La peggior stagione della storia del Real Madrid

Nel 1982/83 arrivò secondo in Liga con una sconfitta all'ultima giornata e perse 4 finali su 4.

Nelle ultime 35 stagioni il Real Madrid ha vinto almeno un trofeo all’anno, tranne che in sette occasioni. L’ultima risale al 2009/10: secondo posto in Liga, eliminato agli ottavi di finale di Champions League e fuori ai sedicesimi della Coppa del Re. Da quel momento in poi, i Blancos hanno conquistato due campionati, due coppe nazionali, due Supercoppe di Spagna, tre Mondiali per club, tre Supercoppe europee e, soprattutto, quattro Champions League, di cui tre consecutive.

Il 2017/18 ha consegnato agli annali una squadra quasi perfetta, che lo stesso Zinédine Zidane sapeva di non poter più stimolare (per questo si è dimesso) e che Francesco Paolo Giordano, qualche giorno fa, su Undici ha descritto così: «Non si tratta di essere più forti, o di giocare meglio. Si tratta semplicemente di vincere». Eppure nella storia del Real Madrid, proprio 35 anni fa, c’è una stagione in cui non si è trattato di essere più deboli, o di giocare peggio. Si è trattato semplicemente di perdere.

È la prima stagione in cui ad allenare i Blancos c’è Alfredo Di Stéfano, reduce da tre titoli nazionali con Boca Juniors (Nacional 1969), Valencia (1970/71) e River Plate (Metropolitano 1981), oltre che dalla Coppa delle Coppe alzata con i Pipistrelli nel 1979/80. L’anno prima il Real, con Vujadin Boskov in panchina, un 32enne Vicente Del Bosque quasi a fine carriera e Martín Vázquez ed Emilio Butragueño ancora nelle giovanili, ha conquistato la sua 15esima Coppa del Re, chiudendo terzo in campionato e uscendo ai quarti di finale dalla Coppa Uefa. La scelta di affidarsi alla Saeta Rubia, vincitore di cinque Coppe dei Campioni con gol in tutte le finali tra il 1956 e il 1960, sembra poter dare vita a un nuovo periodo d’oro per le Merengues. Pur di tornare, Di Stéfano si dice disposto a firmare il contratto in bianco.

Real Madrid 2017/18: una stagione, due rovesciate da leggenda

Supercoppa di Spagna, 28 dicembre 1982: Real Sociedad-Real Madrid 4-0 dts

Negli anni Settanta e Ottanta il calcio basco è al massimo della sua espressione, sportiva ma anche politica. Poco dopo la morte di Francisco Franco e la fine della guerra civile spagnola, il 5 dicembre 1976 i capitani della Real Sociedad e dell’Athletic Club entrano in campo per un derby mostrando l’ikurriña, la bandiera basca, bandita nel Paese dal 1938. Nel 1980/81 la Real vince la Liga per la prima volta, grazie a un gol di Jesús María Zamora allo scadere della partita con lo Sporting Gijón e alla miglior differenza reti negli scontri diretti contro le Merengues di Boskov, e la stagione dopo si ripete con due punti di vantaggio sul Barcellona.

L’andata della prima Supercoppa di Spagna si gioca il 13 ottobre al Santiago Bernabéu e la vince il Real Madrid 1-0, nonostante l’espulsione di Juanito al 22′. È un match “maschio”, con dodici cartellini gialli, deciso da un gol di Metgod al 44′. Più di due mesi dopo, il ritorno all’Estadio de Atocha non è da meno, con sette ammonizioni e due rossi. Gli ospiti rimangono in nove uomini e una rete di Uralde al 53′ pareggia i conti. Ai supplementari i Blancos crollano e subiscono tre gol in 13 minuti: López Ufarte al 91′, ancora Uralde al 102′ e un autogol di Salguero al 104′. La Real Sociedad alza il trofeo davanti al proprio pubblico, che nel finale festeggia con una serie di “olé” il torello dei baschi.

Le uniche immagini della partita che si trovano su internet

Liga, 1 maggio 1983: Valencia-Real Madrid 1-0

Due anni dopo la beffa della differenza reti in favore della Real Sociedad, il Real Madrid ha l’occasione di laurearsi di nuovo campione di Spagna. Prima dell’ultima giornata della Liga 1982/83 i Blancos hanno un punto di vantaggio su un’altra formazione basca, l’Athletic Club, e sono attesi dalla trasferta al Mestalla di Valencia, con la squadra di casa in lotta per non retrocedere. L’Athletic deve giocare in contemporanea a Las Palmas. All’andata il Real ha vinto 5-1 e viene da tra successi consecutivi, tra cui il 2-0 sul Bilbao di inizio aprile al Santiago Bernabéu.

Al 37′, su un angolo dalla destra prolungato da un giocatore sul primo palo, arriva l’inaspettato vantaggio del Valencia, firmato di testa dal difensore Miguel Tendillo. Nella ripresa il Real Madrid colpisce un palo e una traversa senza però riuscire a trovare il pareggio, e alla fine l’1-0 salva i Pipistrelli regalando la Liga all’Athletic Club, vincitore per 5-1 nelle Canarie. Quattro anni dopo, nel 1987, Tendillo si trasferirà proprio nella capitale, dove conquisterà tre campionati consecutivi. «Al momento del mio arrivo, i dipendenti del club mi ricordarono quel gol: non gli avevo fatto perdere solo la Liga, ma anche una paga extra», dirà in un’intervista ad As.

