I calciatori sudcoreani continuano ad avere problemi col servizio militare obbligatorio

Ci sono diversi modi per ridurre o rinviare il periodo di addestramento, ma non è facile.
di Redazione Undici 16 Novembre 2020 alle 18:55

Il caso di Son Heung-Min, che qualche mese fa ha dovuto partecipare a un camp militare obbligatorio organizzato dall’esercito sudcoreano, va oltre l’attaccante del Tottenham. Tutti i giocatori del paese asiatico sono costretti a fare i conti con le leggi di Seoul, che prevedono la leva obbligatoria entro i 26 anni d’età per tutti i maschi sani. Questo è un problema rilevante, soprattutto per i professionisti che riescono ad avere una carriera importante all’estero, magari in Europa. Son era ed è tra questi, e ha potuto beneficiare di uno “sconto”: normalmente, il periodo di coscrizione dura 20 mesi, ma un grande risultato in alcune competizioni internazionali, tra cui i Giochi Olimpici e i Giochi Asiatici (ma non la Coppa d’Asia), può far scattare una riduzione; Son faceva parte della rappresentativa che ha vinto i Giochi Asiatici del 2018, e così il suo addestramento obbligatorio è stato ridotto a poche settimane, completate appunto qualche mese fa, durante il lockdown della Premier League.

Non tutti i giocatori della Corea del Sud facevano parte di quella spedizione, o comunque possono aspirare a conseguire grandi risultati in determinati tornei internazionali, e così sono costantemente alla ricerca di un modo per aggirare la leva obbligatoria. Secondo il quotidiano tedesco Kicker – in Bundesliga ci sono quattro giocatori sudcoreani – il 26enne Chang-hoon Kwon, esterno del Friburgo, starebbe cercando di sfruttare un vecchio infortunio – una rottura del tendine d’Achille patita nel 2018 – per essere esonerato, per rimandare l’addestramento a fine carriera; Hee-Chan Hwang, attaccante 24enne del Lipsia, è invece “al riparo” dal lungo periodo di leva grazie al successo conseguito con Son ai Giochi Asiatici del 2018. Woo-Yeong Jeong, esterno offensivo 21enne che gioca nel Friburgo, ha messo invece nel mirino le prossime Olimpiadi: nel 2012, tutta la squadra della Corea del Sud fu esonerata dopo la vittoria della medaglia di bronzo, la seconda di una rappresentativa asiatica ai Giochi dopo quella conquistata dal Giappone nel 1964. Ovviamente lui e i suoi compagni dovranno cercare di arrivare almeno in semifinale per poter attivare una possibile riduzione del servizio militare. Un’altra possibilità per accorciare o rinviare l’addestramento di 20 mesi è ottenere il passaporto di un’altra Nazione: è il caso di Seung-Ho Paik, 23enne centrocampista del Darmstadt – seconda divisione tedesca – che si è unito alla Masia del Barcellona nel 2009 e ha lasciato la Catalunya nel 2017, quindi ha vissuto abbastanza in Spagna da ottenere la cittadinanza.

La legge che impone la leva obbligatoria ha delle ripercussioni evidenti sul calcio sudcoreano. Non è un discorso che riguarda solo i giocatori, spesso costretti a interrompere il loro percorso di crescita e affermazione per un lungo lasso di tempo, ma anche le strategie economiche e di mercato dei club. Un calciatore della Corea del Sud che ha già svolto il suo periodo di addestramento, o magari ha già visto attivarsi lo “sconto”, ha una valutazione molto diversa rispetto a uno che invece deve far fronte a questo impegno. Anche per questo, diversi atleti decidono di lasciare i Paesi stranieri in cui si sono trasferiti e di tornare in Corea, pur di conciliare la loro vita da professionisti e il dovere imposto dalla legge di Seoul: tra questi il Kicker cita Young-Jae Seo, 25enne terzino che ha militato nella seconda divisione tedesca, al Duisburg e al Kiel, e che ha deciso di trasferirsi a una società di K-League 2 (il secondo livello del campionato coreano) con l’intenzione di essere ceduto in prestito al Sangju Sangmu, club legato all’esercito in cui potrà svolgere il servizio militare parallelamente alla sua carriera professionale.

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