La prima semifinale della Supercoppa spagnola è stata a dir poco spumeggiante: il Real Madrid ha battuto l’Atlético Madrid per 5-3 ai supplementari, tra l’altro dopo essere andato sotto al sesto minuto e poi a 12′ dal fischio finale. Anche il postpartita è stato bello carico, soprattutto per merito di Toni Kroos: il centrocampista del Madrid, infatti, ha pubblicato un post – sul suo profilo ufficiale X – in cui ha risposto ai fischi ricevuti per tutta la gara da parte del pubblico del King Saud University Stadium, l’impianto di Riyad che ospita la Supercoppa spagnola. Sì, a questo punto è necessario un piccolo recap per chi lo avesse dimenticato: la Supercopa de España è stata la prima supercoppa a emigrare verso l’Arabia Saudita, seguita da quella italiana e da quella turca – ma per la partita tra Fenerbahce e Galatasaray ci sono stati dei problemi politici, e alla fine l’edizione è stata annullata.
Tornando a Kroos: nel suo post (lo trovate sotto), il giocatore tedesco ha usato l’arma dell’ironia dissacrante – come gli è successo spesso nel corso della carriera – per reagire agli attacchi diretti che gli sono stati riservati dal pubblico locale. Ha scritto che la sua giornata «è stata divertente» e che ha ricevuto dei «fischi fantastici». A questo punto, però, è inevitabile chiedersi: ma perché i tifosi dell’Arabia Saudita ce l’hanno così tanto con Toni Kroos? Come e quando nasce questa ostilità a distanza che è deflagrata al primo incontro, alla prima occasione utile?
That was fun today! Amazing crowd😍
— Toni Kroos (@ToniKroos) January 10, 2024
Rewind all’estate scorsa: qualche ora dopo l’annuncio del trasferimento di Gabri Veiga all’Al-Ahli, Toni Kroos ha giudicato l’operazione in modo netto e inequivocabile, scrivendo semplicemente «embarassing» in un commento su Instagram. Da lì è iniziata tutta una serie di punzecchiature abbastanza velenose da parte di Kroos: a fine agosto, in un’intervista rilasciata a Sports Illustrated, il centrocampista del Madrid ha detto che «i club sauditi dicono di avere progetti ambiziosi, ma la verità è che lì tutto ruota intorno ai soldi: alla fine chi ha scelto di andare in Arabia, parlo soprattutto dei ragazzi che avevano le potenzialità per giocare in qualsiasi squadra d’Europa, ha fatto una scelta contro il calcio che conosciamo e che amiamo. Un altro problema, poi, riguarda i diritti umani violati in quel Paese: è la cosa che mi impedirebbe di accettare un’offerta del genere».
Gli stessi concetti Kroos li ha ribaditi in un’altra intervista uscita a ottobre, in cui ha spiegato che «andare in un determinato Paese non può essere solo una questione di soldi: tra Stati Uniti e Arabia Saudita ci sono delle differenze, e riguardano i diritti umani». Ecco, la parte sui diritti umani è francamente condivisibile. Tutto il resto lo è un po’ meno, visto che nell’estate 2023 i club sauditi non hanno fatto altro che aggiornare e riutilizzare le stesse dinamiche di mercato adoperate dalle società europee per un secolo: hanno presentato delle offerte economiche irrinunciabili, ed è così hanno catturato un po’ di talenti degli altri continenti.
Insomma, qualche mese fa Kroos ha avviato uno scontro personale e ideologico contro l’Arabia Saudita. E ora si ritrova a doverlo portare avanti in trasferta, nella tana del nemico, visto che il Real Madrid è qualificato un torneo ambientato proprio in quel Paese – per inciso, il club spagnolo ha incassato un bel po’ di soldi per andarci. È una situazione particolarissima, praticamente inedita, però sembra che il fuoriclasse tedesco la stia vivendo piuttosto bene. Non servirà aspettare molto per sapere come andrà a finire: il Real, dopo aver battuto l’Atlético, affronterà la vincente di Barcellona-Osasuna domenica 14 gennaio. A prescindere da come andrà la seconda semifinale già per quale squadra e per quale giocatore (non) tiferà il pubblico locale.