Álvaro Morata ha raccontato cosa ha passato dopo la partita contro la Svezia

«Insulti a me e alla mia famiglia, minacce, qualcuno ha scritto che i miei figli devono morire».

Non è stato un Europeo facile, finora, per Álvaro Morata. L’attaccante della Spagna e della Juventus ha segnato un gol contro la Polonia, nel secondo turno della fase a gironi, ma nella prima e nella terza gara (contro Svezia e Slovacchia) ha offerto prestazioni non all’altezza della sua qualità, fallendo diverse occasioni da gol e sbagliando anche un rigore (contro la Slovacchia). Alla fine, poi, la Nazionale di Luis Enrique è riuscita a vincere per 5-0 contro la Slovacchia e a raggiungere la qualificazione agli ottavi di finale. Morata, intervistato da El Partidazo, trasmissione dell’emittente radiofonica Cope, ha raccontato che, dopo la partita con la Svezia, le critiche nei suoi confronti sono degenerate in maniera inaccettabile: «Sono stato minacciato, qualcuno ha scritto di volere che i miei figli muoiano. Non è stato facile, sono stato nove ore senza riuscire a dormire».

Morata si è detto dispiaciuto per la qualità delle sue prestazioni, ma al tempo stesso crede (giustamente) che esista un confine tra critica legittima e attacchi personali: «Forse non ho fatto il mio lavoro come avrei dovuto, capisco di poter essere criticato perché non ho segnato un gol. Ma vorrei che le persone si mettessero nei miei panni, vorrei che capissero cosa significa ricevere minacce, leggere della morte dei tuoi figli. Non è stato facile, anche perché mi dà fastidio che mia moglie debba vivere tutto questo, che i miei figli possano leggere insulti nei miei e nei loro confronti. Forse in passato avrei ceduto a questa pressione negativa e immotivata, ma oggi sono più forte».

Proprio quest’ultimo aspetto è davvero significativo, per Morata: poche settimane fa, l’attaccante spagnolo ha raccontato i problemi che ha vissuto, sottolineando come sia andato «piuttosto vicino a soffrire di depressione, quando ero al Chelsea. All’inizio sono stato molto male, poi ho iniziato a vedere uno psicologo, e questo mi ha aiutato a superare le pressioni e a vivere meglio le emozioni del mio lavoro». In quella stessa intervista, Morata aveva espresso le sue preoccupazioni in merito al fatto che la salute mentale dei calciatori sia un argomento poco considerato, e che un aiuto professionale all’interno di una squadra sia ormai necessario, «perché la testa va allenata esattamente come il corpo». Anche al Partidazo, Morata ha confermato questa visione, spiegando come la presenza di uno psicologo nello staff della Nazionale spagnola sia molto importante, per lui e per i compagni: «È molto bello», ha raccontato Morata, «avere una persona che ti capisce e ti ascolta ogni volta che ne hai bisogno. Anche perché ti aiuta ad affrontare meglio le situazioni difficili, dopotutto io do tutto me stesso per la Nazionale ma la gente continua a fischiarmi, evidentemente è quello che sente. Però li inviterei a immedesimarsi in me, una volta, per capire cosa si prova a essere costantemente sotto attacco».