Il Milan delle grandi notti d’Europa ha neutralizzato il Napoli

Osimhen e Kvara disinnescati, Pioli perfetto, Leão e Maignan in stato di grazia: così è nata la vittoria rossonera.

È finita la trilogia di Napoli e Milan, con due partite al Maradona e una a San Siro che sono andate, come risultato complessivo, come in pochi si aspettavano. I rossoneri hanno battuto con un risultato netto i probabili futuri campioni d’Italia in campionato, e hanno vinto la doppia sfida di Champions. Sono state tre grandi gare, che hanno fatto respirare non solo ai rispettivi tifosi, ma a tutti, aria di calcio di gala, di una Serie A che non è tornata ai livelli pre-2010 ma che a tratti sa ancora stupire tutta l’Europa. Gare intense, con intuizioni tattiche e singoli episodi che ricorderemo a lungo, dalla corsa di Leão alle parate di Maignan. Ne abbiamo parlato ogni volta, qui per il campionato e qui per l’andata di Champions League. Lo facciamo anche stavolta, analizzando gli aspetti legati al campo e quelli legati a un certo concetto di “sacro”, che in questa competizione non è mai fuori posto.

Davide Coppo (DC): A trilogia finita, forse è il senso complessivo di queste tre partite (ma ci possiamo mettere anche l’andata di campionato) quello che mi stupisce di più. Parleremo di episodi, occasioni e rigori, ma questa Napoli-Milan, per il Napoli, è stata una partita preparata non tanto bene quanto l’andata. Nonostante Osimhen.

Alfonso Fasano (AF): Sono perfettamente d’accordo con te. Spalletti ha dovuto fare e ha fatto delle scelte un po’ strane, viste col senno di poi: un centrocampo spesso a due (Lobotka-Ndombélé) in fase di costruzione, un pressing intensissimo fin dalle primissime fasi della partita, la ricerca ossessiva del pallone su Kvara. Per il Milan, dopo qualche minuto di shock iniziale, difendere è stato facile: uomo su uomo a centrocampo, così che il Napoli dovesse e potesse rifugiarsi solo sulle fasce; raddoppi sistematici su Kvara, con un Brahim Díaz quasi commovente per presenza e abnegazione – ma anche Krunic è stato fondamentale in questo aspetto.

Mi piace anche che tu abbia concluso il tuo primo pensiero con la frase «nonostante Osimhen». Perché in effetti la sua presenza ha cambiato qualcosa nel Napoli, solo che il Milan ha reagito bene: Tomori e Kjaer l’hanno completamente cancellato dal campo tenendo sempre un atteggiamento aggressivo ma non avventato, gli hanno tolto profondità stando sempre alti ma poi rinculavano in area ed erano concentratissimi. Bravissimi loro, bravissimo Pioli. Il Milan ha avuto certamente più fortuna rispetto al Napoli, secondo me, se vuoi ti dico in quali situazioni. Ma quando vinci tre partite su tre non può essere solo fortuna. Direi che non ci sono molti dubbi, no?

DC:  Quello che è mancato, dal punto di vista del Napoli – che è poi quello che temevo – è il dominio del campo. E secondo me è mancato per tre motivi. Il primo: terzini e fasce non hanno dialogato bene, e in questo senso forse la fascia destra è stata (finché c’è stato Politano) pure più pericolosa di quella sinistra; il centrocampo dove il Milan non si è mai fatto schiacciare, quando attaccava il Napoli, e dove si è invece trovato in superiorità, quando attaccavano i rossoneri; e poi Leão, che è in grado di fare cose, talvolta, che noi umani raramente abbiamo visto. Osimhen ha giocato in una trincea, e ora mi chiedo: perché il Napoli non è riuscito a portarlo fuori da quel buco in cui si è trovato ingabbiato?

AF:  Ti rispondo per punti: l’infortunio di Politano e anche quello di Mário Rui rimandano alla fortuna di cui ti parlavo prima, e hanno reso più prevedibile – Lozano e Olivera hanno caratteristiche diverse – i giochi a due sugli esterni. Sul centrocampo non c’è molto altro da aggiungere, se non che Tonali, Krunic e anche Bennacer si sono mangiati i loro dirimpettai perché fisicamente sono più forti, e questo è un incastro che Pioli sfrutta benissimo tutte le volte che affronta il Napoli. Infine, Leão e Osimhen. Sì, li metto insieme perché tu hai centrato perfettamente il punto: Leão è in uno stato di forma incredibile e Spalletti e i suoi giocatori non sono riusciti a contenerlo, magari avrebbero potuto farlo con un po’ più di malizia e di cattiveria in più, penso a un semplice fallo tattico; al contrario, come dicevo prima e come hai detto anche tu, Osimhen è stato neutralizzato, le sue armi migliori non si sono viste. Per me è colpa di una condizione fisica ancora deficitaria, senza dubbio, ma soprattutto è merito Pioli, del lavoro fatto per impostare la partita: ho già detto di Kjaer e Tomori, di Krunic e Tonali e Bennacer, ma anche Theo Hernández e Calabria hanno giocato una partita perfetta: diagonali, coperture preventive, anche un po’ di interventi intimidatori al limite del regolamento.

