Il nome di Valentín Taty Castellanos, attaccante del Girona, è salito alla ribalta solo nell’ultima stagione. Anzi: solo nella seconda parte dell’ultima stagione. Perché ha segnato quattro gol contro il Real Madrid, e già questo basterebbe. Ma anche perché ha messo insieme altri nove gol in Liga, di cui cinque nell’anno solare 2023, portando la squadra catalana ad accarezzare il sogno di giocare una competizione europea per la prima volta nella sua storia. Alla fine l’obiettivo è sfumato, ma i numeri e le sensazioni restano: Castellanos, 25 anni da compiere a ottobre, è uno dei migliori prospetti visti quest’anno nel campionato spagnolo. Si può dire anche in virtù del fatto che questa, per lui, è stata la prima stagione nel calcio europeo: argentino di Mendoza, una provincia molto più vicina a Santiago del Cile che a Buenos Aires, Castellanos si è formato proprio in una squadra della capitale cilena, la storica Universidad de Chile, prima di trasferirsi in Uruguay, al Torque, per iniziare la sua carriera professionistica. Poi è stato acquistato dal New York City, club che possiede ancora il suo cartellino e che l’estate scorsa l’ha girato in prestito al Girona, appena tornato in Liga dopo aver vinto i playoff.
Questo elenco di squadre racconta qual è la vera “scuderia” di Castellanos: Torque, New York City e Girona fanno parte del City Football Group, l’agglomerata proprietaria di 13 club – più altri due affiliati – che fa capo a un fondo di Abu Dhabi e che ha iniziato il suo percorso acquistando, nel 20008, le quote del Manchester City. Negli ultimi quindici anni, come detto, il gruppo ha comprato tante altre squadre, tra cui anche il Palermo, e a partire da queste operazioni ha messo a punto un modello di ricerca e valorizzazione del talento: in pratica, il business del CFG parte dalle conoscenze acquisite sul territorio, proprio tramite l’acquisizione di club satelliti, per creare una rete scouting; in seguito, i migliori giocatori vengono spostati di squadra in squadra per essere testati in contesti sempre più competitivi. L’obiettivo è la creazione valore tecnico, idealmente fino all’inserimento dei calciatori in questione nella rosa della squadra ammiraglia, vale a dire il Manchester City; molto più semplicemente – anzi: molto più realisticamente – questo manifesto programmatico porta alla creazione di valore economico, visto che questi giocatori possono essere rivenduti sul mercato.
Quello che è successo – che è stato fatto – con Castellanos è quindi un saggio, una sorta di racconto breve sull’enorme potenziale del City Football Group. Ne ha parlato la BBC in un articolo che raccoglie anche le testimonianze dei protagonisti, a cominciare dallo stesso Castellanos: «Cinque anni fa, quando sono entrato in contatto per la prima volta con CFG, non c’erano tanti club come adesso. Io volevo semplicemente unirmi al Torque per giocare il più possibile, non pensavo che da lì potesse iniziare un percorso così lungo. A Montevideo mi sono sentito parte di una famiglia, poi però è arrivata l’offerta di Domènec Torrent, l’ex vice di Pep Guardiola che all’epoca allenava i New York City, e non potevo perdere questa occasione». Questo è un aspetto fondamentale: il Manchester City non è solo la squadra più rappresentativa e più ricca dell’agglomerata, ma è anche un riferimento tecnico, tattico, quindi progettuale. Il fatto che a New York ci fosse l’ex secondo di Guardiola, in questo senso, era ed è abbastanza significativo. E lo stesso Castellanos ha provato sulla sua pelle i benefici di questa coerenza strategica: «La filosofia di gioco è una parte importante del lavoro di CFG, ne definisce l’identità ed è una guida per i calciatori: il fatto che a New York e a Montevideo si giocasse in modo simile mi ha aiutato molto, ha facilitato e velocizzato il mio adattamento a nuovi campionati». Dopo la vittoria della MLS Cup, la prima in assoluto nella storia della franchigia e per una squadra di New York, Castellanos ha voluto mettersi alla prova in Europa. A quel punto, il prestito al Girona era la soluzione migliore sia per lui che per il City Football Group.
Nell’articolo della BBC ci sono anche le dichiarazioni di Brian Marwood, CEO del gruppo: «I nostri osservatori in Sud America hanno scovato Taty, ne hanno intuito l’enorme potenziale. Era un attaccante giovane, dinamico, aggressivo. E pensavamo che, con un investimento minimo, potesse essere piuttosto interessante per diverse squadre del nostro gruppo. Questo è il senso del nostro lavoro: scouting e reclutamento rendono sostenibile il nostro modello. Per questo abbiamo circa 90 osservatori che girano il mondo per identificare giocatori validi per tutte le nostre società». Non è un mission facile, anche perché le 13 squadre del gruppo sono molto diverse, sia dal punto di vista geografico che tecnico. E questo segna una differenza netta rispetto ad altre multiproprietà calcistiche, prima tra tutte quella costruita da Red Bull: «Altri gruppi hanno iniziato a lavorare in questo modo molto prima di noi. Il nostro modello, però, prevede una scelta più vasta e un elenco di club molto più eclettico. Perciò abbiamo bisogno di professionisti che abbiano skill differenti, canali più ampi e conoscenze diversificate, anche in territori e campionati meno conosciuti».
Per Castellanos, ora si parla di un possibile approdo al Manchester City. Sarebbe il primo caso di calciatore in grado di completare l’intero processo di sviluppo ideato dal CFG, cioè di partire da un club di secondo o terzo livello – il Torque è una delle realtà più piccole in seno al gruppo – per poi risalire la piramide fino ad arrivare alla sommità, cioè a Pep Guardiola e alla sua rosa fantascientifica. Questa eventualità sarebbe un altro segnale importante rispetto all’efficacia del progetto-CFG, confermerebbe un miglioramento costante e inarrestabile. Anche Marwood si è espresso in questi termini, parlando del caso di Jack Harrison, oggi al Leeds dopo aver esordito con il New York City ed essere passato anche da Manchester: «Jack è stato nominato miglior Rookie della MLS ai tempi di New York, e tutti avremmo voluto che fosse rimasto a Manchester dopo quell’exploit. Ma all’epoca per lui era ancora troppo presto, aveva bisogno di giocare a livelli alti, così abbiamo deciso di cederlo a un altro club: così ha potuto continuare il suo viaggio nel modo giusto».