Quando sono i calciatori a premiare i calciatori

Abbiamo parlato con Gianni Grazioli, direttore generale dell'Associazione Italiana Calciatori, che ci ha spiegato perché i calciatori vedono cose che noi spettatori non vediamo, nei loro colleghi.

«Mi ricordo che una volta, nel 2012, quando Zlatan Ibrahimovic si era appena trasferito dal Milan al Paris Saint-Germain, andai a Parigi per annunciargli la vittoria del premio e per concordare il suo viaggio a Milano per ritirarlo». Gianni Grazioli, che dal 2011 è Direttore Generale dell’Associazione Italiana Calciatori, ricorda l’aneddoto senza mascherare l’emozione, né il suo accento veneto. «Lo incontrai e con lui c’erano Pastore, Lavezzi, Verratti, tutti calciatori che avevano giocato in Italia e conoscevano già il premio. Ibra spiegò che era un premio che lo inorgogliva, che sarebbe finito nella bacheca di casa sua, così a fine carriera gli avrebbe ricordato il giocatore che era stato. Disse: “Noi abbiamo la fama, la ricchezza, abbiamo tutto, ma viviamo anche di queste emozioni, perché quando si abbassano i riflettori, alla fine della carriera, rimangono queste testimonianze, questi oggetti, che ci ricordano quello che abbiamo fatto”. Fu una grande lezione che diede a compagni famosi in un club comunque importante come il Paris Saint-Germain. Anche perché, lo sappiamo bene, per molti giocatori il post carriera non è semplice».  

Il premio che da più di dieci anni svetta nel salotto di Zlatan Ibrahimovic è quello di “Calciatore dell’anno”. L’ha vinto nel 2011, dopo lo scudetto con il Milan, al Gran Galà del Calcio AIC (Associazione Italiana Calciatori). L’edizione 2023 si svolgerà lunedì 4 dicembre a Milano. I premi sono assegnati dai voti di tutti i 500 calciatori di Serie A, di tutti gli allenatori, di tutti gli arbitri, dei campioni del mondo del 2006 e anche di qualcuno del 1982. Sono, insomma, gli addetti ai lavori che si premiano tra pari. «Per questo credo che il premio abbia una valore molto importante», continua Grazioli, «perché chi gioca, chi è sul campo, ha le capacità, sicuramente maggiori rispetto a chi è fuori, per capire chi effettivamente ha quel qualcosa in più sul terreno di gioco. Abbiamo una platea di gente molto qualificata, ecco».  

«In questi anni ho avuto modo di frequentare tanti campioni che hanno vinto più volte il premio e tutti ne riconoscono l’effettivo valore, sono molto orgogliosi di ricevere questo riconoscimento, proprio perché viene dai loro colleghi, viene da chi sa valutare — dicono — quali sono le loro reali abilità», aggiunge Grazioli. «Ci sono delle volte in cui magari gli chiedo: “Ma come mai votate per questo giocatore e non per quello, che mi sembra più forte?”. Perché loro in campo vedono movimenti, vedono cose che noi, non allenandoci tutti i giorni, non essendo dei professionisti, da fuori non riusciamo a capire. Io tra le altre cose sono anche un giornalista professionista, prima di fare questo mestiere ho girato l’Italia e l’Europa per seguire molte partite, però effettivamente l’occhio tecnico è diverso». 

Così, per esempio, è accaduto che per tre anni di fila — dal 2012 al 2014 — il premio di “Calciatore dell’anno” sia stato assegnato ad Andrea Pirlo, all’epoca regista della Juventus. Il 2012 è stato l’anno in cui Ibrahimovic, probabilmente nel prime della sua carriera, ha realizzato il suo record di reti in Serie A, 28, vincendo la classifica dei marcatori con gol di tacco, punizioni da trenta metri, triplette al Palermo e l’incredibile prova di forza con la Roma, svettando di testa su Maarten Stekelenburg e Simon Kjær. Nel 2013 fu Edinson Cavani a farne 29, anche per lui il primato nel nostro campionato, «un mostroooo» come impazzì Riccardo Trevisani dopo il celebre poker contro il Dnipro in Europa League. Nel 2014 infine Ciro Immobile, all’epoca al Torino, si aggiudicò il primo dei suoi quattro titoli di capocannoniere con 22 centri, due in più del 37enne Luca Toni (Hellas Verona). Eppure, in quelle tre stagioni i colleghi hanno premiato sempre Pirlo. «La copertina di solito è per il goleador, no?», dice Grazioli. «Però questa giuria speciale, questa giuria molto qualificata, guarda al di là della facciata, delle prime pagine dei giornali, delle televisioni. E Pirlo deliziava gli appassionati di calcio con le sue giocate».  

Andrea Pirlo è l’unico calciatore ad aver vinto per tre volte consecutive il premio di Miglior Giocatore Assoluto AIC, nel 2012, 2013 e 2014 (Valerio Pennicino/Getty Images)

Dal 2012 esiste anche la categoria “Calciatrice dell’anno”. Per quattro anni di fila l’ha vinto Milena Gabbiadini, poi Barbara Bonansea, quindi due volte Alia Guagni, Manuela Giugliano nel 2019, due volte ancora Cristiana Girelli. L’anno scorso è stata incoronata Lisa Boattin, difensore della Juventus e della Nazionale italiana. Pur avendo disputato, nel 2021/22 (la stagione di riferimento dei premi del 2022), il suo miglior campionato in termini realizzativi, con sei gol in 19 presenze, il motivo della scelta di Boattin non va ovviamente ricercato solo nei numeri. «Anche perché Lisa Boattin», afferma Grazioli, «oltre a essere una fortissima giocatrice della Juventus e della Nazionale azzurra, è una calciatrice che in campo, e anche nello spogliatoio, dà tutto, e questo le sue compagne e le sue avversarie glielo riconoscono. È il bello del premio, e secondo me è giusto così».  

Tra i premi che vengono assegnati al Gran Galà del Calcio AIC c’è anche quello per il “Miglior arbitro”. È un po’ un paradosso, se ci pensate, perché in questo caso sono i calciatori che vengono chiamati a valutare coloro da cui sono giudicati in campo per il loro comportamento, la loro correttezza e – talvolta – le loro scorrettezze. Gli arbitri, per l’appunto. «Tutti votano tutte le categorie», spiega Grazioli. Negli ultimi anni hanno vinto il premio Nicola Rizzoli, Gianluca Rocchi e Daniele Orsato. «Devo dire che, se le altre categorie, a parte in certi casi, sono sempre più combattute, con gli arbitri c’è da sempre quasi un plebiscito verso chi vince», conclude il Direttore Generale dell’AIC. «In Italia abbiamo avuto i Collina, i Rosetti, i Braschi, i Rocchi, i Rizzoli, gli Orsato. Nomi grossi, arbitri importanti anche a livello internazionale. Ecco: da sempre, anche in passato, nei voti c’è non dico un plebiscito, ma una netta maggioranza verso quegli arbitri che hanno anche una grande riconoscibilità internazionale».