Da dove arriva questo Bruges che sta sconvolgendo la Champions League?

Le tre vittorie ottenute nelle prime tre partite non sono un caso, piuttosto il frutto di un progetto che va avanti da anni.

È probabile – anzi: è quasi certo – che l’Atlético Madrid di quest’anno sia meno competitivo rispetto ad altre edizioni, e allo stesso modo si può dire che le altre due componenti del girone del Club Bruges, vale a dire Porto e Bayer Leverkusen, non appartengano all’élite europea. Al netto di tutto ciò, però, il fatto che i campioni del Belgio abbiano vinto le prime tre partite di Champions League resta comunque significativo, per non dire sensazionale. Anche perché va detto che questi tre successi sono arrivati in modo netto, anzi perentorio: sette gol fatti e zero subiti, Atlético Madrid e Porto demolite anche – se non soprattutto – sul piano del gioco e soprattutto un lungo elenco di talenti che sembrano già pronti per giocare in club di primo piano, proprio mentre il Bruges sta studiando per diventarlo. Il punto è proprio questo: i risultati del Bruges nascono da un progetto serio, organico, portato avanti da anni con sapienza e coerenza. E anche con una certa dose di avventatezza: a gennaio scorso, infatti, il club delle Fiandre Occidentali ha investito 54 milioni di euro per acquistare giocatori di altre squadre. Una cifra altissima per il contesto del calcio belga e non solo, che aveva permesso al Bruges di superare Inter e Real Madrid, tra le altre, per le spese sul mercato in entrata negli anni precedenti.

Merito della proprietà guidata da Bart Verhaeghe, ex vicepresidente della Federcalcio locale che ha deciso di rendere ancora più intensivo il modello di valorizzazione deicalciatori giovani che da anni, ormai, caratterizza il Bruges e tutte le società della la Jupiler Pro League, il massimo campionato belga. Il punto è che il Bruges lo fa a un livello più alto rispetto agli altri, e i risultati si vedono: l’anno scorso è arrivato il quinto titolo nazionale in sette stagioni nonostante l’exploit dell’Union Saint-Gilloise, ora sono venute queste incredibili vittorie in Champions League.

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Tutto questo, però, non cancella né tantomeno riscrive il modello operativo e di reclutamento, fondato sulla vendita dei migliori talenti e sull’arrivo di nuove potenziali scommesse: l’estate appena finita è stata quella che ha portato De Ketelaere al Milan, Nsoki all’Hoffenheim e Openda al Lens, tre operazioni che hanno fruttato circa 55 milioni di euro. Il paradosso è che la maggior parte di questi soldi sono stati reinvestiti per Yaremchuk e Onyedika, due calciatori che non sono ancora riusciti a imporsi come titolari fissi, mentre invece i vari Jutglà, Sowah e Meijer – tutti Under 23 – si sono presi la scena, integrandosi perfettamente con i vari Mignolet, Odoi, Vanaken, lo zoccolo duro di una rosa che nonostante abbia un’età media bassissima (24,2 anni) non rinuncia a giocatori d’esperienza. Quasi inutile aggiungere che tutte queste operazioni di mercato hanno generato un utile complessivo di circa sette milioni di euro.

L’allenatore è Carl Hoefkens, quasi come a voler confermare la solidità e la continuità del progetto: Hoefkens infatti è l’ex vice di Alfred Schreuder, il tecnico che ha vinto l’ultimo titolo nazionale e poi è passato all’Ajax. Come dire: il Bruges funziona, nel senso che produce utili e vittorie, a prescindere da chi siede in panchina. Certo, su questo aspetto pesa anche la netta superiorità rispetto alla stragrande maggioranza delle squadre del contesto locale, in attesa che le altre grandi storiche del calcio belga – l’Anderlecht e lo Standard Liegi – tornino ad alti livelli, e/o che altri progetti economicamente ambiziosi – per esempio quello dell’Anversa di Nainggolan, Van Bommel e Overmars, attualmente primo in classifica nella Jupiler Pro League – stimolino la concorrenza interna. Fino ad allora, il Bruges continuerà a produrre giocatori di alta qualità – da queste parti, prima di De Ketelaere e Nsoki, sono passati Perisic, Danjuma, Bacca e Meunier – come ad esempio Noa Lang, il candidato numero uno per la prossima mega cessione, a giocare un calcio aggressivo e moderno e a fare risultati in linea col suo valore. Solo che il valore del Bruges cresce ogni anno di più, e allora forse non bisogna più guardare solo a ciò che succede in campionato, ma anche in Europa. La Champions League in corso ci sta dicendo proprio questo, in modo inequivocabile.