Per fare meglio il mercato, il Barcellona dovrebbe imparare dal Barcellona B

La squadra di Rafa Márquez è seconda nel campionato di terza divisione: merito dei giovani allevati nella Masía, ma anche di tanti acquisti che stanno facendo bene.

Il Barcellona è in netta ripresa rispetto alla prima parte di stagione. A dirlo sono gli ultimi risultati: le vittorie contro Napoli e Atlético Madrid hanno proiettato i catalani ai quarti di finale di Champions e all’inseguimento del Real Madrid. Che resta distante otto punti, ok, ma al termine della Liga mancano ancora nove partite. E c’è un Clásico ancora da giocare. Non a caso, viene da dire, Xavi qualche giorno fa ha risposto «lasciateci sognare» a un giornalista che gli chiedeva se la sua squadra avesse ancora la possibilità di vincere la Liga.

Il rendimento delle ultime settimane, però, non può e non deve cancellare gli enormi errori fatti negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la gestione finanziaria e le strategie attuate sul calciomercato in entrata. Soprattutto per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, i dati sono inquietanti: un report redatto dall’osservatorio calcistico CIES ha rilevato come il Barcellona sia la peggior squadra del mondo nel differenziale tra denaro e investito e denaro incassato attraverso il trasferimento di giocatori. In particolare, di giocatori che non sono cresciuti nel vivaio. Ecco, tra il 2014 e il 2023 il Barça ha speso 1,44 miliardi di euro e ha incassato meno della metà, 613 milioni.

Il bello è che ai manager del Barça basterebbe guardare accanto a loro – anzi: dentro di loro – per trovare degli esempi di gestione molto più virtuosi. Stiamo parlando del Barcelona Atlètic, la squadra filiale che milita nella Primera Federación, la terza divisione della piramide calcistica spagnola. E che in questo momento è seconda in classifica, distante un solo punto dal Deportivo capolista. Come racconta il quotidiano catalano Sport in questo articolo, il tecnico messicano Rafa Márquez si sta giovando di un gruppo di buone promesse venute fuori dalla Masía, ma anche di diversi affari fatti nelle ultime finestre di trasferimento. L’esempio più significativo è quello di Pau Victor, attaccante – punta pura, ma anche esterno offensivo – di proprietà del Girona arrivato in prestito e autore di 15 gol e quattro assist; anche Mikayil Faye, difensore senegalese scovato addirittura nella seconda divisione croata, in particolare dal NK Kustosija, sta facendo molto bene. Stesso discorso per Mamadou Mbacke Fall, anche lui difensore centrale, anche lui senegalese: cresciuto negli USA e transitato anche per il Villarreal, si è trasferito al Barcellona dall’Academy del Los Angeles FC, l’ultima squadra della carriera di Chiellini. Infine, menzione inevitabile per il tedesco Noah Darvich: cresciuto nel Friburgo, è arrivato l’estate scorsa al Barcellona – per lui il club catalano ha investito 2,5 milioni di euro – e ora si sta imponendo come titolare.

Finora abbiamo parlato di calciatori giovani, ma il Barça Atlètic è stato rinforzato anche con giocatori d’esperienza, almeno rispetto all’età media della rosa: parliamo dei 24enni Marc Vidal e Moha Moukhliss, entrambi acquistati a titolo temporaneo dall’Andorra; c’è anche il 22enne terzino Gerard Martín, arrivato a titolo definitivo dal Cornellà e diventato il giocatore più utilizzato da Márquez. Certo, l’anima della squadra è ancora incarnata nei prodotti della Masía, nei vari Casadó, Bernal, Hernández, nei giocatori che Xavi nel frattempo ha “chiamato” in prima squadra – i vari Lamine Yamal, Cubarsí, Guiu e Fort. Il punto è che il Barcelona Atlètic ha usato il mercato, e l’ha fatto bene, proprio per sostituire questi elementi. Per continuare a essere una squadra competitiva anche senza i suoi migliori prospetti. E, perché no, anche per generare ulteriore valore economico per eventuali plusvalenze in uscita. In fondo il problema del Barça è essenzialmente economico: fare bene – o comunque meglio – sul mercato può essere una strada per cominciare a risolverlo.