Il Manchester City sta iniziando a fare soldi anche con il settore giovanile

I talenti cresciuti nell'Academy, non solo quelli che fanno il giro delle varie squadre del City Football Group, sono sempre più richiesti.

Il lavoro del City Football Group, l’hanno spiegato gli stessi dirigenti della conglomerata che detiene le quote del Manchester City e di altri undici club in tutti i continenti, tra cui anche il Palermo da poche settimane, è «fare business calcistico». Il modo migliore per completare questa missione è formare e valorizzare calciatori, e per farlo il CFG ha deciso di sfruttare la sua rete di squadre costruita in giro per il mondo. Uno degli ultimi esempi è l’operazione fatta attraverso il Troyes, uno dei club di proprietà del gruppo, per rilevare il cartellino di Savinho e girarlo poi in prestito al PSV. L’obiettivo a lungo termine è ovviamente creare, anzi costruire calciatori in grado di giocare nel Manchester City, oppure da rivendere per guadagnarci. E le cose stanno andando proprio in questa direzione.

Ora, però, il business del Manchester City e quindi del City Football Group potrebbe essere in fase di allargamento, visto che si sta aprendo una nuova linea di valorizzazione e quindi di generazione degli introiti: quella relativa al settore giovanile del club di Manchester. Finora la grande maggioranza dei giocatori prodotti nell’avveniristica Academy che si trova nei pressi dell’Etihad Stadium, un centro formativo costato più di 100 milioni di sterline, venivano dati in prestito, soprattutto in altri club britannici, oppure nelle varie squadre appartenenti al gruppo. Con tutti i rischi del caso, del resto la proprietà del City può garantire l’applicazione di un certo know how, ma non che ci siano condizioni uguali o comunque controllabili per tutti i giocatori, specie in contesti così differenti tra loro. Dopo più di un decennio, come detto, questa strategia e il lavoro fatto dai coach giovanili sta dando i suoi frutti: le cessioni a titolo definitivo di giocatori cresciuti nell’Academy hanno fruttato una cifra intorno ai 47 milioni di euro.

Per la precisione, parte di questi soldi sono arrivati dalle cessioni di Gavin Bazunu, portiere ventenne appena passato al Southampton, di Roméo Lavia, mediano trasferitosi anche lui al Southampton, e di Darko Gyabi, 18enne centrocampista rilevato dal Leeds. Altro denaro è arrivato – e arriverà – dalle percentuali di valorizzazione per giocatori già ceduti in passato e che sono stati rivenduti a costi più alti: quando il Manchester United ha preso Jadon Sancho dal Borussia Dortmund, per esempio, il City ha incassato più di 11 milioni di euro. E non è ancora finita: secondo quanto riportato da The Athletic, l’arrivo di Vincent Kompany sulla panchina del Bunrley – club appena retrocesso in Championship – e la nomina di Joe Shield, ex dirigente dell’Academy del Manchester City, come nuovo capo del mercato della prima squadra al Southampton, garantiranno nuovi spazi di manovra al CFG anche in Inghilterra. Non a caso, viene da dire, il Burnley ha già preso in prestito due calciatori cresciuti nel City, ovvero Harwood-Bellis e Egan-Riley, entrambi difensori centrali; e le due cessioni più remunerative, proprio quelle di Bazunu e Lavia al Southampton, hanno generato un introito superiore ai 26 milioni di euro – esclusi ulteriori bonus di valorizzazione. Insomma, la politica mista tra prestiti e valorizzazione interna sembra funzionare, anche per merito dell’enorme influenza che il City sta generando all’esterno del proprio gruppo, nel contesto sempre più iperconnesso del calcio europeo e mondiale. Infine, come se non bastasse tutto questo, le squadre dell’Academy vincono anche i propri campionati. Sì, è un modello che funziona.