Mino Raiola è morto due volte. Dopotutto la sua fine, così come la sua vita, non poteva essere ordinaria. Quando fu diffusa la notizia della sua vera morte, il mondo del calcio fu scosso da una domanda: e ora? Uno degli agenti più importanti e influenti dell’era contemporanea era scomparso, lasciando un vero e proprio vuoto di potere, anche perché Raiola era evidentemente un accentratore di riflettori e di polemiche, la sua agenzia era un’istituzione monocratica, che si rispecchiava completamente in lui e poi – anche, solo dopo – nei suoi assistiti, anzi proprio questo suo atteggiamento era stato uno dei suoi grandi punti di forza. Inevitabili, a quel punto, sono sorte alcune domande piuttosto complicate: chi e come sostituirà Raiola? Che fine farà la sua agenzia “One”, fondata da più di 20 anni fa, e che gestisce calciatori come Paul Pogba, Zlatan Ibrahimovic, Erling Haaland, Marco Verratti, Gianluigi Donnarumma, Mathijs de Ligt, e tanti altri? Chi raccoglierà un’eredità così grande e quindi così difficile da amministrare? Si trattava di un lascito che poteva far gola a tanti, anzi a tutti, come rivelato da un agente – che ha preferito rimanere anonimo – a The Athletic: «All’inizio ci sarà sicuramente un periodo di lutto e rispetto, che sarà onorato anche dal peggiore degli agenti. Alla fine, però, ognuno di noi avrebbe cercato di rubare i clienti di Raiola».
Ma, alla fine, se il passaggio all’era post-Raiola è stato meno traumatico del previsto lo si deve a una persona che per anni è stata al fianco del procuratore italo-olandese pur rimanendo lontana dai riflettori, e che ora sta raccogliendo la sua pesante eredità: Rafaela Pimenta. Pimenta è un avvocata brasiliana che, laureatasi giovanissima, aveva cominciato a lavorare nella squadra antitrust dell’allora presidente Fernando Henrique Cardoso. E fu proprio in Brasile che conobbe Mino Raiola. Lei aveva già una discreta esperienza nel settore calcistico, avendo aiutato Rivaldo e César Sampaio – ex centrale della Seleçao ai Mondiali di Francia ’98 – a fondare il Guaratinguetà, piccola società di calcio dello Stato di San Paolo. Raiola la convinse a investire nella sua società, rendendola l’unica socia, oltre a Mino stesso, dell’agenzia.
La struttura di One è infatti minimal: negli uffici di Monte Carlo, sede dell’agenzia, si contano appena quattro-cinque dipendenti. Tra loro ci sono una segretaria, un responsabile della comunicazione e Vincenzo Raiola, il cugino di Mino, che si occupa prevalentemente di scouting e di gestire i giocatori italiani. Per le altre varie necessità, One preferisce appoggiarsi a consulenti esterni: José Fortes Rodríguez, ex calciatore spagnolo che ha speso la sua carriera in Eredivisie, tra AZ Alkmaar e Rosdendaal, è il referente principale per trattare in Olanda, mentre l’avvocato Vittorio Vigo opera in Italia. Questioni come la cura di un giocatore, la gestione dei suoi account social, la ricerca di una casa per lui e la famiglia nell’ambito di trasferimento, sono tutte affidate a consulenti esterni. Questa organizzazione rende la figura di Pimenta ancora più potente e centrale, anche se con il tempo è probabile che i due figli di Mino, Mario e Gabriele – oggi appena ventenni – assumeranno un ruolo sempre più importante nell’agenzia.
Alla morte di Raiola, comunque, nessun calciatore ha lasciato l’agenzia. Questo si deve in parte ai contratti fortemente vincolanti stipulati dai giocatori, e in parte proprio al ruolo di Pimenta. Un responsabile scouting di una squadra di Premier League ha descritto l’avvocata brasiliana come «la donna di calcio più importante che nessuno conosce», un messaggio ribadito anche da un altro importante agente, che l’ha definita «la donna più potente nel mondo del calcio in questo momento, ma anche la negoziatrice più dura che puoi trovarti davanti». A colpire però, più che le parole dei colleghi, è il modo con cui Paul Pogba chiama quotidianamente Pimenta: «zia Rafa». Un soprannome che fa capire il tipo di rapporto che Pimenta ha saputo instaurare con i suoi assistiti, e che si è rivelato poi fondamentale per tenere dritto il timone dell’agenzia dopo la morte di Raiola.
In questi anni, oltre a essere partner nella gestione amministrativa dell’agenzia, Pimenta è stata presente in tutti i passaggi chiave della carriera dei calciatori assistiti da One. È stata lei a negoziare i dettagli dell’affare, da 51,2 milioni di sterline, Haaland con il Manchester City. Nelle ultime settimane ha supervisionato il doppio trasferimento di Noussair Mazraoui e Ryan Gravenbech dall’Ajax al Bayern Monaco, ed è sempre lei che sta trattando con la Juventus il ritorno di Paul Pogba in bianconero. Proprio la nuova docu-serie su Pogba – già definita “Pogmentary” – prodotta da Amazon Prime, ha svelato lo stretto rapporto che lega l’ormai ex centrocampista del Manchester United alla sua “zia Rafa”: in alcuni punti dell’opera, si vede Pimenta che conversa amabilmente con la famiglia, lo accompagna alla cerimonia del Pallone d’Oro e si trova con lui anche in quella vacanza a Miami dove Pogba ha incontrato per la prima volta la sua attuale moglie, Zulay Salaues. Il centrocampista francese, nel documentario, parla di Pimenta come di una «seconda madre», di una mentore più che una consulente. In un’altra scena, durante una videochiamata a tre tra Pogba, Raiola e Pimenta, “zia Rafa” chiede al suo assistito qual è la cosa che lo renderebbe più felice al mondo. È una domanda così genuina che lascia Pogba quasi spiazzato, ma poi risponde, con altrettanta sincerità: «un progetto dove possa tornare a sentirmi importante».
L’importanza e l’influenza di Pimenta nel mondo del calcio si è costruita quindi anche attraverso i rapporti umani con i suoi calciatori. Ma non solo. Un importante direttore sportivo – anche lui ha voluto rimanere anonimo – ha tracciato un profilo dell’avvocata, rivelando il modo in cui si è costruita, in questi anni di lavoro fianco a fianco con Raiola: «Pimenta aveva stabilito un equilibrio perfetto con Mino. Ma lei era tutt’altro che il poliziotto buono per il cattivo di Raiola. Sa essere molto dura. La sua conoscenza in materia di operazioni di mercato è insuperabile, e in qualche modo noi abbiamo sempre sospettato che dietro Mino ci fosse una persona molto intelligente. Raiola la rispettava in tutti i sensi, e lei sapeva ogni cosa, ogni singolo aspetto dei loro clienti».