Lo stop al calcio giocato ha finito per alimentare le difficoltà societarie del Barcellona, e il clamore intorno a quanto sta succedendo ai vertici del club catalano. La notizia di questa mattina riguarda le dimissioni di sei componenti del consiglio di amministrazione. Come spiega il quotidiano La Vanguardia, il presidente Bartomeu si è visto ribaltare contro di sé una decisione che aveva preso nei giorni scorsi, ovvero quella di fare a meno di quattro dirigenti, due dei quali vicepresidenti, per terminare il suo anno in carica circondato esclusivamente da una squadra di “lealisti” alla sua figura. Invece, sono arrivati gli addii di Emili Rousaud, Enrique Tombas, Silvio Elías e Josep Pont, ovvero i quattro collaboratori di cui Bartomeu voleva disfarsi; a loro, però, si sono aggiunti anche Maria Teixidor e Jordi Calsamiglia.
Giovedì pomeriggio hanno presentato una lettera di dimissioni congiunta, in cui «sono raccontati elementi critici e persino compromettenti per l’attuale gestione». Queste parole, tratte da La Vanguardia, spiegano come la situazione politica del Barça sia ormai fuori controllo: la leadership di Bartomeu è stata attaccata dall’interno, pure in maniera molto violenta. Emili Rousaud, ex vicepresidente, ha spiegato che «negli ultimi tempi, la gestione della società è stata caratterizzata da irregolarità talmente gravi che non è stato possibile girarsi dall’altra parte». Il riferimento è allo scoop fatto da Cadena Ser a febbraio: l’emittente spagnola accusò il Barcellona di aver pagato circa un milione di euro alla società privata I3 Ventures per screditare i suoi giocatori, ex giocatori, ex allenatori e dirigenti, e proteggere l’immagine del presidente, sui social network. Negli ultimi giorni, poi, è scoppiato il caso relativo agli stipendi dei calciatori e ai tagli durante la pandemia, una fuga di notizie che ha costretto Messi a intervenire in prima persona – e con parole sibilline nei confronti della sua stessa società – per chiarire bene la situazione, almeno dal punto di vista dei calciatori.
La scarsa sintonia tra Bartomeu e una gran parte della sua giunta è legata anche ai metodi di gestione del club, ritenuti troppo “monocratici” e poco collegiali. In una realtà come quella azulgrana, si tratta di un’accusa molto pesante, soprattutto in vista delle elezioni del prossimo anno. Probabilmente, l’obiettivo dei dissidenti è proprio quello di anticipare le votazioni per individuare il nuovo presidente, come ha spiegato Rousaud: «Dovrebbe indirle il prima possibile. In questa situazione, non è possibile gestire un evento delicato come la ristrutturazione dell’Espai Barça». Il progetto è imponente, e prevede un restyling profondo non solo del Camp Nou, ma anche delle altre strutture utilizzate dal club catalano nella zona contigua allo stadio.