Il Manchester City ha vinto il Tour de France, in pratica

La squadra di Pogacar, trionfatore alla Grand Boucle, appartiene alla famiglia reale di Abu Dhabi.

Domenica 20 settembre 2020 si è conclusa l’edizione numero 107 del Tour de France, una delle più attese e strane di sempre già solo per la particolare collocazione nel calendario – la pandemia globale ha imposto lo slittamento della corsa a settembre quando normalmente si corre in luglio. Anche l’andamento della corsa è stato unico nel suo genere, o comunque molto raro: Tadej Pogacar, oltre a essere il primo sloveno della storia a trionfare alla Grande Boucle, si è preso la maglia gialla solamente al termine della penultima tappa, una cronometro. Il fresco 22enne (ha compiuto gli anni il giorno dopo la fine del Tour) Pogacar corre per UAE Team Emirates, squadra nata dalla fusione tra Saeco e Lampre, due storici team italiani. Il cambio di denominazione ufficiale avvenne nel 2017, quando un conglomerato di imprese di Abu Dhabi decise di investire nel ciclismo, e sposta la sede e gli interessi della squadra nel Paese del Golfo Persico.

Quest’ultimo passaggio è fondamentale: oggi UAE Team Emirates è diventata una squadra molto ricca e molto forte, anche per loro la vittoria di Pogacar è una prima volta assoluta nelle grandi corse a tappe, ma il successo dello sloveno non è una sorpresa, anzi è il frutto spontanei dei grandi investimenti fatti. Secondo il giornale spagnolo El Mundo, il budget stanziato per la stagione 2020 sarebbe di 30 milioni di euro, il secondo più alto al mondo dopo quello di Ineos, che ha vinto il Tour de France per sette volte dal 2012 al 2019; la prima stagione con i capitali arabi, nel 2017, fu caratterizzata da un budget molto più contenuto: sette milioni di euro. Queste cifre (sempre maggiori) investiti nel team, secondo le indiscrezioni di El Mundo, sarebbero una diretta emanazione della famiglia reale di Abu Dhabi non a caso, il presidente di UAE Team Emirates, Mattar Suhail Al Yabhouni, ha dedicato la vittoria di Pogacar «allo sceicco Khalifa Bin Zayed Al Nahyan, Presidente degli Emirati Arabi Uniti, a Mohammad Bin Zayed Al Nahyan, vice presidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti e sovrano di Dubai», e ad altre personalità di spicco della famiglia reale; secondo il dirigente sportivo, questi leader politici «hanno una visione per ispirare e rendere gli Emirati Arabi Uniti tra le nazioni più a misura di bicicletta in tutto il mondo».

Al di là del lungo e complesso discorso sui tentativi degli Emirati Arabi Uniti – e delle altre nazioni del Golfo – di diventare protagonisti nel ciclismo, i nomi degli ispiratori (e finanziatori) di UAE Team Emirates non sono nuovi agli appassionati di sport, in particolare di calcio. La famiglia reale Bin Zayed, infatti, è proprietaria del Manchester City e di tutte le altre nove società in giro per il mondo che appartengono al City Football Group; il direttore sportivo e mente strategica del gruppo è Mansur bin Zayd Al Nahyan, fratello dello sceicco Khalifa. Quindi la relazione tra il Manchester City e la squadra che ha vinto il Tour è davvero strettissima: non a caso El Mundo scrive di Mansur come del «principale sostenitore di UAE Team Emirates», anzi sottolinea (con una punta di crudele ironia) come «la vittoria di Pogacar alla Grande Boucle faccia da contraltare agli insuccessi del Manchester City in Champions League».