L’Arsenal ha ancora molti problemi, ma i suoi giovani sono davvero interessanti

Nelson, Nketiah, Saka, Gabriel Martinelli: Arteta ha una buona base su cui costruire il futuro.

Ieri, un gol realizzato dal 20enne Reiss Nelson ha permesso all’Arsenal di battere il Liverpool. Il 2-1 finale maturato all’Emirates non ha cambiato di molto il destino dei Gunners, destinati a rimanere fuori dalla prossima Champions League e in lotta per un posto in Europa League, ma il fatto che la rete sia stata realizzata da un giovane ha confermato come Arteta abbia una buona base di giovani su cui edificare il futuro del club. Nelson, infatti, è uno dei cinque giocatori con un’età uguale o inferiore a vent’anni che sono andati a segno in campionato durante questa stagione. Si tratta di un record assoluto per la Premier League, come segnalato da Opta.

Gli altri quattro marcatori Under 20 sono Saka, Nketiah, Willock e Gabriel Martinelli. I primi tre, esattamente come Reiss Nelson, sono cresciuti nell’Academy del club. Gabriel Martinelli, invece, è stato acquistato durante la sessione di trasferimenti estiva del 2019. Anche quest’ultimo dato è abbastanza significativo, perché sottolinea il buon lavoro fatto dai tecnici del settore giovanile dell’Arsenal, così come la facilità di entrare nelle rotazioni della prima squadra, prima con Unai Emery e poi anche con Arteta. Allo stesso modo, però, un utilizzo così massiccio di giovani senza esperienza è un segnale rispetto all’inadeguatezza della rosa senior, alla mancanza di giocatori di qualità in alcuni chiave.

Il più utilizzato di questi nuovi talenti è stato Bukayo Saka, che tra l’altro è anche il più giovane (compirà 19 anni a settembre): 2643 minuti in campo per 37 presenze in tutte le competizioni ufficiali. Pochi giorni fa, ha anche rinnovato il suo contratto con i Gunners fino al 2025. Al secondo posto di questa particolare graduatoria, c’è Joe Willock: 1769 minuti di gioco per 41 presenze, con cinque gol segnati. In realtà, la politica inclusiva dell’Arsenal per i giovani va oltre questi nomi: l’età media della rosa di Arteta è di 25,4 anni, e poi ci sono altri giocatori del tronco titolare sotto i 24 anni. Parliamo di Matteo Guendouzi, di Ainsley Maitland-Niles e di Rob Holding, che di certo sono profili promettenti, ma che però sembrano avere qualcosa in meno rispetto ad altri elementi molto giovani che si sono messi in luce durante questa edizione della Permier League – si pensi a Foden, Mount, Greenwood.

Non è un caso che, proprio dopo la partita vinta contro il Liverpool, Arteta abbia espresso delle preoccupazioni sul progetto a lungo termine dei Gunners: «La differenza tra l’Arsenal e le squadre come il Liverpool è enorme. Dobbiamo migliorare e ampliare la squadra per poter competere in Premier League servono più giocatori e di maggior qualità. Ci vorrà del tempo, non sarà facile e non potremo risolvere i problemi con una magia, ma dobbiamo costruire il futuro in questo modo».

Da tempo, l’Arsenal sta cercando di darsi una struttura interna più organizzata rispetto al passato, così da poter lavorare sul reclutamento e sullo sviluppo dell’Academy partendo da un’identità chiara, condivisa, che parte dal campo e dal campo influenza tutte le strategie tecniche e manageriali. È un lavoro in profondità che, come detto, ha portato buoni frutti a livello giovanile, ma che ancora non è riuscito a compiersi in maniera definitiva per quanto riguarda la squadra senior. La sensazione è che Arteta non abbia avuto molte alternative, cioè che abbia puntato molto sui giovani del vivaio perché erano la miglior soluzione possibile, almeno in questo momento. Questa scelta ha creato una buona base su cui programmare il futuro, perché in effetti i giovani lanciati in questa stagione – su tutti Martinelli, Saka e Willock – sono di buona qualità. Ma per rincorrere obiettivi sportivi ambiziosi servono atleti più affermati, che possano pure fare da guida a questa nuova generazione. La crisi economica post-pandemia, soprattutto per un club che fa molto affidamento sugli introiti dello stadio di proprietà, potrebbe costringere a dilatare ancora i tempi della ricostruzione, e forse anche per questo Arteta è parso così incerto, per non dire pessimista, su ciò che sarà dell’Arsenal, sulle ambizioni ad alto livello dei Gunners.