La firma di Massimiliano Allegri

I meriti del tecnico della Juventus, sul campo e nella testa.

Trasformando il rigore del 3-0, Cristiano Ronaldo ha suggellato la serata perfetta, per lui e per la Juventus: tripletta personale, rimonta da tre gol completata contro una squadra con la porta inviolata nelle ultime cinque partite, passaggio ai quarti di finale. Il successo dell’Allianz Stadium, però, nasce dalle idee e dalla strategia attuata da Massimiliano Allegri: tutto è stato orchestrato in maniera perfetta dal tecnico, dalla formazione iniziale fino alla lettura della partita in corso, le sue intuizioni sono state importanti perché non intellegibili prima del calcio d’inizio, e hanno completamente ribaltato l’inerzia del match giocato tre settimane fa al Wanda Metropolitano.

La parola chiave è intensità: fin dai primissimi istanti di partita, la Juventus è sembrata cattiva, determinata, mentalmente e tatticamente programmata per battere gli avversari, ha approcciato la notte di Champions senza calcoli, per vincere solo attraverso la forza del gioco e dei giocatori. Una squadra aggressiva in ogni zona del campo e per tutto l’arco della gara, il contrario di quella vista all’andata, speculativa se non arrendevole, di certo inferiore all’Atlético dal punto di vista fisico. Allegri ha saputo toccare le corde emotive giuste, ma soprattutto ha espresso il meglio del suo repertorio da allenatore che sa preparare le partite: tra le tante, la mossa più impattante è stata l’utilizzo di Emre Can in un ruolo ibrido. Il tedesco ha occupato lo slot di terzo difensore in fase di costruzione per poi diventare centrocampista aggiunto in fase difensiva, in questo modo la Juventus non ha perso un uomo in fase di pressing e ha potuto attuare la strategia offensiva più funzionale contro l’Atlético Madrid: il sovraccarico sugli esterni.

Il gol del vantaggio, segnato da Ronaldo

Una perfetta lettura tattica, resa efficace sul campo dalla splendida prestazione di Cancelo e Spinazzola, quarti di difesa o quinti di centrocampo a seconda delle situazioni. Soprattutto l’ex Atalanta, al suo esordio in Champions League, ha mostrato di possedere le qualità e la personalità necessari per giocare ai massimi livelli. La sua uscita nella ripresa va inquadrata come un’altra parte del capolavoro di Allegri: sul 2-0, il tecnico livornese ha deciso di osare, inserendo Dybala e spostando Bernardeschi come esterno a tutta fascia. L’ex fantasista della Fiorentina, dopo una prestazione sontuosa da trequartista largo a destra con libertà di movimento – l’assist per il primo gol di Ronaldo è arrivato dal centrosinistra –, ha sfruttato al massimo la nuova posizione in campo, creando i presupposti per il rigore decisivo. L’ingresso di Dybala, nel finale ad alta tensione, ha dato alla Juventus maggiore qualità nel possesso difensivo, un altro dettaglio apparentemente laterale eppure decisivo nell’economia della partita.

Il cerchio della partita perfetta pensata e preparata da Allegri è stato chiuso da Ronaldo: il portoghese non è stato solo l’autore di tre gol, ma ha letteralmente guidato e caricato e ispirato i compagni lungo tutta la notte dell’Allianz. Un leader tecnico, un calciatore fisicamente e tecnicamente dominante, ciò che serviva alla Juventus per concretizzare una notte di grande calcio, di grande intensità, di eccelso approccio alla gara. Il rendimento di CR7 è la sublimazione dei meriti di Allegri: quando un attaccante di questo livello riesce a essere determinante, è perché la squadra ha creato il contesto migliore per lui, ha assecondato – esaltandole – le sue qualità. Come detto dallo stesso Ronaldo dopo la partita, «la Juventus mi ha acquistato per questo». Il resto, la parte più importante, è merito di un allenatore lontano dalla figura del santone, eppure in grado di realizzare grandi imprese, grazie ad alchimie di campo individuate e attuate nel momento giusto, e a una gestione sapiente dei suoi uomini. Probabilmente la vittoria di ieri sera rappresenta l’apice dell’impatto di Allegri sulla Juventus, di certo il 3-0 all’Atlético Madrid arriva dopo la miglior prestazione stagionale della squadra bianconera. Una perfetta dimostrazione di forza tattica ed emotiva all’inizio della fase decisiva dell’anno, nel momento migliore perché la Juventus potesse mostrare il suo enorme potenziale.