Fino a 3:05 il Valencia sembra la squadra in lotta per vincere la Liga e il Real Madrid, in maglia viola, quella che deve salvarsi

Coppa delle Coppe, 11 maggio 1983: Aberdeen-Real Madrid 2-1 dts

Molto prima di diventare sir, Alexander Chapman Ferguson è un ex attaccante scozzese diventato allenatore da pochi anni. Alla guida dell’Aberdeen vince il titolo nazionale nel 1979/80 e la Coppa di Scozia nel 1981/82. Partendo dai preliminari, nella Coppa delle Coppe 1982/83 sconfigge a sorpresa il Bayern Monaco ai quarti di finale (0-0 all’andata e 3-2 al ritorno) e, dopo aver superato i belgi del Waterschei Thor, raggiunge la finale contro il Real Madrid, che ha eliminato ai quarti l’Inter e in semifinale l’Austria Vienna.

L’Aberdeen allenato da Ferguson è composto da soli giocatori scozzesi e viene seguito a Göteborg da 14 mila tifosi. Il clima svedese, freddo e piovoso, è molto più simile a quello britannico che a quello spagnolo. Soprattutto, sir Alex prepara le partite con la massima precisione (ogni giocatore riceve un dossier con tutte le caratteristiche dell’avversario da marcare), carica il gruppo da gran motivatore («L’energia che c’era nello spogliatoio era spaventosa. Avremmo potuto alimentare tutto il nord della Scozia», rivelerà nel 2013 il centrocampista Gordon Strachan) e sfida in una guerra di nervi il collega della squadra rivale. Su consiglio di Jock Stein, il primo allenatore della storia a realizzare il triplete con il Celtic nella stagione 1966/67, alla vigilia del match Ferguson si presenta da Alfredo Di Stéfano con una bottiglia di whisky: «Fallo sentire importante, come se tu fossi intimorito dalla finale», è il mantra di Stein. Dopo il botta e risposta del primo quarto d’ora, con il vantaggio scozzese realizzato da Eric Black al 7′ e il pareggio spagnolo di Juanito su rigore al 14′, un colpo di testa del subentrato John Hewitt al 112′ dà il successo all’Aberdeen.

Un’altra finale persa ai supplementari

Coppa del Re, 4 giugno 1983: Barcellona-Real Madrid 2-1

La stagione 1982/83 è la prima, con la maglia del Barcellona, di un certo Diego Armando Maradona. Arrivato a 21 anni dal Boca Juniors, l’argentino passa molti mesi travagliati, litigando con compagni, allenatore e presidente e rimediando vari problemi fisici, tra cui uno stop di tre mesi a causa di un’epatite virale. In Catalogna Maradona conosce anche la cocaina, nonostante la partecipazione a una campagna pubblicitaria anti droga pagata dal sindaco. Quell’anno, comunque, gioca 35 partite realizzando 23 gol.

Dopo aver già segnato al Real Madrid nella partita di ritorno della Liga, Maradona, con il numero 10 sulle spalle, guida i blaugrana nella finale della Coppa del Re. Non trova la rete, ma serve l’assit per il vantaggio di Víctor al 32′. I Blancos pareggiano al 50′ con Santillana, ma al 90′, su un cross dalla sinistra, Marcos buca ancora una volta di testa la porta difesa da Miguel Ángel. Maradona è tra i migliori in campo e i giocatori del Real Madrid, per fermarlo, devono ricorrere più volte alle maniere forti, con scivolate sulle caviglie ed entrate scomposte anche all’altezza del ginocchio.

Il titolo del video è eloquente: When Maradona destroyed Real Madrid and won la Copa del Rey

Coppa della Liga, 29 giugno 1983: Barcellona-Real Madrid 2-1

La Coppa della Liga è un torneo parallelo alla Coppa del Re: viene istituito dalla Federcalcio spagnola proprio nel 1982/83 con l’obiettivo di massimizzare i profitti della vendita dei diritti televisivi e si assegnerà per quattro anni, fino al 1986. La prima edizione va al Barcellona, capace di vincere 2-1 il ritorno al Camp Nou dopo il 2-2 dell’andata al Santiago Bernabéu. Maradona segna in tutti e due gli incontri e il Real Madrid perde la quarta finale su quattro nella stessa stagione.

La partita che passa alla storia è la prima, quella disputata nella capitale. Sette minuti dopo il vantaggio dei blaugrana realizzato da Lobo Carrasco al 50′, Maradona parte in contropiede poco oltre la linea di centrocampo. Arrivato davanti ad Agustín, lo scarta portandosi la palla sul destro, ma, pur con la porta spalancata, non tira. Aspetta invece il disperato recupero del difensore Juan José, poi lo evita con un altro dribbling e appoggia il pallone in rete con il sinistro. «Carrasco iniziò a ridere», si legge nell’autobiografia del Pibe de Oro. Il giorno dopo El País scrive in prima pagina: «Il vincitore della partita è stato Maradona, che dopo il gol è stato applaudito dai tifosi che hanno riempito il Bernabéu». Un omaggio poi ricevuto anche da Ronaldinho nel 2005.

Il povero Juan José termina la sua scivolata contro il palo

Il Real Madrid non vincerà nulla neanche nel 1983/84, la stagione d’esordio di Martín Vázquez ed Emilio Butragueño in prima squadra. Alfredo Di Stéfano verrà esonerato a fine anno e al suo posto arriverà Amancio Amaro Varela, dimissionario ad aprile e sostituito da Luis Molowny poche settimane prima che il Real torni ad alzare un trofeo, la Coppa Uefa e la Coppa della Liga 1985. Nel 1990/91 i Blancos si affideranno un’altra volta a Di Stéfano allenatore e conquisteranno − finalmente − la Supercoppa di Spagna contro il Barcellona di Johan Cruijff, vincendo 1-0 l’andata al Camp Nou e 4-1 il ritorno al Bernabéu.