L’Ucraina sta per giocare la partita più importante della sua storia calcistica

Non è stato facile preparare la semifinale dei playoff mondiali contro la Scozia, ma è arrivato il momento di andare in campo.
di Redazione Undici 31 Maggio 2022 alle 13:00

Il primo giugno 2022 è una data destinata a rimanere impressa nella storia calcistica dell’Ucraina: la Nazionale maggiore giocherà infatti la semifinale del playoff Mondiale contro la Scozia, e in caso di vittoria dovrebbe affrontare il Galles per l’ultimo posto disponibile – per le rappresentative europee – ai Mondali del Qatar. Nel caso in cui riuscisse a raggiungere la fase finale del torneo iridato, si tratterà della seconda qualificazione assoluta, la prima dal 2006. È inevitabile: Scozia-Ucraina una gara dal grande carico emotivo, dato che la guerra iniziata a fine febbraio ha cambiato per sempre la storia dell’Europa, e non è ancora terminata. Tra le altre cose, decisamente più importanti, gli ucraini sono stati privati anche del campionato di calcio. Forse anche per questo quella di Glasgow «è la partita di calcio più importante nella storia dell’Ucraina», come ha dichiarato Oleksandr Pikhalyonok, centrocampista del Dnipro, .

«A volte, in allenamento, quando voglio stimolare i miei giocatori urlo: “la gente sta morendo in Ucraina!”. Poi quando torno in albergo mi chiedo se sono stato troppo duro», ha rivelato il Ct Oleksandr Petrakov, che ha sostituito Shevchenko dopo gli Europei 2021. Ovviamente la rappresentativa ucraina non può allenarsi in patria per via dell’invasione russa, e quindi ha trovato rifugio a Brdo, pochi chilometri a nord di Lubiana, in Slovenia. Qui è iniziato il ritiro in vista della sfida di Glasgow, a cui si sono aggiunti mano a mano anche i giocatori impegnati nei campionati che non sono stati sospesi, che sono arrivati fino al termine: Oleksandr Zinchenko del Manchester City, Vitaly Mykolenko dell’Everton, Eduard Sobol del Club Brugge, l’attaccante del Benfica Roman Yaremchuk, Ruslan Malinovskyi dell’Atalanta e Andrij Lunin, che ha il 28 maggio ha vinto la Champions League con il Real Madrid.

Lo scorso 30 aprile Petrakov, quattro giocatori e lo staff tecnico e amministrativo della Nazionale sono riusciti a lasciare Kiev: «Quando siamo arrivati in Slovenia abbiamo visto la grande differenza: in Ucraina non siamo riusciti a trovare nulla, nemmeno la benzina. In Europa invece c’è tutto, la gente è felice, sorride: c’è la pace». A Brdo hanno continuato ad allenarsi, cercando di concentrarsi su una missione che il presidente Volodymyr Zelensky ritiene integrante nella sua strategia per resistere alla Russia: qualificarsi ai prossimi Mondiali in Qatar. «Dobbiamo vincere su tutti i fronti: in guerra, sul fronte culturale e su quello sportivo» ha spiegato il centrocampista della Dinamo Kiev, Oleksandr Karavayev. «Penso che possiamo aiutare di più il nostro Paese con cose come questa, lasciare l’Ucraina, giocare partite di beneficenza, mostrare a tutto il mondo cosa succede nel nostro Paese».

Il Ct Petrakov all’inizio dell’invasione voleva arruolarsi, rimanere a combattere per il suo Paese. Ha visitato più volte la trincea, e il messaggio dei soldati impegnati nei combattimenti era uno solo: «Tutti mi chiedevano la stessa cosa: “la squadra si deve qualificare per il Mondiale, dobbiamo dimostrare di essere vivi”», ha dichiarato il tecnico della Nazionale. Secondo le testimonianze raccolte da El País, i calciatori ricevono tantissimi messaggi su Instagram e su altri social direttamente dal fronte: «Un sacco di persone dell’esercito che non mi conoscono mi scrivono sul mio account. Mi dicono: “Dobbiamo andare al Mondiale, ci renderà felici”», ha raccontato Pikhalyonok. «Io sono sbalordito da quanto devi essere coraggioso per combattere questa guerra, da quale spirito devi avere per essere lì in prima linea, a difendere il Paese», ha dichiarato Karavayev. «E invece sono loro, i soldati, a inviarci continuamente dei messaggi di sostegno . Ci supportano sempre, sono sempre con noi, mentre dovremmo essere noi a doverli sostenere».

A Brdo la preparazione al playoff è centrale, ma non è l’unica cosa che conta: «Ho parlato con ogni calciatori per chiedergli dove fossero le loro famiglie», ha detto il ct Petrakov. «Gli ho chiesto come stessero i loro padri, le loro madri, le loro mogli, i loro figli. Quando c’era la pace si parlava solo di calcio. Ora invece abbiamo un massaggiatore il cui padre era a Mariupol, e non ha ricevuto ancora nessuna sua notizia. I padri di molti calciatori si sono arruolati nell’esercito. Per questo dobbiamo allenarci, parlare di calcio, ma anche di questa situazione». Anche per Karavayev è difficile pensare solo al campo: «Non posso dimenticare, non ci si può isolare da quello che sta succedendo. Non riesco a smettere di guardare le notizie. Sono molto preoccupato per i miei genitori, che sono rimasti a Kherson, e ora Kherson è occupata dai russi».

Per l’Ucraina, la partita che vale un pezzo di Mondiale sarà la prima da ottobre, quindi anche la prima dall’inizio dell’invasione russa. Come detto, ci sono giocatori che nel frattempo hanno finito la stagione con i propri club, mentre altri – quelli che non hanno lasciato la squadra ucraina in cui militavano all’inizio della guerra – non vanno in campo da mesi, quindi inevitabilmente ci saranno delle differenze di condizione atletica tra coloro che andranno in campo. Ma la forza mentale potrebbe appianare ogni gap, come ha spiegato Oleksandr Zinchenko, difensore del Manchester City, al podcast World Football della BBC: «Non abbiamo bisogno di motivazioni extra, siamo già motivatissimi: combatteremo fino alla fine, questa è la mentalità di noi ucraini. Non ci arrendiamo mai. Sono molto grato a tutto il mondo per il supporto che stiamo ricevendo». In effetti, solo i tifosi scozzesi non sosterranno la Nazionale ucraina. la pensa così anche Andy Robertson, difensore del Liverpool e uomo-simbolo della Tartan Army: «Proviamo grande simpatia per il popolo ucraino, ovviamente. Se non fossi scozzese tiferei anch’io per loro. Quello che stanno vivendo e che stiamo vedendo è orrendo, ma per 90 o 120 minuti dobbiamo separare i nostri pensieri. Vogliamo arrivare ai Mondiali, e dobbiamo essere pronti per le emozioni che ci riserverà la partita contro l’Ucraina».

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