C’è sempre il Sassuolo, nel destino di Pioli e del suo Milan

Un'avventura in quattro atti, tutti contro i neroverdi: la scoperta, l'apice, il declino. E ora?

Nel Cavaliere Oscuro di Cristopher Nolan c’è una citazione che si adatta perfettamente all’evoluzione del ciclo di Pioli al Milan, tanto da essere stata ripresa da un giornalista in una delle sue ultime conferenze stampa: «O muori da eroe, o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo». Col suo fare bonario Pioli ha glissato, dichiarando di non sentirsi «né eroe né cattivo». La sua parabola milanista, però, sembra percorrere proprio le tipiche tappe dell’evoluzione di un eroe, da un estremo all’altro, con un fil rouge che ricorre: il Sassuolo come punto di svolta della narrazione, a ogni cambio di scenario. In quattro atti, incarnati da altrettante sfide contro la squadra neroverde, si può riassumere l’esperienza milanista dell’allenatore emiliano: dal Sassuolo-Milan del Luglio 2020, che gli valse la riconferma, fino a quello del prossimo 30 Dicembre, possibile epilogo della sua storia rossonera; nel mezzo, il diciannovesimo scudetto conquistato proprio a Reggio Emilia, e il punto più basso, Milan-Sassuolo 2-5 di fine gennaio scorso. Nascita, maturazione, declino e morte. In quattro partite, quattro fasi di un’era che appare ormai ai titoli di coda.

I Atto
21/07/2020 – Sassuolo-Milan 1-2

La storia di Stefano Pioli sulla panchina del Milan nasce nel segno dell’umiltà. Dopo una triste sconfitta in casa contro il Genoa, ultima partita prima del lockdown, il campionato si ferma: per tre mesi si rincorrono le voci circa il futuro arrivo di Ralf Rangnick sulla panchina rossonera. Sembra un evento certo. Lontano da occhi indiscreti, dato per spacciato da tutti, da Marzo a Giugno Pioli cuce la sua maschera da eroe: si aggiorna, studia nuove proposte tattiche, resta in contatto coi giocatori per via telematica. Al ritorno in campo, è tutto un altro Milan: dieci risultati utili consecutivi, quattro gol rifilati alla Juventus, tre alla Lazio. Pioli comincia ad essere on fire. Il 21 Luglio, dopo la vittoria per 2-1 contro il Sassuolo, arriva la conferma: Stefano Pioli resterà al Milan. Una storia che pareva non avere margini di sviluppo si è rianimata, e ora può continuare. La striscia di risultati utili consecutivi si fermerà a 24 partite, interrompendosi solo a novembre in Europa League (Milan-Lille 0-3). Ma, come in ogni storia ben scritta, è chiaro il momento che stanno vivendo il Milan e il suo allenatore: quello dell’evoluzione, quello in cui l’eroe supera diverse sfide prima di consacrarsi.

II Atto
22/05/2022 – Sassuolo-Milan 0-3

Da Reggio Emilia a Reggio Emilia: proprio nello stadio in cui il Milan di Pioli è nato, si consuma l’apice dell’era piolista. Undici anni dopo l’ultima volta, lo scudetto torna nella Milano rossonera. Durante la parata sul pullman al ritorno in città, una folla di quasi duecentomila persone accoglie Stefano Pioli come un re. È lo scudetto di Ibra, di Leão, di Maldini, ma il popolo invoca soprattutto il suo nome, grazie a quello che diventerà un inno dell’estate rossonera, cantato a squarciagola, fino alla nausea: “Pioli is on fire”. L’allenatore emiliano vive l’apice della sua esperienza professionale, tanto che in una conferenza dichiarerà di non essersi mai sentito amato come dal popolo milanista. Passerà l’estate nella sua Forte dei Marmi, con gli amici di sempre. Solo che forse è lui a non essere più quello di sempre: è cambiato, segnato da quella etichetta di eroe che è il prezzo da pagare per la gloria, e non tutti sanno conviverci. L’umiltà provinciale di un tempo sembra stargli stretta, ora Pioli si sente grande come può sentirsi solo chi ha un’intera città ai suoi piedi. Si tatuerà sulla pelle il diciannovesimo scudetto, quasi a rimarcare nel concreto una metamorfosi simbolica. In quel 22 maggio, nell’euforia della festa, forse, qualcosa dello Stefano Pioli che due anni prima si conquistò la conferma nello stesso stadio, si è rotto.

