L’Udinese di Guidolin, il Torino di Ventura, l’Atalanta di Gasperini. E ancora, naturalmente, la Juventus dei nove scudetti consecutivi, il Napoli di Sarri, l’Inter di Conte. Esiste un modo semplice per ripercorrere la storia recente, l’ultimo decennio, della Serie A: sono i nomi dei giocatori inseriti nella “Squadra dell’Anno AIC”, uno dei premi consegnati durante il Gran Galà del Calcio organizzato dall’Associazione Italiana Calciatori. Così per esempio troviamo Handanovic, Armero e Di Natale nella top 11 dell’edizione 2011, Darmian e Immobile in quella del 2014, Iličić e Zapata nel 2019, Koulibaly presenza fissa tra il 2016 e il 2019. Tra il 2014 e il 2017 la Juventus dei record ha sempre avuto almeno sei giocatori nella Squadra dell’Anno AIC; Barella ci è entrato nel 2019 con il Cagliari e si è confermato la stagione successiva con l’Inter; Donnarumma e Theo Hernández nel 2020 hanno riportato un giocatore del Milan nell’elenco dei premiati dopo sette anni, lo stesso periodo durante il quale i rossoneri sono finiti ai margini dell’impero.
Il 17 marzo 2022 saranno comunicati i vincitori dei premi del Gran Galà del Calcio AIC riferiti alla stagione 2022/21 – qui le shortlist di tutti i potenziali vincitori. Per il secondo anno consecutivo ci sarà un’edizione speciale, senza evento in presenza a causa delle restrizioni per contenere il Coronavirus. Anche un anno fa la consegna dei premi è avvenuta nei ritiri delle squadre e la cerimonia è stata trasmessa in streaming, sempre a causa della pandemia. La decima edizione, però, è solo rimandata: si svolgerà nel prossimo mese di settembre, in apertura della stagione di Serie A 2022/23 e con la consegna dei premi relativi alla stagione 2021/22. Insomma, il Gran Galà del Calcio non si ferma, e anche per questo abbiamo voluto parlare del passato, del presente e del futuro di questo evento con Umberto Calcagno, centrocampista campione d’Italia con la Sampdoria nel 1990/91, avvocato e, da novembre 2020, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori.
Ⓤ: La prima cosa che si nota, guardando l’albo d’oro del Gran Galà del Calcio, è che dal 2012 in poi sono stati inseriti tre premi per il calcio femminile (Calciatrice dell’anno, Squadra dell’anno femminile e Miglior gol femminile). Sara Gama è la prima vicepresidente donna dell’AIC e dal 2022/23 le calciatrici diventeranno professioniste. La crescita del calcio femminile è la “battaglia” del momento?
Credo che sia il giusto riconoscimento non solo per quello che ha fatto l’AIC, ma per tutto quello che il mondo femminile ci ha dimostrato in questi anni. Stiamo vedendo quando il livello tecnico del campionato di Serie A sia migliorato, quanto la nostra Nazionale ci ha fatto appassionare, e quindi penso che sia la normale evoluzione di un riconoscimento all’interno del nostro sistema. Così come i calciatori premiano i calciatori, anche le calciatrici premiano le calciatrici. Trovo che sia un bel messaggio.
Ⓤ: C’è anche un premio per il Miglior giovane della Serie B. Pensando a tutte le difficoltà che le squadre minori hanno affrontato in questi anni, soprattutto con la pandemia, vale lo stesso discorso del calcio femminile?
È un modo per ricordare che i migliori calciatori di Serie B contribuiscono poi agli aspetti tecnici e sportivi della nostra Nazionale, così come succede per tanti che sono passati dalla Lega Pro. È un messaggio di attenzione che tutto il sistema dovrebbe avere, soprattutto in un momento delicato come questo, anche nella fase post pandemica, perché la base del movimento rischia di essere quella che soffre di più. Premiare anche i migliori in quell’ambito è proprio un messaggio, un’attenzione e un richiamo anche a tutto il sistema. In questo momento ce n’è tanto bisogno.
Ⓤ: A proposito di questo, nel 2012 Verratti, Insigne e Immobile hanno vinto il premio come Migliori giovani della Serie B, una delle rarissime volte in cui un premio è stato condiviso tra più di un giocatore. E la scorsa estate tutti e tre erano nella rosa della Nazionale che ha vinto l’Europeo.
Quella delle serie minori è una filiera importante che oggi rischia di essere minata tantissimo, perché purtroppo vediamo quanto il minutaggio in Serie A dei calciatori italiani sia diminuito proprio dal 2012 ai tempi nostri. Quindi ancor più oggi credo che queste cose vadano ricordate, perché se una grande vittoria arriva da chi è passato dalle categorie inferiori vuol dire che la parte apicale del nostro sistema deve avere sempre un occhio di riguardo per chi sta sotto.
Ⓤ: La particolarità del Gran Galà del Calcio è che sono i giocatori a votarsi tra di loro. È solo un caso che il più vincente nella categoria Miglior calciatore assoluto sia Pirlo (tre vittorie), sicuramente un campione ma non un uomo copertina come Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic, Totti, oppure può essere che i calciatori abbiano “riconosciuto” e premiato qualcosa che loro giudicano con gli occhi degli addetti ai lavori?
Io credo che il valore aggiunto di questo premio sia determinato proprio da questo, perché nessuno meglio di chi ti gioca al fianco o ti affronta da avversario sa quanto tu sia forte. Poi è chiaro che c’è anche un giudizio sull’annata, perché magari anche un grande calciatore ovviamente può avere un’annata storta. Però è fuori di dubbio che la percezione che si ha quando hai accanto un giocatore o quando ci giochi contro è completamente differente, e ha anche parametri di giudizio completamente differenti, che chi vede il nostro mondo solo da spettatore non può riuscire a cogliere.
Ⓤ: Si può fare una specie di ritratto psicologico dei calciatori di oggi, a partire da come votano?
Un ritratto psicologico è difficile, ma certamente il calcio dell’ultimo decennio ha valorizzato ancor di più, a mio modo di vedere, il lavoro. Pensiamo solo alle ultime tre stagioni, a tutti questi impegni ogni tre giorni, abbiamo calciatori di altissimo livello, che poi sono quelli premiati, che arrivano a giocare più di 70 partite l’anno, 50 delle quali con meno di quattro giorni di recupero tra una e l’altra. Purtroppo sugli organi di informazione finiscono sempre le situazioni particolari che riguardano i calciatori, ma la verità è che se non hai certi comportamenti di vita, se non fai determinati sacrifici, a questi livelli oggi non puoi competere. Quindi il tratto psicologico è di un ragazzo impegnato nello sport che, rispetto a tutto quello che vediamo nei giovani d’oggi, ha comportamenti di vita spesso migliori dei coetanei.
Ⓤ: Dal 2011 a oggi solo Allegri, Conte, Sarri e Gasperini hanno vinto il premio di Miglior allenatore. In questa stagione invece stiamo vedendo una nuova scuola di allenatori italiani, come Dionisi, Zanetti, Italiano, che potrebbe presto aggiornare l’albo d’oro?
Credo di sì, anche perché c’è stata una trasformazione a livello tecnico-tattico e gli allenatori nominati sono i principali portatori di queste novità. È possibile e plausibile, anche se è chiaro che poi l’allenatore, più del calciatore, è collegato tanto ai risultati sportivi della sua squadra, quindi molto dipenderà anche da questo.