È un discorso tattico, ovviamente, ma anche di testa, un discorso emotivo: l’impressione che ho avuto è che il Milan fosse più pronto a questo tipo di partita/e. Non credo molto nel concetto di “dna europeo”, ma l’esperienza e la predisposizione a certe serate può essere una dote innata. Ecco, credo che alla fine il nocciolo sia questo, anche se può sembrare banale: sulla partita singola, diciamo pure sui 180′ del formato-Champions, il Milan e il suo allenatore sono stati più bravi del Napoli e di Spalletti. Sei d’accordo?

Nelle tre partite giocate contro il Napoli, Rafa Leão ha messo insieme due gol e due assist decisivi; gli assist sono arrivati entrambi in Champions League (Alberto Pizzoli/AFP via Getty Images)

DC:  Sì, il riassunto di tutto è che l’allenatore del Milan ha impacchettato meglio tutte le gare (oserei dire anche l’andata di campionato, vinta dal Napoli): a parte il 4-0, questo ritorno di Champions al Maradona è stata la partita preparata meglio da Pioli perché è riuscito a cambiare la squadra delle due precedenti puntata del trittico. Un Milan che ha giocato basso e non ha pressato come suo solito, per evitare di essere “bucato” dagli uno-due del Napoli, che sanno essere micidiali. Allo stesso tempo, la difesa non è stata troppo bassa (equilibrio molto difficile da trovare) per non concedere il dominio sulla trequarti al centrocampo napoletano. Soprattutto, un Milan che ha saputo usare la trequarti offensiva del Napoli come chiave per riuscire anche ad attaccare, con il Leão monstre, come detto, ma anche un Giroud che si è sacrificato molto in fase di smistamento palla.

Non c’è un dna né uno spiritello della Champions, ma è ovviamente un discorso di tenuta mentale ancora più che tattica, quello che è da farsi sopra a tutto. Il Milan si sentiva probabilmente più pronto e sicuro di sé, e qui c’entrano le ultime 7 partite di campionato 2021/22, intese come consapevolezza delle proprie possibilità, e l’essere partiti da underdog.

AF:  Se permetti, c’è un altro punto: Mike Maignan. Lo dico da estimatore di Meret, all’indomani di una partita in cui il portiere del Napoli ha dimostrato – ma l’ha fatto lungo l’intera stagione – di essere all’altezza di certi palcoscenici. La distanza tecnica tra lui e Maignan non sarà enorme,  ma non c’è paragone se guardiamo alla personalità, alla sicurezza trasmessa in difesa e anche alla qualità nel gioco con i piedi. La parata su Di Lorenzo una settimana fa e quella di ieri sul rigore di Kvara hanno avuto un peso incredibile, hanno inclinato decisamente il doppio confronto in favore del Milan, molto più di quanto non abbiano fatto alcune decisioni arbitrali un po’ discutibili, diciamo così.

Non crediamo ai misticismi vari, l’abbiamo ribadito più volte, ma è evidente che tra le coppie Kvara-Osimhen e Maignan-Leão – i quattro fuoriclasse veri di Napoli e Milan – esista ancora un differenziale che viene fuori in questo tipo di partite. Personalmente sono convinto che per Kvara e Osimhen sia solo questione di tempo, che possano raggiungere e forse anche superare Maignan e Leão, ma per quest’anno e questa doppia sfida era giusto che finisse così. Proprio per questo, da tifoso della squadra vincitrice, ti tocca rispondere alla “domanda”: tutto quello che abbiamo detto finora sul Milan e sui suoi giocatori, anche su Pioli se vuoi, può essere vero anche in semifinale e poi magari in finale?

DC:  È vero: Kvara è stato la delusione, per me, più grande delle due sfide perché da lui ci si aspettava tanto. Ieri in più di un’occasione avrebbe potuto servire Osimhen o cercare lo scambio con i compagni, e invece mi è sembrato troppo preso dalla volontà – controproducente – di spaccare da solo la partita, che si è concretizzata però in tiri imprecisi e quasi mai nello specchio della porta. Se mi permetti un’ultima citazione, allora, la spendo per Davide Calabria, autore di una partita da 9,5, senza mai un errore, concentrato e mai falloso. La semifinale, qualunque sia l’avversario, è alla portata di questo Milan, se saprà giocare così. Il problema è che, soprattutto in caso di derby, partirebbe forse favorito. Ed è la condizione che finora ha creato più problemi a Pioli.