Quando si pensa alle favorite per un Mondiale, non si può non fare il nome del Brasile. La Seleçao ha dominato il girone di qualificazione sudamericano chiudendo a 41 punti, dieci in più dell’Uruguay secondo battuto 4-1 al ritorno dopo il 2-2 dell’andata, e su 18 partite ha ottenuto 12 vittorie, cinque pareggi e una sola sconfitta, all’esordio contro il Cile per 2-0. Da quando in panchina siede Tite, il Brasile ha perso solo quella partita in 20 incontri e ha segnato 44 gol subendone solo cinque.
Il portiere titolare dei verdeoro sarà Alisson della Roma e la difesa può contare, oltre che su Thiago Silva, sull’arma in più del Real Madrid vincitore delle ultime tre Champions League, Marcelo. Oltre a un attacco stellare composto da Neymar, Douglas Costa, Roberto Firmino, Coutinho e Gabriel Jesus, mai come quest’anno il Brasile sembra poter godere − grazie a Casemiro, Paulinho e Fernandinho − di un centrocampo equilibrato, a discapito della tradizionale vocazione offensiva.
Neymar è pronto
Eppure la Nazionale cinque volte campione del mondo non convince del tutto il suo massimo esponente storico, Pelé, oggi 77enne, che ha detto alla Reuters: «Ho la massima fiducia nell’abilità di Tite, ma c’è una cosa che mi preoccupa. Mancano pochi giorni all’inizio del Mondiale e non abbiamo ancora il giusto spirito di squadra. Individualmente i giocatori sono molto buoni, ma non siamo una squadra».
In Russia il Brasile affronterà nel girone Svizzera, Costa Rica e Serbia, ma dovrà fare a meno di Dani Alves, infortunato al ginocchio nel finale della stagione con il Paris Saint-Germain. Anche Neymar ha rischiato di non partecipare alla Coppa del mondo: a febbraio ha accusato una distorsione alla caviglia e una microfrattura al piede ed è tornato in campo da poco, segnando un gol in amichevole alla Croazia. Tuttavia, Pelé ha aggiunto: «Neymar, secondo me, è uno dei migliori calciatori del mondo. Oggi è molto più maturo e ha molta più esperienza, ma non può vincere il Mondiale da solo. Il Mondiale lo vincono le squadre. Il più grande Brasile di sempre è stato quello del 1970, con Tostao, Rivellino, Gerson e Pelé, tutti numeri 10 nelle rispettive squadre di club. Prima della Coppa del mondo del 1970 abbiamo passato più di sei mesi insieme: è questo che ha fatto la differenza».