L’Atalanta sta scrivendo una storia incredibile davanti ai nostri occhi

La vittoria col Liverpool, la seconda ad Anfield Road dopo quella del 2020, è solo il culmine di sette stagioni irripetibili. E di un progetto che funziona a meraviglia.

A maggio 2017, quando Gian Piero Gasperini, Papu Goméz, Franck Kessié, Andrea Conti e tutti gli altri giocatori dell’Atalanta hanno festeggiato il quarto posto in campionato e la conseguente qualificazione in Europa League, erano passati 26 anni dall’ultima gara internazionale giocata dalla squadra bergamasca. Sempre a maggio 2017, l’Atalanta aveva messo insieme soltanto quattro partecipazioni a tornei organizzati dall’UEFA: la stessa quota di club come Derby County, Real Maiorca, Bastia, una quota inferiore rispetto a club  come West Bromwich Albion, Palermo, Sporting Gijón. Oggi, primavera del 2024, l’Atalanta è ancora allenata da Gasperini. Papu Goméz, Franck Kessié, Andrea Conti e la stragrande maggioranza dei giocatori del 2017 non ci sono più. Il club bergamasco ha giocato tre volte la Champions League e tre volte l’Europa League, e ha vinto le ultime due partite giocate ad Anfield Road. La casa del Liverpool.

Da anni, giustamente, si parla di un calcio europeo a due velocità. Di un circolo ristrettissimo di top club praticamente irraggiungibili per i comuni mortali, di un nutrito gruppo di squadre piccolo-borghesi che si dividono ciò che resta. A livello economico, a livello di trofei. E, soprattutto, si parla di quanto sia diventato complicato sovvertire queste gerarchie cristallizzate, di quanto sia diventata rara la vittoria di Davide contro Golia. Ecco, in questo senso l’Atalanta è una meravigliosa eccezione. A dimostrarlo ci sono i dati storici che abbiamo snocciolato nel promo paragrafo, fino ad arrivare al doppio successo in casa di una delle squadre più forti del mondo. E poi c’è anche il romanzo finanziario scritto dalla famiglia Percassi, un vero e proprio capolavoro imprenditoriale.

I nostalgici del calcio che fu, soprattutto quello degli anni Ottanta o Novanta, non fanno altro che ricordare le imprese del Genoa di Bagnoli – la prima squadra italiana capace di vincere ad Anfield in gare ufficiali – e/o del Torino di Mondonico, o ancora la mitica Sampdoria di Mantovani, Vialli e Mancini, il Parma di Tanzi imbottito di campioni. Ecco, ancora: l’Atalanta ha ripreso quelle storie di calcio e le ha trasportate – proprio fisicamente – nel nostro tempo. Anzi, a pensarci bene ha preso quei modelli e li ha addirittura migliorati: il Genoa di Bagnoli e il Torino di Mondonico scomparvero subito dopo che si esaurì il loro exploit; la Sampdoria si ridimensionò subito dopo la morte di Mantovani, del destino finanziario del Parma è meglio non parlare. L’Atalanta, invece, è lì da sette anni. Anzi: non è solo lì, piuttosto cresce con andamento continuo da sette anni. Cresce nei ricavi, nelle ambizioni, nei risultati. I più esigenti diranno che a Gasperini manca ancora un trofeo, ed è certamente vero. Ma intanto l’Atalanta 23/24 è vicina a disputare la seconda semifinale europea della sua storia – ecco un altro momento-nostalgia: i nerazzurri, nel 1987/88, militavano in Serie B vennero eliminati dal Malines a un passo dalla finale di Coppa delle Coppe – e può legittimamente aspirare al ritorno in Champions League e a giocare la terza (!) finale di Coppa Italia in cinque anni.

Potremmo scrivere – anzi: andrebbero scritti – ancora mille articoli sulla perfetta simbiosi tra Gasperini e l’Atalanta, sulla clamorosa crescita dei calciatori che hanno deciso di trasferirsi a Bergamo, quasi tutti, sull’impatto sempre devastante quinti di centrocampo, sulla valorizzazione dei trequartisti alle spalle delle punte, sulla difesa a tre con i braccetti che vanno sempre in proiezione offensiva, sul modello super-efficace attuato da chi lavora nel settore giovanile del club, sullo scouting, su uno stadio nuovo e di proprietà. In realtà tutto si può condensare in poche parole: il progetto dell’Atalanta funziona a meraviglia, è sostenibile ed è estremamente moderno. Al punto che la squadra bergamasca sta scrivendo una storia incredibile, lo sta facendo davanti ai nostri occhi e davanti agli occhi del mondo intero. Non a caso, viene da dire, Jürgen Klopp ha detto che «da anni Gasperini sta facendo un lavoro incredibile». E il bello è che queste parole le ha pronunciate alla vigilia dello 0-3 subito ad Anfield. Come dire: ora ne sarà ancora più convinto.

Quella dell’Atalanta, semplicemente, è una lezione di calcio a tutti i livelli. Una lezione che dura da anni, che ha conosciuto solo pochissimi (e fisiologici) intervalli, che sa rinnovarsi stagione dopo stagione. Che non ha eguali nella storia recente del calcio italiano – se consideriamo un bacino d’utenza molto inferiore a quello di Juventus, Inter, Milan, Roma e Napoli – e che in Europa ha pochissimi precedenti, soprattutto se guardiamo all’era contemporanea: forse solo il Villarreal ha avuto e ha la stessa continuità, e inoltre ha anche vinto un trofeo. L’ultimo step che manca all’Atalanta, ma ormai sembra solo questione di tempo.