Nel 2016, alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, la fiorettista Inès Boubakri ha vinto la medaglia di bronzo nella scherma, la prima per la Tunisia nella storia dei Giochi in questo sport. Terminata la gara, ha detto: «La dedico a tutti i tunisini, ma è soprat- tutto per le donne del mio paese, per tutte le donne arabe. Sono qui per dire che noi ci crediamo, che esistono le donne e hanno un ruolo nella società». Qualche anno dopo, nel 2022, parole simili sono state pronunciate dalla tennista Ons Ja- beur poco prima di scendere in campo per la finale di Wimbledon: «Sono orgoglio- sa di essere una donna tunisina oggi, so che nel mio Paese in tanti saranno pazzi di gioia. Cerco di essere una fonte di ispirazione, vorrei vedere più tennisti arabi e afri- cani nel circuito».
Ons Jabeur ha vissuto molte prime volte nella sua carriera. Nel 2021 è diventata la prima tennista araba ad aggiudicarsi un titolo Wta. Nella stessa stagione è stata la prima giocatrice araba a entrare nelle migliori dieci posizioni della classifica mondiale. L’anno scorso ha portato per la prima volta il continente africano a giocarsi la finale di uno Slam femminile, anzi due, Wimbledon e gli US Open. «Il mio messaggio è: “Se l’ho fatto io, puoi farlo anche tu”. Sto dimostrando che una normale ragazza tunisina può realizzare i suoi sogni più grandi», ripete spesso. Nella serie tv di Netflix Break Point dice che il suo obiettivo è «abbattere le barriere». Quelle due finali, a Wimbledon e agli US Open, Ons Jabeur le ha perse. Ci riproverà. Ci sta riprovando a Wimbledon, dove è arrivata in semifinale. Il suo sogno è vincere uno Slam. Per continuare a ispirare la Tunisia, il mondo arabo, le donne e gli uomini africani.