L’importanza dei numeri

Il match analyst è la figura del presente, per affrontare al meglio gli avversari. Ne abbiamo parlato con Antonio Gagliardi, l'analista della Nazionale.
di Redazione Undici 25 Maggio 2017 alle 17:33

Una volta c’era l’allenatore in seconda, con il blocchetto in panchina accanto all’allenatore. Oppure l’osservatore, inviato in tribuna nelle partite dell’avversario a prendere appunti. Adesso sono migliorati gli strumenti ed è migliorata la qualità della vita di un tecnico. Tutto questo lavoro (studiare la propria squadra, segnalare i malfunzionamenti, conoscere l’avversario e i proprio automatismi) è di un uomo solo. Il match analyst è un prodotto del calcio che sfrutta per intero le possibilità della tecnologia: guarda partite, tira fuori numeri e tattiche, seziona il campo e restituisce report incontestabili. La parola d’ordine è “oggettivo”: il match analyst racconta una partita esattamente per come avviene. La Nazionale ne ha uno per sé, che è Antonio Gagliardi. E ne ha altri quattro per le altre Nazionali (Under 21, 19 e 17 maschile per il maschile, Nazionale A, Under 19 e 17 per il femminile) messi in un’area specifica di cui lo stesso Gagliardi è responsabile, aiutato da Filippo Lorenzon: sono allenatori anche loro (per regolamento e vocazione), che hanno il compito di «fare un’analisi oggettiva di quello che succede in campo, aiutati dalla tecnologia».

Gagliardi è un grande appassionato di tattica, ha cominciato da collaboratore occasionale delle prime aziende che si sono occupate di analisi e ha messo in parallelo il suo percorso di crescita con quello della figura del match analyst. A ogni innovazione, si è fatto trovare pronto. Forniscono grafici, numeri, momenti della partita, mostrano quello che ha funzionato e quello che no. Hanno un’anima da nerd, sono una figura che prende piede. Che presto sarà indispensabile, ma ora lo è già. La Figc lo ha capito da subito, Gagliardi è al vertice di un movimento nuovo: «La nostra analisi è sulle partite degli avversari che andremo a incontrare e sulle nostre giocate. Aiuta la crescita del movimento? Sì, perché se guardiamo l’avversario pensando a come raggiungere il risultato, guardiamo le nostre partite pensando a come poter migliorare. Lavoriamo, quindi, sulla crescita collettiva e individuale. Con i dati». Sono il contrario dell’irrazionalità del pallone? «Il gol rimane casuale. Noi lavoriamo per crearne i presupposti».

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