Christian Eriksen è già il direttore d’orchestra del Manchester United

Erik ten Hag gli ha dato fiducia e libertà, lui sta ripagando il suo allenatore con delle grandi prestazioni.

La vittoria per 3-1 contro l’Arsenal, reduce da un avvio di campionato praticamente perfetto, potrebbe aver incanalato la stagione del Manchester United nella direzione giusta. Lo dicono i numeri e la classifica: dopo le inopinata sconfitte iniziali contro Brighton e Brentford, i Red Devils hanno vinto quattro gare consecutive – tra queste c’erano due scontri diretti contro Liverpool e appunto Arsenal – e così si sono portati a una sola lunghezza dalla zona Champions League, appena tre punti sotto il primo posto occupato proprio dai Gunners. Il fatto che questi buonissimi risultati siano arrivati nonostante il caso di mercato legato a Cristiano Ronaldo, nonostante il fuoriclasse portoghese non sia mai andato in campo da titolare nelle quattro gare vinte dalla sua squadra, ha acceso i riflettori sul lavoro di Erik ten Hag, sulla sua rivoluzione tattica corroborata da un mercato ricchissimo, sui cambiamenti radicali imposti a una squadra che negli anni di Solskjaer non era mai riuscita a trovare la sua vera identità tattica. Quali sono questi cambiamenti? L’inserimento in pianta stabile di Diogo Dalot e dei nuovi acquisti Martínez e Malacia in difesa, e poi – in attesa di Casemiro – l’instaurazione di un nuovo doble pivote davanti alla difesa: quello composto da Scott McTominay e Christian Eriksen, vero e proprio direttore d’orchestra del nuovo United.

È stato proprio Ten Hag, nel postpartita di Manchester United-Arsenal, a spiegare come perché il centrocampista danese sia diventato subito fondamentale per la sua squadra: «Abbiamo deciso di dargli libertà a tutto campo, e in cambio lui ci sta dando grande varietà nella costruzione della manovra: Christian sa aprire il campo con un cambio di gioco, vede ed effettua passaggi complicati tra le linee, sa servire assist decisivi quando si porta in attacco». Non a caso, viene da dire, è stato proprio l’ex Inter a servire a Rashford l’assist per la rete del 3-1, quella cha ha chiuso definitivamente la partita: il suo tocco finale non arriva al termine di un’azione alla Eriksen, magari con un appoggio in verticale dietro e dietro le maglie della difesa avversaria, ma grazie a uno scatto lungo, a un inserimento profondissimo in uno spazio non coperto bene dalla difesa dell’Arsenal. L’assist è l’ultima immagine dei suoi highlights personali, che potete vedere sotto in versione integrale:

Una prestazione totale

Il modo in cui Eriksen si inserisce e poi serve Rashford è un altro evidente segnale del fatto che Ten Hag abbia dato grande libertà a Eriksen: in alcuni momenti, il centrocampista danese sembra un calciatore completamente diverso da quello ammirato nel Tottenham di Pochettino e poi nella sua seconda stagione con l’Inter. Questa nuova dimensione tattica causa anche degli scompensi difensivi, visto che parliamo di un giocatore che non ha mai avuto il dinamismo necessario per poter coprire ampie porzioni di campo in fase di non possesso, ed è stato lo stesso manager olandese ad ammetterlo: «Può migliorare in copertura, ma gli concediamo dei piccoli errori in questo senso, visto che ha giocato una partita meravigliosa», ha detto Ten Hag. Che, come detto, sa già come ovviare a questo problema: Casemiro è arrivato da poco non è ancora in perfetta forma, ma quando lo sarà potrà giocare accanto a Eriksen e correre per coprire anche i buchi lasciati dal compagno di reparto, esattamente come succedeva al Real Madrid con Kroos e Modric.

Basta riguardare il video sopra per rendersi conto che tutto il resto della partita di Eriksen è stata di grandissima qualità: l’azione del primo gol dei Red Devils, segnato dal neoacquisto Antony, nasce da un bellissimo laserpass tra le linee dell’Arsenal; in quasi tutte le manovre offensive c’è un suo appoggio o movimento per disordinare il sistema difensivo di Arteta; per quanto riguarda i dati, il danese ha messo insieme 11 passaggi progressivi nell’ultimo terzo di campo, tre lanci lunghi completati, due passaggi chiave e l’assist di cui abbiamo già parlato. Una prestazione creativa a tutto tondo che ha supportato e armato benissimo i talenti offensivi scelti da Ten Hag: il già citato Rashford, sempre più a suo agio come unico terminale offensivo, e poi il trio di trequartisti composto da Antony, Bruno Fernandes e Sancho. In attesa di capire se e quanto durerà l’armonia di questo nuovo sistema tattico, il Manchester United sembra aver finalmente imboccato la strada di un progetto coerente, promettente, e che Eriksen sia stato scelto come leader tecnico del nuovo corso. Niente male per un giocatore arrivato a costo zero, anche un po’ in sordina se vogliamo, ma che prima di vivere il dramma che – per fortuna – ha solo rallentato la sua carriera era considerato uno dei centrocampisti più completi e autorevoli d’Europa. Ora quel tempo sembra essere tornato, e a giovarsene sono il Manchester United e Ten Hag, che gli hanno dato fiducia.