Cosa ha detto Kalidou Koulibaly a The Player’s Tribune

Ha scritto una lunga lettera sul razzismo, sull'arrivo a Napoli, e sul Senegal.
di Redazione Undici

Giovedì 27 giugno il sito The Players’ Tribune, che ha come modello editoriale la pubblicazione di lunghi articoli molto personali scritti da personaggi molto importanti dello sport, ha ospitato Kalidou Koulibaly, uno dei migliori difensori del mondo, attualmente al Napoli, e di nazionalità senegalese. Il titolo della “lettera” di KK è “Siamo tutti fratelli”, mentre il contenuto è molto centrato sulla solidarietà e sull’impegno del giocatore nella lotta al razzismo.

Koulibaly è stato più volte bersaglio di insulti razzisti da parte di tifosi avversari allo stadio, l’ultima e la più famosa volta durante Inter-Napoli a San Siro, il 26 dicembre, nella stagione 2018/19. Nella sua lettera a The Players’ Tribune, Koulibaly racconta però del primo episodio in cui sentì i “buu” razzisti in italia, all’Olimpico, durante un Lazio-Napoli di alcuni anni fa. «È impossibile sapere cosa sia meglio fare in quel momento. Ci sono stati dei momenti in cui sarei voluto uscire dal campo per mandare un messaggio, ma poi mi sono detto che era proprio quello che si aspettavano che facessi», spiega. «Ricordo che mi dicevo “Perché lo fanno? Perché sono nero? Non è normale essere nero in questo mondo?”».

Il racconto dell’episodio si conclude con un aneddoto positivo: «Dopo il fischio finale camminavo verso il tunnel ed ero arrabbiatissimo, ma poi mi sono ricordato di qualcosa di importante. Prima della partita c’era una giovane mascotte con cui sono entrato in campo mano nella mano, mi aveva chiesto la maglia e gli avevo promesso di dargliela dopo la gara. Quindi mi sono girato e sono andato a cercarlo. L’ho trovato sugli spalti e gli ho dato la mia maglia. E indovinate la prima cosa che mi ha detto? “Chiedo scusa per quello che è successo.” Mi ha colpito molto. Questo bambino chiedeva scusa per non so quanti adulti, e la prima cosa a cui pensava era come mi sentivo io. Gli ho detto: “Non fa niente. Ti ringrazio. Ciao”».

I giocatori del Napoli salutano i tifosi dopo una vittoria, Serie A 2017/18 (Francesco Pecoraro/Getty Images)

Koulibaly è nato in Francia, non in Senegal, ha giocato per la Under 20 transalpina prima di scegliere la Nazionale africana. Ha raccontato anche della prima volta in cui andò con la famiglia nel Paese d’origine dei suoi genitori e vide i ragazzini della sua età – aveva 6 anni – giocare a calcio a piedi nudi: «Era la prima volta che vedevo i miei nonni e i miei cugini ed era uno shock vedere come viveva la gente in altre parti del mondo. Tutti i bambini correvano scalzi e ci ero rimasto male. Mia madre dice che le supplicavo di andare al negozio e comprare delle scarpe per tutti, così potevo giocare a calcio con loro. Ma mia madre mi disse: “Kalidou, togliti le scarpe. Vai a giocare come loro”».

Sul suo arrivo al Napoli, poi, racconta che le cose non andarono in modo del tutto liscio, all’inizio: «Giocavo al Genk in Belgio e il mio amico Ahmed sarebbe venuto a stare da me per qualche giorno. Stavo aspettando che arrivasse in stazione quando ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto. Risposi in inglese: “Pronto, chi parla?”. “Buon giorno, sono Rafa Benitez”. Gli dissi: “Dai Ahmed, smettila di prendermi in giro. Sono qui ad aspettarti” e attaccai. Mi chiamò di nuovo e iniziai ad arrabbiarmi». Fortunatamente per il Napoli, le cose si risolsero e Koulibaly capì che era davvero Benítez a chiamarlo.

Quella che inizierà tra poche settimane è la sesta stagione di KK con il Napoli, squadra con cui ha giocato 212 partite segnando 10 reti, e vincendo una Supercoppa italiana. È stato eletto calciatore senegalese dell’anno nel 2017 e nel 2018, e votato come miglior difensore del campionato di Serie A nella stagione 2018/19. Qui l’intera lettera di Koulibaly.

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