Sávio Moreira de Oliveira, che qualcuno chiama semplicemente Sávio mentre altri lo identificano come Savinho, è un calciatore nato nel 2004 che ha appena lasciato la squadra in cui si è formato, l’Atlético Mineiro, per trasferirsi in Europa. Nulla di strano o di particolare: parliamo di una giovane promessa, di un ragazzo che ha già mostrato di avere grandi qualità, sia con il suo club – in cui ha esordito nel 2020, quando aveva solamente 16 anni, e che gli ha fatto firmare un contratto con clausola rescissoria da 60 milioni di euro – che con le Nazionali giovanili: col Brasile Under 15, tre anni fa, ha vinto il Sudamericano di categoria e il titolo di capocannoniere del torneo. Come detto Sávio si è trasferito in Europa dopo essere diventato maggiorenne ad aprile, ma il punto sta nel come si è consumato questo trasferimento: il Troyes, infatti, ha rilevato il suo cartellino per 6,5 milioni di euro e poi l’ha girato in prestito al PSV Eindhoven per la stagione che sta per iniziare.
Sì, esatto: una modesta squadra di Ligue 1 francese ha comprato un talento di grande prospettiva investendo una cifra piuttosto importante, la più alta della sua storia, e poi l’ha subito ceduto in prestito a un club qualificato ai preliminari di Champions League, rinunciando a valorizzarlo in prima persona. Questi passaggi sarebbero piuttosto strani, anzi del tutto assurdi, se non fosse che il Troyes è di proprietà del City Football Group, la conglomerata che detiene la proprietà – in parte o complessiva – di undici squadre in giro per il mondo e che di recente ha rilevato anche l’80% delle quote del Palermo. Come spiega So Foot in questo articolo, il Troyes è servito solo come nodo di una rete creata dal gruppo: «Nessun interesse diretto da parte della squadra, se fossimo in un’industria si parlerebbe di integrazione verticale», ha detto Luc Arrondel, economista specializzato nel segmento calcistico. Molto semplicemente, il City Football Group ha utilizzato una delle sue squadre per acquistare un calciatore a cui era interessato, che magari non avrebbe potuto o anche voluto tesserare a causa di problemi burocratici o legati al bilancio, e poi l’ha letteralmente spostato in prestito in una squadra che gli garantirà più pressioni, anche in Champions League.
Continua Arrondel: «È possibile che tutto sia legato al Fair Play Finanziario: il Manchester City magari non avrebbe più rispettato i parametri con questo acquisto, e allora ha usato una delle sue squadre di proprietà, il Troyes, per concludere l’operazione-Savinho seguendo una procedura che, a oggi, è perfettamente legale». Ovviamente ora ci sarà da capire se, come e per quanto tempo i tifosi del Troyes accetteranno di essere parte di questa rete in questo modo, e ovviamente lo stesso discorso vale per tutti gli altri club che orbitano nella galassia del City Football Group. Al momento, però, il fatto che il piccolo club dell’Aube – espressione di una comunità di circa 60mila persone – sia tornato in Ligue 1 e abbia conquistato la salvezza in massima divisione a quindici anni dall’ultima volta, potrebbe bastare a tenere ancora i tifosi da parte della nuova proprietà, arrivata in Francia nel settembre 2020.