Com’è andata la Dakar 2023 di Audi

Buone prestazioni, 14 podi e un po' di sfortuna per i tre equipaggi che hanno guidato la RS Q e-tron E2, la prima vettura elettrica ammessa al rally raid più duro e affascinante del mondo.

Nonostante l’obiettivo dichiarato di un posto sul podio sia rimasto lontano, la Dakar Rally 2023 dell’Audi può essere considerata tutt’altro che deludente. Durante tutto il corso della gara in Arabia Saudita, la RS Q e-tron E2 della casa automobilistica tedesca, la prima auto interamente elettrica ammessa al rally raid più affascinante del mondo, ha infatti dimostrato di essere all’altezza di vetture con palmares molto più ricchi, prima che una serie di imprevisti arrivasse a sotterrare ogni possibile sogno di gloria. Sfortune che sono all’ordine del giorno, in quella che è considerato la gara automobilistica più dura in assoluto, ma che si sono abbattute in serie sui tre equipaggi di Audi – contando ben 14 forature e svariate rotture delle sospensioni, oltre a due gravi incidenti.

Nei 15 giorni di gara della Dakar Rally 2023, la Audi RS Q e-tron E2 ha portato a casa un totale di 14 podi, tra cui la vittoria del prologo con l’equipaggio svedese composto da Mattias Ekström e Emil Bergkvist e della prima tappa con la coppia spagnola Carlos Sainz/Lucas Cruz, che ha anche comandato la classifica riservata alle auto per le due giornate successive. I francesi Stéphane Peterhansel e Édouard Boulanger sono invece rimasti a lungo con un piede sul podio virtuale, prima di un brutto incidente che li ha messi definitivamente fuori corsa. Insomma, il prototipo di Audi ha dimostrato di poter contare su un grande potenziale, ma non ha avuto l’opportunità di esprimerlo in pieno.

“Monsieur Dakar” Peterhansel – che alla vigilia dell’edizione 2023 aveva già in bacheca quattordici vittorie in classifica generale tra auto e moto – è uscito di scena dopo un grave incidente che ha visto coinvolta la sua vettura, atterrata con eccessiva violenza dopo un salto su una duna. Un colpo talmente forte che il navigatore Edouard Boulanger ha accusato forti dolori alla schiena ed è stato trasportato in elicottero in ospedale, dove gli è stata diagnosticata una lesione vertebrale, per fortuna senza alcuna ripercussione grave. Il pilota invece non ricorda nulla dello schianto, se non il fatto che ha infranto le sue speranze dopo un inizio promettente. Resta però intatta una certezza: «Le prime cinque frazioni cronometrate hanno dimostrato quanto fossimo competitivi» ha infatti sintetizzato Peterhansel.

«Quest’anno la sorte non era dalla nostra parte» ha confermato Sainz, che la Dakar l’ha vinta invece tre volte. «La squadra era pronta, la vettura competitiva, ma due incidenti hanno vanificato il lavoro fatto.» Il pilota spagnolo e il suo navigatore hanno prima avuto un problema a una sospensione che gli ha fatto perdere 40 minuti in classifica generale, quando erano ancora in testa, e poi sono stati vittime di un incidente, finendo con la vettura ribaltata dopo essere caduti di muso nella sabbia. Sainz ha dimostrato tutto il suo stoicismo completando la tappa, ma è stato poi costretto al ritiro il mattino successivo, a causa di forti dolori (dovuti alla frattura di due vertebre toraciche, come scoperto in seguito). Del resto, come ha affermato Sainz con un pizzico di fatalismo, «a volte, il motorsport sa essere crudele». Oltre alla vittoria, della sua Dakar resterà una delle manovre più spettacolari viste nel corso dei 15 giorni di gara, come abbiamo già raccontato in precedenza.

Dopo i ritiri di Peterhansel e Sainz, tutte le speranze di Audi erano dunque riposte su Ekström, il più inesperto fra i tre, alla sua terza esperienza in una Dakar. Il pilota svedese però è stato rallentato nelle prime tappa dalla mancanza di fiducia nel roadbook, per poi subire anche lui una serie di imprevisti che l’hanno lasciato fuori dalla top ten finale (alla fine è arrivato al quattordicesimo posto). Oltre ad aver vinto il prologo, Ekström si è messo in luce dalla nona tappa in poi, posizionandosi fra le prime quattro posizioni per sei tappe consecutive, con un terzo e un secondo posto nelle frazioni che si sono svolte nel Rubʿ al-Khālī, noto anche come il “quarto vuoto”, ovvero il deserto di sabbia più grande al mondo. «La gara è stata davvero dura, ma non ci siamo mai arresi, anche dopo i molteplici inconvenienti» ha sottolineato lo svedese. Nonostante sia stato evidentemente al di sotto delle aspettative iniziali, il risultato in classifica di Ekström e Bergkvist è stato comunque festeggiato dalla squadra, consapevole delle ottime performance della vettura e del fatto che arrivare alla fine della gara fosse tutt’altro che scontato.

Una Audi RS Q e-tron 2, col numero 211, nel deserto saudita (Audi Communications Motorsport)

«Per certi aspetti, la Dakar Rally è tornata alle sue radici quest’anno», ha voluto infatti ribadire Sven Quandt, team principal di Q Motorsport, partner di Audi in questa avventura nei rally raid. «Il ritmo incessante, le battute d’arresto per diversi top driver, i conseguenti grossi scossoni in classifica, la lunghezza di molte tappe e il terreno impegnativo ricordano in tutto e per tutto le Dakar del passato. Sono felice che come squadra, insieme ad Audi, siamo riusciti a gestire questa competizione e a raggiungere il traguardo. Per Mattias ed Emil questa disciplina è ancora relativamente nuova. Tanto di cappello per le loro prestazioni». «Il ritmo in prova speciale della Audi RS Q e-tron E2 è stato degno di nota dall’inizio alla fine della Dakar. Purtroppo abbiamo avuto sfortuna nel deserto e siamo incappati in molteplici incidenti» ha invece affermato Oliver Hoffmann, membro del comitato per lo sviluppo tecnico di Audi AG, che ha poi subito spostato l’attenzione sul futuro: «Ora analizzeremo quanto accaduto nei minimi dettagli. Il podio era il nostro obiettivo originale. E resta tale, perché saremo nuovamente della partita nel 2024».

Anche Rolf Michl, dallo scorso settembre amministratore delegato di Audi Sport GmbH e responsabile delle attività sportive internazionali del marchio, ha parlato di un’esperienza positiva ma sfortunata: «Abbiamo vissuto alti e bassi durante questa edizione della Dakar. I risultati delle singole tappe dimostrano come Audi RS Q e-tron E2 sia tra le vetture più veloci. Tuttavia, forature e problemi alle sospensioni lungo i terreni più accidentati hanno mortificato le ambizioni dei nostri equipaggi. Lavoreremo a fondo su questi aspetti». Il dirigente ha poi voluto sottolineare con orgoglio come questi risultati siano stati oltretutto ottenuti «con emissioni nettamente inferiori rispetto ai rivali», rimarcando l’impegno di Audi nell’elettrico. Il focus ora però è già tutto sul 2024. Sainz ha un contratto con Audi valido fino all’anno prossimo, ma rivalutabile anno dopo anno a seconda delle sue condizioni e sensazioni. Ripensando a quanto visto nelle scorse settimane, sembra difficile pensare a una Dakar senza di lui, il prossimo anno. Soprattutto considerando che la casa tedesca vuole continuare a investire sulla propria vettura elettrica, con l’intenzione di riprendersi quello che la sfortuna gli ha tolto quest’anno.