesso utilizzato nel ruolo ibrido di terzino di scivolamento. Ovvero l’uomo che permette alla difesa a tre di trasformarsi in un reparto a quattro. Una dinamica descritta in maniera chiara in un’analisi tattica di Outsideoftheboot, riferita alla recente vittoria interna della Juventus sul Milan (2-1): «La posizione di Andrea Barzagli, che dal centrodestra della difesa si sposta sulla fascia, permette alla Juventus di sfruttare tutta l’ampiezza del campo in fase di possesso palla. In questo modo, il difensore bianconero può inserirsi negli spazi lasciati liberi dai tagli di Dani Alves e si trasforma in un esterno-regista, lo stesso ruolo che Marcelo svolge tanto bene nel Real Madrid, seppure le caratteristiche dei due calciatori siano molto diverse». Lo stesso variabile tattica è stata fondamentale, per Allegri, in un certo periodo dello scorso campionato: nella decisiva partita contro il Napoli, un 4-4-2 asimmetrico disegnato proprio sulla coppia di destra Barzagli-Cuadrado ha depotenziato il sistema offensivo di Sarri e creato una nuova fonte di gioco per la Juventus.
Andrea Barzagli, in percussione
La carriera di Chiellini racconta un percorso opposto a quello di Barzagli: dopo la formazione e gli esordi da terzino, l’ex di Livorno e Fiorentina si è trasformato in centrale puro, in modo da sfruttare in una porzione di campo più vicina all’area di rigore difensiva il suo grande atletismo e le sue capacità nell’uno contro uno. Anche come difensore di sinistra della linea a tre, Chiellini riusciva a dare un’interpretazione dinamica del ruolo: «Le sue avanzate palla al piede, ideali per creare superiorità numerica in mediana, raccontavano il suo background di uomo di fascia ed erano un proverbiale aiuto per la Juventus ad allargare il campo nei momenti in cui il possesso faceva fatica a raggiungere gli uomini offensivi» (Sam Lopresti, su bleacherreport). In caso di necessità, l’adattamento di Chiellini a una difesa a quattro e al ruolo di esterno basso ha rappresentato, rappresenta e rappresenterebbe un semplice ritorno al passato. Nel frattempo, Allegri lo vede e quindi lo utilizza come centrale di sinistra nel nuovo sistema. È il ruolo in cui Chiellini ha costruito la sua epica maggiore, soprattutto contro avversari come Real Madrid (semifinale di Champions 2014/2015, la famosa partita giocata con una vistosa fasciatura al capo) e Barcellona (giusto qualche giorno fa).
Giorgio Chiellini, Barcellona-Juventus: una partita da 6 tackle riusciti, 5 intercetti, 3 palloni spazzati e 2 tiri bloccati
Nel 2017, una ricerca su Youtube permette di trovare contenuti che possono essere usati per supportare tesi e argomentazioni. Valgono quanto una prova durante un’indagine, le immagini non possono essere smentite, sono una testimonianza diretta. L’assoluta aderenza di Barzagli e Chiellini all’identità Juventus è un concetto facilmente rintracciabile, operando in questo modo. In un faccia a faccia con Federico Buffa, per esempio, c’è Andrea Barzagli che parla del suo modo di intendere, vivere, preparare il calcio: il centrale bianconero spiega che anche lui studia gli avversari diretti attraverso lunghe sedute di video-analisi, racconta i suoi tre anni a Wolfsburg – Buffa li presenta come «esperienza alternativa» – dicendo che il tecnico del titolo di Bundes 2009, Felix Magath (proprio lui, un incubo ricorrente degli juventini più anziani), gli ha «stravolto la vita». Poi, a un certo punto, inizia a parlare di Juventus. E spiega in poche parole il topos della Bbc, che poi è la definizione dialettica del quinquennio di successi bianconero: «Dopo aver vinto il primo scudetto, sono andato in vacanza e pensavo solo a vincere il secondo. Prima di arrivare a Torino avevo una mentalità media, da calciatore medio, poi non so cosa sia successo alla Juve. Fatto sta che oggi ho un atteggiamento diverso, una fame diversa».
