Chi ha vinto la Champions giocando fuori ruolo

di Redazione Undici 31 Maggio 2017 alle 12:15

Felix Magath, suo tecnico ai tempi del Wolfsburg, ha detto di Mario Mandžukić: «Potrebbe giocare due partite consecutive senza fermarsi nemmeno per un minuto». Una dichiarazione che restituisce la disponibilità al sacrificio del calciatore croato, il motivo per cui Allegri gli ha chiesto di spostarsi in fascia per migliorare il 4-2-3-1 che aveva in mente. L’adattamento dell’attaccante bianconero alle necessità di allenatore e squadra ha regalato alla Juventus quel boost che sta portando ai risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Nella finale di sabato, potrebbe risultare ancora una volta decisivo proprio l’apporto di Mandžukić, a cui viene chiesto di lavorare alla doppia fase come un esterno moderno. Con 3,5 duelli aerei vinti di media è il quindicesimo nella particolare classifica relativa alla Champions League. Il croato effettua ancora 1,6 tackle a partita, 1 intercetto e 2 spazzate di media in ogni gara, ma è soprattutto la dedizione e la disponibilità a giocare per la squadra a renderlo indispensabile nell’approccio tattico della nuova Juve di Allegri.

In caso di vittoria della Juventus, Mandžukić non sarebbe in ogni caso il primo calciatore a vincere la Champions League giocando in un ruolo non suo. Il Manchester United, ad esempio, ha impiegato sia David Beckham che Wayne Rooney in posizioni diverse da quelle naturali. In entrambi i casi la richiesta è stata fatta da Sir Alex Ferguson. Beckham è stato uno dei protagonisti della Champions 1998/99 vinta all’ultimo minuto contro il Bayern Monaco. Nonostante le precedenti gare giocate da esterno di centrocampo insieme a Ryan Giggs, Paul Scholes e Roy Keane, con gli ultimi due squalificati per la gara decisiva, l’allenatore scozzese spostò Becks al centro con Butt, mentre Giggs e Jesper Blomqvist agirono sulle fasce. Il finale è rimasto scritto per sempre nella storia.

Sempre Ferguson convinse Rooney a spostarsi dal centro per lasciare spazio a Cristiano Ronaldo. Sia nei quarti di finale della Champions 2007/08 contro la Roma che nella semifinale contro il Barcellona, con la scelta di un 4-4-1-1 con Tevez in appoggio al portoghese, l’allenatore ha usato Rooney come esterno capace di tenere bassi gli esterni avversari grazie alla sua spinta. L’attaccante inglese tornò al centro nella finale contro il Chelsea, poi vinta ai rigori, ma fu fondamentale nel percorso che portò a quella gara.

Altri due giocatori ad aver cambiato la propria posizione in campo per portare la propria squadra alla vittoria, devono il proprio adattamento a due allenatori da sempre considerati grandi nemici: José Mourinho e Pep Guardiola. Il primo ha convinto Samuel Eto’o a giocare da esterno dietro Milito nel suo passaggio dal 4-3-1-2 al 4-2-3-1, che con Mou significa giocare in una posizione che comporta un grande sacrificio difensivo. Il camerunense si è adattato ai dettami del portoghese; in particolare nel ritorno della semifinale contro il Barcellona e nella finale contro il Bayern, Eto’o si è sacrificato giocando nella propria metà campo lavorando quasi come un terzino. Un adattamento che è valso la vittoria della Champions League 2009/10.

Tra gli altri calciatori di grande lignaggio ad aver lavorato in posizioni diverse da quelle canoniche c’è anche Yaya Touré. L’ivoriano si è lasciato plasmare da Pep Guardiola. Nella finale 2008/09, in cui il Barcellona affrontava il Manchester United, Touré ha abbandonato il suo ruolo di centrocampista davanti alla difesa per ritrovarsi a giocare da difensore centrale. Con le squalifiche di Eric Abidal e Dani Alves, Guardiola scelse di posizionare Puyol nel ruolo di terzino destro con l’ivoriano ad agire al centro del reparto difensivo. La vittoria finale per 2 a 0 confermò la bontà delle scelte dell’allenatore spagnolo.

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