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III Atto
29/01/2023 – Milan-Sassuolo 2-5

Si sa: toccato l’apice, in ogni storia, la parabola è destinata a ricadere, l’eroe a precipitare. Passano solo otto mesi, ma si assiste a una nuova svolta decisiva; questa volta, per rendere il tutto meno traumatico, si cambia scenario: di fronte c’è sempre il Sassuolo, ma si gioca a San Siro. Il Milan è reduce da uno 0-3 in finale di Supercoppa e da uno 0-4 a Roma contro la Lazio. Dal pareggio di Abraham nel recupero a inizio Gennaio, la macchina si è rotta: la preparazione invernale a Dubai, tuttora avvolta da un alone di mistero, è stata un disastro. Il Milan viene umiliato dal Sassuolo, e con cinque schiaffoni subiti corona – si fa per dire – il peggior mese di gennaio della sua storia. Pioli sembra già al capolinea, e la squadra manda segnali preoccupanti: Theo e Leão parlottano tra di loro a palla lontana, come a ordire un complotto per togliere di mezzo il capo. Il gruppo, vera forza dell’era Pioli, non c’è più. La squadra, sul piano tattico, fa acqua da tutte le parti. Gli infortuni pullulano (un déjà-vu?). All’uscita da San Siro, qualsiasi gruppo di tifosi si intercetti, l’antifona è la stessa: «È ora di staccare la spina». L’eroe è morto, ma è ancora eroe. Un punto messo al momento giusto può salvare una storia; al contrario, prolungare un rapporto ormai compromesso, nascondendo i problemi sotto il tappeto, non provoca altro che ulteriori danni. O muori da eroe…

IV Atto
30/12/2023 – Milan-Sassuolo ?

…o vivi tanto a lungo da diventare il cattivo. Da qualche mese, “Pioli is on fire” è stata bandita dal pre-partita di San Siro. Sui social, l’hashtag più in voga tra i tifosi rossoneri è lo stesso di tre anni fa, quando Pioli fu chiamato a sostituire Giampaolo: #PioliOut. Il Milan, a dicembre, è già fuori dalla Champions e a -11 dall’Inter capolista. Gli infortuni stagionali sono stati più di 30, con 21 giocatori su 27 costretti a rimanere fuori, da settembre a oggi, per almeno una partita. Spesso molto di più. In estate, dopo una rivoluzione segnata dagli addii di Massara e Maldini, i vertici del Milan hanno deciso di affidare a Pioli un ruolo di manager alla inglese, con più voce in capitolo su ogni fronte, dal mercato al campo. Qualche mese dopo, appare già chiaro come prolungare forzatamente una storia già finita si sia rivelata un harakiri. Il Pioli rossonero doveva cadere in quel Gennaio ’23, contro lo stesso Sassuolo che aveva segnato nascita e apice del suo corso; sarebbe caduto con dignità, da eroe. Ma così non è stato. L’epilogo è stato rimandato, e così, probabilmente, anche il suo sapore.

Sabato 30 Dicembre 2023, se il Milan non dovesse vincere, Pioli potrebbe essere esonerato. A poco tempo dal 2-5 di Gennaio — ma in realtà nel calcio undici mesi sono un’infinità – la caduta dell’eroe si trasformerebbe nella caduta del cattivo. Chissà, però, che Pioli non riesca a salvarsi ancora una volta, aggiungendo un ultimo atto a una storia che non sembra voler finire mai. Se rimanesse sulla panchina del Milan fino a Sassuolo-Milan del prossimo Aprile, aggiungerebbe un quinto atto alla sua storia, come è canone nella tragedia classica. Eroe tragico o semplicemente eroe divenuto cattivo, l’unica certezza è che, ancora una volta, lo snodo della narrazione passerà dai neroverdi, già fatali per l’esonero di Allegri nel lontano 2014. Nel calcio tutto torna, come se ci fosse una divinità dall’alto che ne regge i fili. E che, ogni tanto, desidera palesare la sua presenza.