Lo strepitoso impatto di Calhanoglu sullo scudetto dell’Inter

Ha segnato 13 gol, di cui dieci dal dischetto: meglio di lui solo Lothar Mattheus nella stagione 90/91.

È difficile non pensare a Hakan Calhanoglu come simbolo del ventesimo scudetto dell’Inter. E non perché sia diventato il perfetto “villain” calcistico per i tifosi del Milan, per le esultanze sotto la Curva Nord, per le frecciate alla sua vecchia squadra, per le dichiarazioni d’amore incondizionato alla squadra nerazzurra, per le lacrime versate dopo aver vinto il suo primo titolo nazionale. No, tutto questo c’entra fino a un certo punto. C’entrano i gol: questo è stato il vero upgrade garantito quest’anno da Calhanoglu, al primo anno come regista titolare indiscusso davanti alla difesa – l’addio di Brozovic ha “istituzionalizzato” l’esperimento avviato un anno fa in assenza del croato. La sua interpretazione del ruolo è stata sempre molto offensiva, e infatti i 13 gol realizzati in 30 gare di Serie A lo collocano al secondo posto dietro una grande leggenda interista: Lothar Mattheus, che nella stagione 1990/1991 arrivò a 16 reti in campionato e da allora è il centrocampista più prolifico della storia nerazzurra, naturalmente guardando alla singola stagione.

Per trovare un Calhanoglu altrettanto prolifico bisogna tornare indietro addirittura di undici anni: era la stagione 12/13, Hakan aveva soltanto 18 anni e veniva schierato interno di centrocampo o ala destra – a seconda delle partite — nel Karlsruher, squadra della Dritte Liga, la terza divisione della piramide calcistica tedesco. Nelle annate successive – tre vissute all’Amburgo, una al Leverkusen – Cahlanoglu non è mai andato oltre le undici marcature in campionato. Poi l’Italia: al Milan è arrivato a un passo dalla doppia cifra solo nella stagione 2019/20, fermandosi a nove reti in Serie A. Per il resto, si è fermato a sei, tre e quattro reti in gare di campionato.

Con quattro giornate ancora da giocare — senza niente in palio, per il puro gusto di ritoccare numeri e statistiche di un’annata pazzesca a livello personale e di squadra — Calhanoglu potrebbe ancora tentare di appropriarsi del record di Matthäus, che come detto dista solo tre reti. La doppietta al Torino ha confermato che, oltre alle abilità balistiche e alla capacità di inserimento senza palla, il centrocampista turco è l’indiscusso rigorista della squadra di Simone Inzaghi: siamo già a dieci trasformazioni su dieci tentativi in Serie A, a cui vanno aggiunti altri tre gol (su tre tiri) nelle altre competizioni. Dopo la gara contro i granata, Hakan ha raccontato come sono andate le cose prima del suo rigore: «Avrei voluto che lo tirasse Lautaro ma mi ha detto di no e lo ha lasciato a me». La rete segnata contro Milinkovic-Savic gli ha permesso di ritoccare anche un record piuttosto significativo: con 16 rigori consecutivi trasformati in gol, non sbaglia dagli undici metri dal giugno 2020, quella di Calhanoglu è la striscia più lunga nella storia della Serie A.