I tifosi del West Ham hanno finalmente iniziato ad apprezzare il London Stadium

Dopo anni di proteste per l'abbandono e la demolizione di Boleyn Ground, la rinascita degli Hammers e alcuni cambiamenti al nuovo impianto hanno dato il via a un nuovo amore.

Sono anni, ormai, che leggiamo e rileggiamo la storia dei tifosi del West Ham arrabbiati per la demolizione di Upton Park (o Boleyn Ground che dir si voglia) e il trasferimento al London Stadium. Alla base di questo sentimento ostativo verso la proprietà americana che ha approvato il trasloco, c’erano e ci sono diversi sentimenti nostalgici e altre motivazioni un po’ più pratiche: l’affezione per il vecchio stadio, uno dei più iconici di Londra e del calcio inglese, la particolare conformazione di un impianto che nasce come Olympic Stadium e che quindi non offre la stessa esperienza di vicinanza al campo, la distanza dal quartiere di Stratford. E poi mettici anche i risultati non proprio esaltanti della squadra: dal 2016 – ovvero da quando si è attivata la concessione che legherà il West Ham al London Stadium per 99 anni – al 2020 gli Hammers non sono mai andati oltre il decimo posto in classifica. Anzi, nel 2020 hanno anche rischiato seriamente la retrocessione. Due anni prima, nel marzo 2018, si era verificato l’episodio più increscioso: nel corso di una gara casalinga contro il Burnley, persa per 0-3, alcuni tifosi invasero il terreno di gioco; uno di loro piantò anche una bandierina del calcio d’angolo nel cerchio di centrocampo; nel frattempo, altri fan dedicavano dei cori non proprio edificanti ai proprietari David Sullivan e David Gold, seduti in tribuna: “You’re destroying a fucking club”. È tutto in questo video che sembra raccontare cose vecchie di un secolo.

David Moyes era sulla panchina degli Hammers, quel giorno. Sarebbe stato esonerato dopo pochi mesi, ma poi è tornato per sostituire Pellegini e per salvare il salvabile nella stagione 2019/20, quella in cui il pericolo della discesa in Championship è stato più concreto che mai. Proprio il suo ritorno, però, ha cambiato le cose: il suo ottimo lavoro ha dato il via a un progetto – tecnico, tattico, manageriale – piuttosto coerente, e oggi il West Ham è una delle migliori realtà del calcio inglese, subito alle spalle delle Big Six. Lo dice (da due anni, ormai) la classifica di Premier League, lo dice lo splendido percorso in Europa League, con gli Hammers arrivati fino ai quarti di finale. Ieri sera il match d’andata contro il Lione è finito 1-1.

È come se questi risultati positivi avessero un po’ anestetizzato l’odio dei tifosi del West Ham per il loro nuovo stadio. In realtà, i fan più radicali si erano ammorbiditi già da qualche tempo, anche per via di alcune modifiche strutturali: sulla pista d’atletica è stata posta una copertura color bordeaux con impresso il nome del club; poi, dopo il lockdown, i fan sono tornati sugli spalti e li hanno trovati diversi, leggermente più squadrati, «più simili a quelli di uno stadio di calcio», dice il Guardian in un articolo firmato da Pete May. Che non sarà una firma molto riconoscibile del giornalismo britannico all’estero, ma è l’autore del libro Goodbye to Boleyn (Biteback, 2016) e tiene un blog sul sito hammersintheheart.blogspot.co.uk. Insomma, è un tifoso del West Ham evidentemente legato al mito di Upton Park. Che ora, però, sta vivendo e riconoscendo un cambiamento.

Insomma, il tempo che passa e le cose che si trasformano hanno finito per riempire gli spazi vuoti, per unire i puntini, e ora i tifosi del West Ham stanno finalmente imparando ad apprezzare la loro nuova “casa”. Come detto, tra le righe e non solo, anche la pandemia e i vari lockdown hanno inciso: a un certo punto tornare allo stadio è stata una liberazione, così come ripetere vecchi riti pre e postpartita – primo tra tutti il lancio delle bolle di sapone mentre gli altoparlanti riproducono l’inno ufficiale degli Hammers, “I’m Forever Blowing Bubbles”. Lo stesso Pete May ha chiuso il suo articolo con parole piuttosto significative: «Il London Stadium non sarà mai intimo e caldo come Upton Park, le tribune ai lati dovrebbero essere più vicine al campo. Ma ora le squadre avversarie non è che abbiano così tanta voglia di giocare lì, ci sono 60mila tifosi per ogni partita e una nuova generazione di fan non ricorda nemmeno l’esistenza di Boleyn Ground. Stiamo scoprendo uno stadio che non solo è enorme, ma può anche intimidire tutti quelli che vengono ad affrontare il West Ham». A volte basta poco, per cambiare la storia.