Giorgio Chiellini, invece, esprime la sua prossimità ai concetti tipici della narrativa juventina subito dopo il 3-0 contro il Barcellona, pochi giorni fa. Sorride alle telecamere, perché è impossibile non farlo dopo una partita del genere. Ma è consapevole di tutti gli elementi del contesto: la sua squadra, la forza dell’avversario, il futuro. E dice che la partita più difficile è sempre e proprio quella successiva – che poi in questo caso è un’affermazione veritiera: «Manca ancora tanto, al Camp Nou sarà una serata completamente diversa. Conosciamo i nostri pregi e i nostri difetti, ma dipende da noi». È coscienza delle difficoltà future, ma anche voglia di autodeterminazione sul campo. È il modo perfetto di andare in Catalogna e prendersi una qualificazione storica. Lo è stato, effettivamente.
La costruzione del mito della Bbc è avvenuta soprattutto sul campo, e basta rileggere le cifre che raccontano la solidità, i record che la certificano: il primato di imbattibilità di Buffon in campionato, i 973 minuti senza gol al passivo toccati il 20 marzo del 2016 durante il derby col Torino; l’attuale striscia con la rete inviolata in Champions, giunta a 9 ore e 25 minuti di gioco, con 2 gol subiti in tutta la competizione e 7 clean sheet su 9 incontri; i 22,2 gol subiti (in media) nelle ultime cinque edizioni della Serie A, con la quota di 20 toccata nelle annate 2015/2016 e 2011/2012.
Poi c’è una lunga traiettoria di grandi prestazioni, partite che sono vere e proprie espressioni di quella «art of defending» citata da Blair Newman in un pezzo pubblicato dal Guardian. Che, evidentemente non è un caso, è dedicato proprio all’evoluzione tecnica e tattica di Leonardo Bonucci. Il doppio confronto con il Barcellona chiude un cerchio europeo aperto a novembre del 2012, con un altro 3-0 storico, confezionato contro il Chelsea campione d’Europa. Nel commento di Adam Winter per il Telegraph, la difesa della Juve viene definita «as obdurate as as one marshalled by the superb Chiellini». Il termine “obdurate”, in italiano, dovrebbe tradursi come “ostinato”, “caparbio”, “inflessibile”. È una bella definizione, per Chiellini, per la Juventus. Descrive perfettamente una partita che è possibile rivivre grazie a una sintesi su Youtube: cinque minuti scarsi di montaggio e una sola occasione costruita dal Chelsea, tra l’altro in contropiede. La cronologia delle notti di Champions propone altri momenti importanti lungo la stagione 2014/2015. In un articolo di presentazione sulla finale di Berlino 2015 pubblicato sul Telegraph, Alistair Tweedale racconta così la forza difensiva dei bianconeri: «Tre gol subiti nelle ultime otto partite di Champions sono il risultato di una grande applicazione degli uomini della terza linea. Che, sommando tutti i dati, mettono insieme 483 eventi difensivi tra intercetti, palle recuperate e spazzate. La quota più alta dell’intera competizione». Era un momento in cui Allegri aveva optato per la difesa a quattro – con Bonucci e Chiellini centrali -, Barzagli è entrato nell’undici titolare solo nel match di ritorno con il Monaco, nei quarti di finale. Al Louis II è finita 0-0 dopo il successo per 1-0 dell’andata.
Barzagli ha giocato anche i dodici minuti finali del match del Bernabéu contro il Real Madrid. Una partita raccontata in modo abbastanza suggestivo da Sam Borden, cronista del New York Times: «Immaginate una folla di persone, migliaia di persone, in piedi di fronte ad una vecchia porta di legno. Una porta che tutti vogliono oltrepassare. Inizialmente, questa gente si organizza e manda qualcuno a bussare alla porta, a turno. Poi le bussate diventano calci. E poi aumentano di intensità, colpo dopo colpo, Ecco, questa è stata Real Madrid-Juventus: i bianconeri sono stati protagonisti di uno sforzo difensivo che resterà nella storia del club».
