Le cose positive

L'Europeo degli Azzurrini è finito in semifinale, ma ha lasciato buoni frutti: un grande carattere, soprattutto.
di Alessandro Cappelli 28 Giugno 2017 alle 10:35

Cracovia, minuto 74. Marco Asensio, gioiellino di casa Real Madrid, galoppa sulla fascia sinistra ad ampie falcate, tiene a distanza Davide Calabria a strattoni di velocità e, poco prima di pestare la linea di fondo campo, fa in tempo a servire a Saúl Ñíguez l’appoggio per la sua prima tripletta in carriera. Il gol costruito sull’asse madrileño manda sul 3-1 la semifinale dello Stadion Cracovii tra Spagna e Italia Under 21, anticipando di un quarto d’ora abbondante il triplice fischio dell’arbitro Slavko Vinčić. Complice anche l’espulsione di Gagliardini dopo un’ora di gioco, sembra evidente che la formazione di Di Biagio non avrà le energie per recuperare il doppio svantaggio nel poco tempo a disposizione.

A caldo, subito dopo la sconfitta, il ct ha espresso due concetti molto chiari: «Dopo l’espulsione gli avversari hanno preso il sopravvento», il primo, e: «L’obiettivo del torneo era rilanciare il calcio italiano. E l’abbiamo raggiunto».

Gli Azzurrini sono usciti contro la grande favorita del torneo dopo una prestazione molto convincente, specialmente nel primo tempo. L’eliminazione lascia l’amaro in bocca perché la sensazione, soprattutto prima che iniziassero gli Europei, era quella di trovarsi di fronte a una delle selezioni più forti degli ultimi tempi, paragonabile a quella che alzò il trofeo a Bochum nel 2004, con Gentile in panchina e un giovane Gilardino a fare il centravanti.

FBL-EURO-2017-U21-ESP-ITA

Come valutare, dunque, il lavoro del ct, del gruppo e della Nazionale Under 21 in generale? Una risposta semplice, diretta e decisa probabilmente non c’è.

Questa rappresentativa non ha strappato applausi o elogi in Polonia. Anzi. Durante il girone, nelle partite con Danimarca, Repubblica Ceca e Germania, gli avversari sono riusciti a sfruttare le poche carenze della formazione di Di Biagio. A cominciare dalla fluidità nella costruzione del gioco, con un palleggio che non è sembrato davvero all’altezza delle qualità dei suoi interpreti, ed è andato in difficoltà contro i sistemi di pressione avversaria. Così, spesso, gli Azzurrini hanno preferito affidarsi alle giocate dei singoli piuttosto che alla manovra organizzata. Anche la forma fisica è stata uno dei punti critici della squadra: alcune Nazionali, Repubblica Ceca in testa, hanno dimostrato di poter reggere ritmi frenetici insostenibili per i nostri. Sono state infine prese di mira dalla critica anche le prestazioni di alcuni singoli giocatori.

Ma Bernardeschi e compagni sono arrivati fino alla semifinale, qualificandosi come primi in classifica nel gruppo. E se la sono giocata con la versione giovane – e comunque brillante – delle Furie Rosse. Forse era lecito aspettarsi di più da un gruppo così tecnico, così talentuoso. Così pronto, con tanti titolari in Serie A. Ma è stato un gruppo che ha saputo imporre la sua legge nel momento di maggiore difficoltà.

Dopo la sconfitta nella seconda partita del girone, un altro 3-1, stavolta contro la Repubblica Ceca di Patrik Schick, l’Italia era data per spacciata, virtualmente fuori dai giochi. Aggrappata alla speranza solo da un enigmatico incastro di coincidenze favorevoli. Contro la Germania, da subito una delle candidate ad arrivare fino alla finale (giocherà contro la Spagna nell’ultimo atto del torneo grazie alla vittoria sull’Inghilterra), serviva una vittoria. E una vittoria è arrivata.

Spain v Italy: Semi Final - 2017 UEFA European Under-21 Championship

Gigi Di Biagio ha dimostrato di saper giocare anche mischiando le carte, mandando in campo l’attacco “piccolo” – Berardi, Bernardeschi, Chiesa – e lasciando in panchina la punta titolare Petagna. Una scelta concepita per sfruttare al meglio i due elementi chiave della squadra: gli esterni, con le catene laterali formate da ala e terzino in sovrapposizione praticamente costante; la capacità di Federico Bernardeschi di associarsi ai giocatori in fascia partendo dal centro per colpire la Germania là dove soffre di più, nello spazio tra terzino e centrale di difesa.

I giocatori, invece, hanno avuto il merito di gestire al meglio le energie (sì, proprio quelle che dovevano essere il vulnus del gruppo), modulando perfettamente il livello dell’intensità a seconda dei momenti della gara, scegliendo accuratamente le situazioni in cui accelerare e pressare alto. Come in occasione del gol decisivo, nato da un recupero di Pellegrini al limite dell’area di rigore avversaria.

È vero che il passaggio del turno è frutto anche di un regalo della Danimarca, che ha vinto 4-2 contro la Repubblica Ceca pur non avendo speranze di proseguire. Ma la capacità dell’Italia di tirare fuori la miglior prestazione proprio nel momento del bisogno è un punto a favore, un segno di maturità, un punto anche di partenza.

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