Cosa pensano gli altri Paesi del Var al Mondiale

Per esempio, l'Inghilterra che non lo adotterà nella prossima Premier League continua a essere scettica.
di Francesco Caligaris 21 Giugno 2018 alle 14:05

Sarà anche un discorso d’abitudine, ma fa un po’ specie − in questi primi giorni di Mondiale − leggere sul New York Times titoli come “France Passes First World Cup Test. So Does V.A.R.” (“La Francia supera il suo primo test nella Coppa del mondo, e anche il Var”) e sul Telegraph analisi come “More penalties and fewer offsides than ever before – welcome to the VAR World Cup” (“Più rigori e meno fuorigioco che mai –  benvenuti alla Coppa del mondo del Var”). Cioè, le stesse cose che si scrivevano sui giornali italiani a inizio stagione: “Genoa-Juventus 2-4: Dybala e Cuadrado firmano la rimonta. Var protagonista” (Gazzetta dello Sport, 26 agosto 2017) e “Più rigori, più sereni: l’effetto del Var su arbitri e calciatori” (Repubblica, 23 settembre 2017).

Il tema, si sarà intuito, è l’esordio del Video assistant referee a Russia 2018. Finora, il Var ha già contribuito ad assegnare un rigore alla Francia contro l’Australia e uno alla Svizzera contro il Brasile, giusto per citare i casi delle grandi squadre, mentre secondo gli inglesi – che hanno battuto 2-1 la Tunisia con un gol di Harry Kane nei minuti di recupero – la novità della Coppa del mondo ha privato la Nazionale dei Tre Leoni di due tiri dal dischetto per altrettanti falli in area sull’attaccante del Tottenham. Proprio dall’Inghilterra stanno arrivando le principali critiche al Var, ed è bene ricordare che negli scorsi mesi i club della Premier League hanno votato contro la sua introduzione per la prossima stagione.

Uno dei due casi per cui si lamenta l’Inghilterra

Il difensore Kyle Walker, che ha provocato il fallo da rigore per il momentaneo pareggio della Tunisia, ha detto: «Abbiamo fatto una riunione [prima del torneo], ma cosa è giusto e cosa no? Devo ancora capirlo. Il mio fallo sarebbe stato rigore in Premier League? Probabilmente no. Al Mondiale invece sì». Nella sua rubrica sul Telegraph, l’ex arbitro Keith Hackett non si è risparmiato, parlando di «primo errore del Var» in occasione di Brasile-Svizzera e di «grande delusione» dopo Inghilterra-Tunisia: «L’Inghilterra avrà anche vinto la partita, ma i due contatti su Harry Kane erano evidenti e sono stati due errori degli arbitri, carenti sotto molti aspetti. Stiamo sperando che, finalmente, il Var corregga gli errori che gli arbitri che sbagliano, ma purtroppo questa volta non è andata così». Un altro ex fischietto inglese, Mark Halsey, ha dichiarato alla radio della Bbc che il sistema è «incoerente» e «non dovrebbe essere adottato al Mondiale».

Il Var quest’anno è stato usato in Italia e Germania, non in Inghilterra e Spagna. Marca ha dato spazio alla lettera scritta dal Brasile alla Fifa per chiedere spiegazioni sul rigore concesso alla Svizzera, mentre El País ha titolato “Contro il Var” ricordando che «il calcio è un gioco, e nel gioco interviene il caso: una grande giocata o un errore dei calciatori, la fortuna e la sfortuna, un rimbalzo della palla. (…) Perseguire la giustizia è una nobile causa, ma perseguirla nel calcio è un’ingenua stronzata. (…) D’altra parte, perché correggere l’errore dell’arbitro e non quello di un giocatore, per esempio De Gea contro il Portogallo o Karius contro il Real Madrid? Il Var dovrebbe dar loro una seconda possibilità?».

L’intervento su Pavon in Islanda-Argentina

Tornando alla stampa anglosassone, il Guardian ha parlato di «eco del passato», di «irrisolvibili differenze di opinioni» e di «soliti sentimenti di ingiustizia». Barney Ronay ha paragonato il rigore concesso alla Francia per fallo su Griezmann a quello non dato all’Argentina su Pavón, arrivando alla conclusione che il Var è sempre un essere umano e quindi le sue decisioni sono soggettive: «Ovviamente gli errori grossolani possono essere eliminati, ma per il resto abbiamo solo spostato il peso infinito del dibattito dal terreno di gioco all’ufficio del Var». «Se il calcio pensava di eliminare ogni discussione con l’introduzione del Var al Mondiale, allora si sbagliava di grosso», è l’attacco di un articolo del New York Times intitolato “Video Review Will Make the World Cup Better, but Not Quieter” (“Il Var renderà la Coppa del mondo migliore, ma non più tranquilla”). Il pezzo continua sottolineando che il Var «non è una panacea», ma si conclude spiegando che «non si può tornare indietro ora. In un mondo in cui i tifosi rivedono già tutte le situazioni e le decisioni sui loro schermi, gli arbitri meritano il miglior aiuto possibile per prendere le giuste decisioni». Che alla fine, né più né meno, è ciò per cui il Var è nato.

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