Quando Conte e Sarri allenarono la stessa squadra

Oggi protagonisti della staffetta al Chelsea, si alternarono all'Arezzo, in Serie B, nella stagione 2006/07.
di Redazione Undici 29 Maggio 2018 alle 12:08

A Stamford Bridge la stagione è terminata con un trofeo, la Fa Cup vinta in finale contro il Manchester United. Non basterà, però, a salvare la panchina di Antonio Conte al Chelsea: deludente il quinto posto in campionato – con i Blues fuori dalla prossima Champions League – e soprattutto irrimediabilmente compromesso il rapporto tra l’ex ct della Nazionale e il management del club londinese, con il mercato principale argomento spinoso. A succedere ad Antonio Conte, che ha ancora un anno di contratto (e che quindi aspetta una buonuscita dal club inglese), sarà con tutta probabilità un altro italiano, Maurizio Sarri. L’accordo tra Chelsea e tecnico ci sarebbe già, per l’ufficialità si tratta con il Napoli, che, pur avendo già scelto Ancelotti, ha ancora sotto contratto l’allenatore toscano.

Curiosamente, Conte e Sarri hanno condiviso in passato una stessa panchina: nel 2006/07, si alternarono ad Arezzo, in Serie B. Per Conte si trattò della prima esperienza da allenatore, dopo un anno da vice a Siena, mentre Sarri aveva già una lunga gavetta e l’anno prima aveva allenato a Pescara, sempre in B. Conte, che cominciò la stagione in panchina, venne esonerato dopo nove giornate, con i toscani ancora a secco di vittorie. L’Arezzo, oltretutto, era stato sanzionato con sei punti di penalizzazione perché coinvolto nel caso Calciopoli, così alla decima giornata, quando subentrò Sarri, la squadra era ultima in classifica a -1. Anche con Sarri, le cose non andarono benissimo: con lui l’Arezzo perse le prime quattro partite senza segnare un gol, per poi sbloccarsi e vincere contro il Pescara, a inizio dicembre. A Torino, contro la Juventus, l’Arezzo strappò un imprevedibile 2-2, ma alla fine del girone d’andata la squadra aveva vinto appena tre volte ed era ancora ultima, con undici punti in classifica. Particolarmente positivo fu però il cammino in Coppa Italia: l’Arezzo era arrivato ai quarti dopo aver eliminato Perugia, Venezia, Udinese e Livorno, e si fermò solamente contro il Milan, vincendo 1-0 in casa e perdendo 2-0 a San Siro.

Sarri rimase in panchina fino alla 28esima giornata: fin lì, nel girone di ritorno, l’Arezzo vinse solo contro l’Albinoleffe, continuando a rimanere sul fondo della classifica. Il presidente Mancini richiamò così Conte, che concluse il campionato: i toscani conquistarono 26 punti in 14 partite, con otto vittorie (di cui cinque consecutive) e due pareggi, risalendo rapidamente la classifica. Non bastò, però, a evitare la retrocessione: l’Arezzo chiuse a 45 punti, uno in meno dello Spezia che all’ultima giornata vinse a Torino contro la Juventus all’ultimo minuto, guadagnandosi così la possibilità di disputare i playout. Un risultato che lo Spezia acquisì contro una Juve già promossa in Serie A, con Conte che a fine partita pronunciò parole di rabbia: «C’è profonda delusione e profonda amarezza, rispetto tanto i tifosi juventini ma ho poco rispetto per la squadra. Retrocedere così fa male, però mi fa capire cose che già sapevo. Nel calcio si parla tanto, tutti sono bravi a parlare, adesso sembrava che i cattivi fossero fuori e che adesso ci fosse un calcio pulito, infatti siamo contenti tutti, evviva questo calcio pulito».

Sky Sports ha intervistato Walter Bressan, portiere di quell’Arezzo. «Per Conte era la prima esperienza da allenatore. Nei mesi iniziali, si concentrava solo su di noi, sul desiderio di giocare il pallone, senza concentrarci sugli avversari. Ma i risultati non furono buoni, e venne esonerato». Sarri, a quanto pare, era molto superstizioso. Spargeva il sale sul campo e durante una trasferta a Bari obbligò sua moglie a rimanere sul pullman societario. Bressan ricorda: «Era un sergente. Ci obbligava a indossare scarpini neri e non ci permetteva di indossare fasce sui capelli. La sua qualità era un’incredibile etica del lavoro. Non era impreparato in niente. Sapeva tutto di noi e sapeva tutto dei nostri avversari. Era un’enciclopedia umana. Arrivavamo per la partita e sapevamo persino cosa avessero mangiato i giocatori avversari».

Quando Conte tornò alla guida della squadra, dice Bressan, «era un allenatore completamente cambiato. Sembrava fossero passati cinque anni, non tre mesi. Era un animale diverso. Era molto preparato e il nostro 4-2-4 funzionava benissimo. Nessuno poteva fermarci e giocavamo molto bene. Ci saremmo salvati senza penalizzazione. Conte e Sarri sono entrambi due grandi allenatori: all’epoca avrei scommesso su Conte, perché ha trasmesso a tutti una mentalità vincente. Hanno stili differenti, ma lo stesso impegno e la stessa ferocia nell’inseguire i propri obiettivi. Meritano il successo che hanno ottenuto».

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