Nella finale degli Australian Open 2022, Daniil Medvedev era avanti due set a zero, conduceva 3-2 nel terzo set e Rafael Nadal serviva sotto per 0-40. La finale sembrava segnata, il secondo Slam del russo imminente. Ma la rimonta di Nadal, che finì per vincere al quinto set, fu clamorosa. Clamorosa, non straordinaria: da un giocatore che ha vinto venti tornei dello Slam era lecito attendersi una cosa del genere. La rimonta straordinaria è invece quella firmata da Jannik Sinner, che ha compiuto la stessa impresa alla prima finale Slam della sua carriera. Ed è riuscito a recuperare due set di svantaggio in una partita che l’aveva visto inerme per larghi tratti, che stava lasciando l’Italia ammutolita davanti agli schermi.
Medvedev è partito fortissimo, sorprendendo Sinner con un’aggressività che era figlia dei recenti scontri diretti. Spieghiamo questo passaggio: fino a ottobre 2023, Medvedev aveva battuto Sinner sei volte su sei. E l’aveva fatto affidandosi al suo tennis di sempre, un tennis passivo, oltranzista, annichilente. D’altronde, perché cambiare? Fin lì era sempre bastato il classico gioco per battere Sinner, un giocatore ancora non del tutto compiuto, specialmente contro i primi del ranking. Poi è venuta la finale di Pechino, prima di tre sconfitte consecutive: quelle partite avevano sancito che Medvedev, giocando alla solita maniera, non avrebbe mai più vinto contro Sinner. E siamo a oggi, anzi a ieri: per vincere a Melbourne, Daniil doveva cambiare qualcosa. Ecco perché ha iniziato la finale con una inconsueta ferocia. Tanto che, addirittura, lo si vedeva prepararsi per il servizio di Sinner abbandonando le solite posizioni vicino ai teloni del campo: fin dalla risposta, quindi, Daniil metteva pressione a Sinner, costringendo Janik a elaborare un nuovo piano di gioco.
Sinner, da parte sua, era comprensibilmente teso. La palla non usciva con la solita efficacia dal suo piatto corde, anche quando la percentuale di prime palle in campo saliva – aveva iniziato in maniera disastrosa, intorno al 40% – non arrivavano punti diretti. E in risposta non riusciva a impensierire Medvedev. Il russo aveva gioco facile nel dominare per 6-3 (due break) il primo set e nel portarsi sul 5-1 nel secondo, per poi chiudere 6-3.
Negli ultimi due game Sinner aveva dato qualche segnale di incoraggiamento, però poi all’inizio del terzo set si girava verso il suo angolo, dove regnava il panico, e pronunciava una frase eloquente: «Sono morto». Ma Jannik non poteva essere assolutamente stanco: era solamente teso e confuso nelle scelte di gioco. Serviva una scossa, una mano, che arrivava da Daniil Medvedev: il russo iniziava ad accusare la stanchezza e ad abbassare l’intensità degli scambi. Una statistica era esplicativa: la velocità media del dritto di Sinner nel terzo set era superiore a quella di Medvedev, contrariamente a quanto visto nei primi due set. Così Sinner prendeva coraggio, così iniziava un’altra partita.
Il match che iniziava nel terzo set era esattamente quello che ci si aspettava alla vigilia, e cioè equilibrato e bruttino. Jannik stava crescendo, i suoi turni di battuta filavano via rapidi e soprattutto senza far arrivare Medvedev a giocarsi palle break. Il russo, a sua volta, cominciava a compiere scelte sbagliate come certe discese a rete scellerate, commetteva qualche errore gratuito e i suoi punti diretti al servizio erano pochissimi. Un game giocato in maniera dissennata, servendo sotto per 4-5, consegnava il set e nuove speranze a Sinner.
Da lì in poi, scaramanzie a parte, Sinner diventava il favorito. Tutti gli scambi lunghissimi, sopra i venti colpi, si chiudevano con l’errore di Medvedev. Ma il russo non voleva di nuovo perdere una finale Slam con un vantaggio di due set. Ecco quindi che sul 3-3 riusciva a procurarsi una palla break. Ma la reazione di Sinner a quel nuovo momento di difficoltà ribadiva ancora la nuova inerzia del match: un ace, un super dritto e un altro ace consentivano all’italiano di cambiare campo sul 4-3 per lui. Qualche minuto dopo, Sinner conquistava il set al primo set-point e arrivava a giocarsi lo Slam al quinto set, che non poteva che essere suo.
Nel quinto set, infatti, c’era solo l’italiano in campo: Medvedev era alle corde, barcollava sotto i fendenti di Sinner che era tornato nella versione ammirata per tutto il torneo. Perfetto nel colpire da fondo campo, solido al servizio, con un’idea precisa di ciò che serviva per vincere i punti e quindi la partita. C’era solo da aspettare il momento buono, il break, che arrivava quando l’azzurro era avanti 3-2. Medvedev non ne aveva più, anche comprensibilmente. I set lasciati per strada durante il torneo gli avevano tolto tantissime energie, l’inizio della finale aveva prosciugato anche la riserva. A Jannik non tremava il braccio nel momento di servire per il set, quando l’ennesimo lungolinea vincente di dritto liberava dall’ansia lui e milioni di italiani, in trepidazione da ore per le sorti di questo ragazzo di 22 anni che ha riportato l’Italia in cima al mondo nel tennis.
Medvedev era grazioso nell’accettare il verdetto del campo – aveva dato tutto, doveva perdere già con Zverev in semifinale, sapeva che contro questo Jannik sarebbe servita la prestazione perfetta. Ci è andato vicino. Sinner esultava in campo con fin troppa compostezza, riponeva la racchetta come dopo un match di primo turno, probabilmente era sotto shock, si lasciava andare solo nel suo box, dove lo attendevano gli straordinari Cahill e Vagnozzi. Sinner scompariva dagli schermi, soffocato com’era dall’abbraccio di tutta la sua squadra che in quel momento stringeva a sé l’azzurro in un gesto liberatorio che era quello di un Paese intero.
E ora cosa succederà? Non è un caso che questo nuovo Jannik Sinner, questo giocatore finalmente compiuto, sia nato a settembre del 2023, proprio dopo la vittoria nel Masters 1000 canadese. Erano due anni che si dubitava delle reali qualità di Sinner, incapace di battere i migliori giocatori del ranking e di vincere un Masters 1000. Da quella vittoria ne è uscito un giocatore con una consapevolezza diversa, tanto era grande lo scoglio psicologico appena superato. Da quel momento, Sinner ha vinto dieci delle undici sfide giocate contro i top cinque del ranking. Questa vittoria, questo trionfo tanto atteso negli Slam gli apre nuove prospettive, per lui e per il futuro del tennis in Italia. Il successo di Melbourne ci dice che un italiano è il tennista più forte al mondo. Il Ranking per ora non è allineato a questa evidenza, ma vedrete: Jannik Sinner riuscirà a cambiare anche questo.