Real Madrid-Juventus 1-1
Ci sono altre serate iconiche, come ad esempio la vittoria di Manchester contro il City, nella Champions della passata stagione. Nel live della partita sul Guardian, Scott Murray scrive – al novantesimo – che si tratta essenzialmente di una sfida «difesa contro attacco». Solo che la Juventus «è una squadra italiana, e quindi è esercitata a rimanere all’indietro». Il luogo comune ce riesce a diventare la definizione di una squadra. Al ritorno, con l’intera Bbc titolare, termina col risultato di 1-0 per i bianconeri. Il Manchester Evening utilizza l’aggettivo «resiliente» per descrivere l’approccio della Juventus. Nel campionato italiano ci sono tante prestazioni da isolare, da incorniciare. Per peso e importanza, va ricordata quella del febbraio 2016 contro il Napoli: la Bbc si adatta a un modulo 4-4-2 – come già spiegato in precedenza – e concede alla squadra di Sarri un solo tiro in porta. Il momento chiave è lo splendido intervento di Bonucci, in spaccata e in anticipo su Higuaín. Il titolo dell’analisi tattica pubblicata da Outsideoftheboot è «Defensive Solidity and Formational Fluidity». Ed è ovviamente riferito alla Juventus.
Altri match significativi nella storia della Bbc sono stati quelli casalinghi con la Roma, rivale diretta di questi anni, sempre battuta allo Stadium: il 3-0 del gennaio 2014 rappresenta ancora oggi un vero e proprio benchmark tattico di preparazione alla partita e al confronto contro un determinato avversario; il 3-2 del successivo campionato è stato risolto da uno splendido tiro al volo di Bonucci a pochi minuti dal 90esimo. Infine, la vittoria di misura di quest’anno, l’1-0 firmato da Higuaín, la partita che ha segnato il primo strappo in classifica tra bianconeri e . La Roma ha concluso solo due volte verso la porta di Buffon, anche in questo caso la difesa della Juventus è stata definita «resiliente» – stavolta su FourFourTwo. Ai match con la Juventus, si aggiungono quelli con la Nazionale, agli Europei del 2012 e del 2016. In Polonia e Ucraina, la Bbc ha iniziato da titolare le partite contro Irlanda, Germania e Spagna (la finale, con Chiellini out per infortunio al 21esimo minuto). Un solo gol subito, quello ininfluente di Özil, su rigore, nella semifinale contro i tedeschi. In Francia, l’estate scorsa, la seconda grande avventura in azzurro: la sfida contro il Belgio è stata celebrata da Squawka con un tweet statistico eloquente, che sottolineava i 94 passaggi completati, i 18 palloni ribattuti, i 9 intercetti e i 6 passaggi/tiri bloccati dell’intero trio difensivo; quelli contro Spagna e Germania hanno generato una letteratura epica e tattica dedicata alla nazionale di Conte, a partire da Paul Wilson sul Guardian («La difesa è la grande forza di questa squadra») fino a Sam Wallace sul Telegraph («Löw ha modificato la disposizione della sua squadra, passando a una difesa a tre in modo da opporsi in maniera rispetto al modulo italiano con tre difensori e cinque centrocampisti»).
Italia-Belgio, personal highlights di Bonucci
L’impatto della Bbc sul calcio italiano ed europeo è un dato verificato, non solo dall’ultima quote del Telegraph. La difesa a tre – riportata sui grandi palcoscenici da Conte e confermata da Allegri per assecondare la qualità assoluta di Barzagli, Bonucci e Chiellini – è diventato un tema centrale nella nuova discussione tattica. Nigel Winterburn, storico difensore dell’Arsenal, ha spiegato che questo sistema potrebbe influenzare il calcio per i prossimi anni: «Una difesa a tre, legata quindi a un sistema difensivo a cinque, si addice perfettamente al calcio di oggi. I terzini moderni sono più propensi a giocare in attacco che in difesa, è uno schema che favorisce questo tipo di calciatori». Ed esalta i difensori dalle grandi capacità.
Ovviamente non è solo una questione di moduli o di tattica. La Juventus di oggi sta nella stessa shortlist delle grandi edizioni del passato: quella di Platini e Trapattoni, quella di Del Piero e Lippi. Tanti cicli vincenti, tutti basati su un blocco difensivo italiano: Gentile-Cabrini-Scirea, Ferrara-Torricelli-Vierchowod (oppure Zambrotta-Ferrara-Iuliano). Oggi ci sono Barzagli, Chiellini e Bonucci, che rappresentano la continuità nella storia della Juve, sono l’eredità tecnica e narrativa di un modo di fare calcio, di proporlo sul campo, di portarlo fino ai massimi livelli. Le fondamenta, la difesa, l’identità. Si comincia da qui. Dal blocco italiano che storicamente caratterizza la squadra bianconera, che guida le sue vittorie. Buffon, e dopo la Bbc. Il punto di partenza, i punti fermi. Loro, prima di tutti. Dopo di loro, tutto il resto.