Gianluca Di Marzio e un nuovo calciomercato

Intervista al giornalista di Sky: come sono cambiate le trattative, e il modo di raccontarle, nell'era del Coronavirus?
di Nicola Muscas 02 Ottobre 2020 alle 01:43

E se l’anno del Covid fosse l’anno zero del calcio mondiale? Un calcio più povero, più umano, la cui priorità è sfoltire le rose, abbattere i costi, magari puntando sui giovani a scapito dei grandi colpi a effetto. Ne è convinto Gianluca Di Marzio, volto di Sky Sport e guru delle trattative sulle compravendite dei calciatori, in libreria dal primo ottobre con Grand Hotel Calciomercato (Cairo editore). «Gli addetti ai lavori mi dicono che siamo solo all’inizio, i tifosi si devono preparare a mercati sempre meno ricchi di investimenti, dove le idee e il coraggio di puntare sui giovani saranno determinanti».

Ⓤ: Insomma, è scoppiata la bolla?

Io credo di sì. Si sta chiudendo il mercato più incredibile degli ultimi anni. Si è mosso qualcosa solo in Inghilterra e fa impressione pensare che il Real Madrid non abbia fatto un acquisto, o che il Barcellona abbia regalato Vidal e Suárez. È stato un mercato fatto di scambi e prestiti, con la volontà di alleggerire il monte ingaggi. La Juventus ha regalato Matuidi e vorrebbe regalare Khedira, ha fatto addirittura una minusvalenza di 18 milioni pur di liberarsi dell’ingaggio di Higuaín (15 milioni lordi). Credo che questo sia un segnale forte di cui le società stanno tenendo conto.

Ⓤ: In che modo?

Cambiando strategia, come sta facendo il Milan: giochi contro un norvegese classe 2000 (Jens Petter Hauge, ndr), ti colpisce, lo prendi. Magari non farà subito la differenza in Serie A ma oggi le società devono pensare a patrimonializzare. Anche il nuovo Parma americano di Krause ha stabilito una linea precisa: prendere giovani che abbiano in futuro un tasso di rivendibilità molto alto.

Ⓤ: E con questa strategia si può pensare di arrivare ad alti livelli?

Non lo so, ma è l’unica strada per evitare il baratro nel nostro calcio. Guardiamo anche la Roma, che dice: io non prendo più Smalling a 20 milioni perché è un trentunenne che guadagna 4,5 milioni all’anno, piuttosto ne spendo 30 per Kumbulla che è del 2000. Penso che le nostre squadre debbano ragionare così. I giocatori di Serie A guadagnano cifre assurde e non tutti hanno un livello di retribuzione giustificato dal loro valore.

Ⓤ: È cambiato il mercato, d’accordo, ma è cambiato negli anni anche il modo di raccontarlo?

Una volta si sognava con il pendolino della buonanima di Maurizio Mosca, che ti faceva fantasticare anche con trattative impossibili. Oggi i tifosi vogliono più concretezza. Sono stato uno dei pochi a non cavalcare l’ipotesi di Messi all’Inter, a costo di risultare impopolare, perché conoscevo i conti e l’orientamento della società: non sarebbe stato corretto.

Ⓤ: Dai tempi del pendolino è cambiato il mondo, ma la sensazione è che il calciomercato abbia sempre bisogno di un contenitore diverso rispetto allo standard dell’informazione sportiva. Il vostro Calciomercato – L’originale in questo non fa eccezione: lo studio, i momenti, le scenografie, la scrittura del programma non sono pensate come un normale Tg sportivo.

Abbiamo creato questo tipo di format proprio per staccare dal resto della programmazione, grazie alla bravura e alla fantasia di Alessandro Bonan e Fayna, del regista Popi Montoli, del coordinatore Davide Bucco. Una sigla diversa, uno studio diverso e la voglia di sorprenderci: Alessandro non sa mai che notizie darò durante la trasmissione.

Ⓤ: Il pubblico sembra apprezzare più del solito: 162 mila spettatori di media con picchi di 335 mila, la stagione migliore di sempre. Forse il segreto è che raccontare una trattativa è in fondo raccontare una storia, con una trama ben precisa che comprende intrighi economici, lotte di potere, e che non disdegna qualche colpo basso…

È così, e infatti il mio libro assomiglia a una spy story. Ho cercato di far capire quali sono i meccanismi degli affari, i luoghi, i personaggi, le storie. Ho raccolto oltre 120 testimonianze durante il lockdown, per cogliere gli aspetti più segreti ma anche divertenti sulle trattative degli ultimi 40 anni.

Ⓤ: Da un punto di vista narrativo sembra quasi più interessante l’affare che sfuma di quello che va in porto.

Ci sono trattative saltate al momento della firma perché il calciatore in questione ha raccontato di aver sognato Dio che gli diceva non firmare.

Ⓤ: Chi era?

Lo scoprirete leggendo il libro….

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