È arrivato il momento di Jérémie Boga

Ascesa, caduta e ritorno di un talento precoce, che a Sassuolo ha trovato la sua dimensione.

Il pallonetto con cui ha superato Buffon e riportato per la prima volta il pareggio tra Juventus e Sassuolo può essere forse considerato il momento della rivelazione di Jérémie Boga. Certo, era già qualche settimana che si parlava di lui, re dei dribbling in Serie A a soli 22 anni giocando in una “piccola”, ma poche cose restano a curriculum come un gol decisivo contro la Juventus. Boga è arrivato in Italia a luglio 2018 e si è presto conquistato un posto negli schemi di Roberto De Zerbi, perfetti per esaltare un giocatore tecnico come lui: partendo dall’ala sinistra, Boga salta gli avversari con una facilità inusuale per un giocatore da club di metà classifica, si accentra e crea occasioni. I tre gol messi a segno nella scorsa stagione, tutti nel girone di ritorno, seguono il medesimo schema – cross dalla destra, taglio in area da sinistra e appoggio in rete – ma è solo quest’anno che, ambientatosi nel gioco del Sassuolo, ha iniziato a essere decisivo: il primo gol in stagione, contro l’Inter, è la giusta conclusione di una serpentina in mezzo alla difesa nerazzurra, seguita a un’altra azione personale che aveva propiziato la rete di Djuricic.

Ma la sua storia, a dispetto della giovane età, ha già vissuto una prima ascesa e poi una caduta, note solo agli osservatori più attenti. Nato a Marsiglia nel 1997, quando l’OM torna in prima divisione dopo l’Affaire VA-OM, Boga diventa un caso internazionale undici anni più tardi, quando il Chelsea lo mette sotto contratto dopo che l’osservatore Guy Hillion – uno che si era formato nel miglior settore giovanile di Francia, quello del Nantes – lo ha scovato nella squadra di quartiere dell’Asptt Marseille. Se ne parla molto, soprattutto perché Guy Roux, leggendario allenatore dell’Auxerre, è molto critico con l’operazione, lamentandosi delle leggi Uefa e della debolezza del calcio francese che non riesce più a trattenere i propri talenti: «Più i giocatori sono giovani e più il margine d’errore aumenta. Prima della pubertà, non sai mai veramente cosa un ragazzo possa diventare». A facilitare il trasferimento ci sono anche ragioni personali: il padre di Boga è emigrato a Londra per lavorare, e l’approdo di Jérémie al Chelsea fa sì che la società inglese si impegni a trovare una sistemazione all’intera famiglia in Inghilterra. Robert Caturégli, il presidente dell’Asptt, spiega subito alla stampa che non si tratta tanto del trasferimento di un calciatore, ma «soprattutto della volontà di una famiglia di ricongiungersi».

È implicito, però, che i Blues si siano accorti delle qualità di Boga, che nel 2014 esordisce nella Nazionale Under 16 francese e fa subito il salto nella categoria superiore, mentre José Mourinho gli fa firmare il primo contratto professionistico. Ad aprile 2015 è una delle stelle della squadra che vince la Youth League, servendo due assist in finale contro lo Shakhtar Donetsk: è la generazione di Dominic Solanke, Charly Musonda, Ruben Loftus-Cheek, Andreas Christensen e Tammy Abraham. La storia insegna che aver conosciuto il successo da giovanissimo non sempre è un vantaggio, nella costruzione di una carriera d’alto profilo: quando solleva la Champions League giovanile, Boga è già sulla bocca di tutti gli esperti da almeno sette anni. Mourinho è noto per non essere un allenatore propenso a scommettere facilmente sui giovani, e così Boga, appena maggiorenne, lascia l’Inghilterra e la sua famiglia per un prestito in Francia, ma in un ambiente completamente diverso dalla calda e accogliente Marsiglia: Rennes, nell’entroterra della Bretagna, più vicina a Londra che alla sua città natale.

In tanti lo hanno descritto, negli anni, come un ragazzo gentile ma estremamente timido, a partire da Romain Verlaque, uno dei dirigenti della sua prima squadra a Marsiglia: un carattere simile può avere giocato un ruolo decisivo nel difficile periodo vissuto da Jérémie Boga in questi suoi primi anni da professionista. A Rennes si ritrova in una situazione non semplice, e inizia a giocare con regolarità solo nella seconda parte della stagione, quando in panchina si siede Rolland Courbis, ma viene messo comunque in secondo piano rispetto a un altro giovane attaccante esterno molto promettente: Ousmane Dembélé.

I gol realizzati contro la Juventus e l’Inter, in sequenza

I successivi due prestiti, prima al Granada e poi al Birmingham City, sembrano confermare la nefasta previsione di Roux al momento del suo passaggio al Chelsea: in Spagna, Boga capita in una squadra confusa e male assortita, capace di cambiare tre allenatori nel corso di tutta la stagione e chiudere comunque fanalino di coda nella Liga. In Inghilterra va anche peggio: alla sua prima esperienza in una lega minore, la Championship, Boga si vede passare davanti quattro manager diversi, continuando a cambiare modo di giocare e non riuscendo mai a incidere, e a fine stagione deve mandare giù un’altra retrocessione. Come se non bastasse, la decisione di accettare la convocazione, a giugno 2017, della Costa d’Avorio, terra d’origine dei genitori, finisce per rivelarsi poco soddisfacente, con una sola partita giocata in Nazionale e poi più nulla.

Sono queste le condizioni di Jérémie Boga quando approda al Sassuolo, una scommessa da 3,5 milioni di euro arrivata in un momento in cui il club emiliano sta mettendo a punto un nuovo ambizioso progetto tattico attorno al gioco di posizione di De Zerbi: per dotare il nuovo allenatore di giocatori dalle caratteristiche offensive e spiccate abilità tecniche, il Sassuolo conclude anche altri importanti acquisti come Federico Di Francesco dal Bologna, Marlon dal Barcellona e Kevin-Prince Boateng dall’Eintracht Francoforte.

Da quando è arrivato al Sassuolo, Boga ha segnato 7 gol in 40 presenze di tutte le competizioni(Miguel Medina/AFP via Getty Images)

La sua crescita si intravede già nella seconda parte della stagione scorsa, di rientro dall’infortunio e con la squadra impegnata a sopperire all’improvvisa partenza di Boateng. Al suo arrivo, in molti lo vedono come il giocatore tenuto a rilevare Domenico Berardi, altra eterna promessa che ogni estate pare pronto a trasferirsi in una squadra di prima fascia, ma che alla fine è ancora a Sassuolo: e così, con lui a destra e Boga a sinistra, De Zerbi riesce a costruire una fase offensiva tra le più insidiose della Serie A.

Il lavoro del tecnico bresciano sull’attaccante marsigliese è stato prima di tutto tattico e caratteriale. Dopo la partita contro l’Inter del 20 ottobre, mentre la stampa esaltava il gran gol di Boga, De Zerbi ribatteva che «se poi, quando va in pressing, viene saltato come se il risultato non contasse, con me sta fuori sempre», Dimostrazione che, al di là delle statistiche, a soli 22 anni l’ivoriano ha ancora molto da migliorare e che il suo allenatore vuole tenerlo sulla corda. Da sostituto di lusso, è diventato un titolare inamovibile ed è in crescita continua, specialmente dal punto di vista realizzativo: secondo De Zerbi, «un giocatore così deve arrivare in doppia cifra abbastanza facilmente». Ora che si è ritrovato, la sfida è quella di trasformarsi da fenomeno del dribbling ad attaccante completo e utile alla squadra, non limitato a spettacolari quanto estemporanee giocate.